Pioggia di critiche per Tutino "Si poteva risparmiare la denuncia"
Indagati tre sindacalisti in conseguenza della querela del soprintendente del teatro Comunale per l'occupazione dei lavoratori. La Cisl: "Speriamo siano gli ultimi colpi di coda di chi, finito il mandato, cerca la riconferma"
E su Tutino piovono le polemiche dei sindacati e dei partiti. La notizia che tre sindacalisti sono indagati in seguito alla denuncia fatta dal soprintendente del Comunale (con tanto di foto scattate e allegate alla querela) per l'occupazione del teatro fa infuriare non solo la Cisl, ma tanto la Federazione per la sinistra in Regione quanto Lega e Udc.
"E allora ci denunci tutti", tuona la Cisl, coinvolgendo nella querela "anche tutti i sindacalisti e lavoratori che hanno partecipato agli oltre 90 giorni di presidio nel teatro" dato che quella iniziativa (avviata per protesta contro la riforma delle Fondazioni lirico-sinfoniche) fu presa in una assemblea unitaria da Cgil-Cisl-Uil e Fials. "Speriamo che questi - commenta il segretario Stefano Gregnanin - siano gli ultimi colpi di coda di chi, finito il proprio mandato, tenta disperatamente di giustificare una propria riconferma".
Di tono simile la reazione della Lega. Marco Tutino "poteva anche risparmiarsi" la denuncia, commenta Manes Bernardini, secondo cui "bisogna sapere gestire certi conflitti quando si ha un certo ruolo, e lui non lo ha mai saputo fare". Anche l'Udc è molto critica; il segretario provinciale Maria Cristina Marri esprime solidarietà "non solo ai lavoratori indagati, ma a tutti i sindacalisti e ai lavoratori che in modo unitario hanno deciso le azioni di protesta da attivare". E come la Cisl, chiede presto una sostituzione al vertice: "Questi reiterati e annosi momenti di tensione che possono aver provocato anche qualche comportamento sopra le righe richiedono un cambiamento essendo ormai evidente che è impossibile la ricucitura tra direzione del Teatro e dipendenti". In un aggettivo, per il consigliere regionale della Federazione per la sinistra Roberto Sconciaforni il comportamento del soprintendente Tutino è "intollerabile".
(27 luglio 2010)
GENOVA – Carlo Felice, il buco si allarga LA REPUBBLICA – Genova
DONATELLA ALFONSO SOLDI per gli stipendi fino a settembre o poco più, e per fortuna che ad agosto il Carlo Felice è chiuso, tutti vanno in ferie e, stipendi a parte, non ci sono spese extra. Mancano infatti altri dieci milioni alle casse del Teatro, oltre ai 15 milioni già certi di deficit. Colpa del fantasma del Fus, cioè del mancato versamento del contributo statale all´inizio dell´anno, pari a circa 11 milioni di euro; se, nonostante i tagli del decreto Bondi, davvero non arrivasse nulla entro la fine dell´anno, il rischio di tirare giù per sempre il sipario si farebbe reale. In attesa di sapere quale sarà il destino, infatti, c´è una certezza sola: che, a parte i soldi dei biglietti incassati, al Carlo Felice è arrivato finora solo un milione da Iride. Ma siccome 400 mila euro sono stati pignorati per cautelare il “rimborso” dovuto all´ex sovrintendente Gennaro Di Benedetto, così come previsto dalla prima sentenza sulla causa post-licenziamento – sulla quale peraltro la Fondazione intende presentare appello – nel borsellino sono a disposizione 600 mila euro: la vita di due mesi o poco più del Teatro e dei suoi dipendenti. E anche la scelta del nuovo direttore artistico – al di là del nome, che potrebbe essere quello di Cristina Ferrari, che tornerebbe quindi a ricoprire il ruolo toltole da Ferrazza – potrebbe slittare alla fine dell´anno. SOLO verso la fine dell´anno, infatti, il Teatro e i suoi vertici, a partire dalla sindaco Marta Vincenzi, presidente del Cda, sapranno se sia possibile pagarsi il “lusso” di un nuovo, congruo stipendio, perché il compenso di un direttore artistico di alto libello difficilmente sta sotto i 100 mila euro l´anno. Si può farne a meno, certo, e il sovrintendente Giovanni Pacor può gestire ad interim i due ruoli; ma ci vuole chiarezza. E non è ancora finita. Ogni esborso in più va comunque bloccato, si sono infatti detti a Teatro: a partire da quanto previsto da un altro, clamoroso contratto. Quello che, che, secondo indiscrezioni, sarebbe stato firmato nel marzo scorso da Ferrazza e Daniel Oren, per cinque nuove produzioni da realizzare tra il 2011 e il 2012, quindi oltre il vecchio contratto – ormai scaduto – e da pagarsi a 18.600 euro a rappresentazione. Quante ne dovrebbero essere messe in cartellone, per ognuna delle cinque opere? Sono queste, secondo le voci che si rincorrono, le pessime scoperte che il neosovrintendente e il suo direttore di staff, Renzo Fossati, hanno fatto “scavando”, come dichiarava la scorsa settimana Pacor a Repubblica, tra le carte lasciate dall´ex commissario Giuseppe Ferrazza, sulle quali lavorano anche i revisori della Deloitte, che dovrebbero concludere entro la fine di luglio il lavoro di revisione di spese e contratti. Proprio dalla gestione di Ferrazza, come ha dichiarato Marta Vincenzi appena due settimane fa, all´insediamento di Pacor, arrivano 4 milioni di euro di deficit in più degli undici di cui già si sapeva, e il problema già si presentava drammatico. L´ex commissario, dal canto suo, aveva parlato di tre milioni di euro mancanti, il che impediva di programmare qualsiasi cosa. Ma quale sia la vera situazione, al di là degli “scavi” di Pacor e Fossati, e delle analisi dei funzionari di Deloitte, è che il rischio di non riuscire ad andare avanti con il Teatro è adesso qualcosa di palpabile. Certo, c´è l´impegno di Riccardo Garrone, ci sono i contatti con altri, possibili soci privati: ma è pensabile che il Teatro possa fare a meno completamente del Fus, il Fondo unico dello spettacolo, cioè il contributo statale? Ovviamente no. Il timore vero che resta sullo sfondo e che riguarda Genova, ma non solo, è che si voglia arrivare a cancellare di fatto le Fondazioni liriche italiane, salvandone una minima parte, quella ritenuta più di spicco, dalla Scala all´Opera di Roma, al Conservatorio di Santa Cecilia, e lasciando gli altri ad arrangiarsi. Altro che una furtiva lacrima.
Ricevo dal sig.Valentino Salvini:
"CARISSIMO STINCHELLI , TI INFORMO CHE A CREMONA STANNO SUCCEDENDO COSE ASSURDE.
1 ) NON VOGLIONO INTITOLARE UNA VIA AL GRANDE ALDO PROTTI .
2) LA NUOVA AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE HA ABOLITO IL FESTIVAL LIRICO ESTIVO. DICONO CHE CI SONO TROPPE SPESE MA LA VIA A PROTTI NON COSTA NULLA! EPPURE FIN ORA NIENTE DA FARE. PUOI FARE UN'APPELLO ALLA BARCACCIA E SOLLECITARE GLI ORGANI POLITICI CREMONESI? GRAZIE!"
Rispondo:
Bologna, Genova, Cremona...Tre situazioni diverse ma tra loro speculari. Tre immagini di una Italia che desta vergogna. Invece di valorizzare ciò che ha di più bello e importante , getta alle ortiche tutto, in nome di non si sa quali altre priorità.
Il maestro Tutino farebbe meglio , ormai, a prenotarsi un Safari o un periodo di meditazione in zona tibetana. Contemplando le vette più alte del mondo potrà forse ripensare ai troppi errori commessi e alla propria incapacità.
A Genova il signor Ferrazza, precedente responsabile amministrativo del Teatro, ha fatto un pò di salti mortali, fin quando ha potuto, occultando buchi in bilancio e offrendo un'immagine facilona e rozza come manager e come Sovrintendente. Ora se ne pagano le conseguenze e sono gravissime. Molta responsabilità va anche ai sindacati che, pur sapendo da anni, hanno taciuto o hanno fatto finta di non vedere. In tempi di crisi non si può più contare su alcun altro fondo che non sia privato: a cosa servivano le Fondazioni se non a questo? Io mi auguro che zio Paperone esca fuori ma è assolutamente ridicolo che si debba, entro sabato, sperare in zio Paperone.
A Cremona farebbero bene a meditare su chi fu Aldo Protti e quanta Arte portò in giro per il mondo, vantandosi sempre- con orgoglio- di essere cremonese. Una strada è davvero il minimo.