IL PAESE DEL BEL CONTO
Lunedì 02 Agosto 2010 12:32

crollo

Il Carlo Felice nel baratro


chiuso per almeno un anno


31 luglio 2010


Il Carlo Felice è sull’orlo della più grave crisi dalla sua ricostruzione.

Questa mattina, al termine di una drammatica riunione del Consiglio d’amministrazione e dopo un incontro informativo con i sindacati, la presidente del Teatro, la sindaco Marta Vincenzi, con alcuni consiglieri (Riccardo Garrone, Mario Orlando, Ernesto Lavatelli) e con il general manager Furio Fossati (assente il sovrintendente Giovanni Pacor) ha chiarito la situazione del Teatro lirico genovese. «Allo stato attuale - ha dichiarato il primo cittadino - mancano 12 milioni per chiudere il bilancio del 2010. Sono a rischio gli stipendi da settembre e la sopravvivenza dello stesso Teatro».

                       marta_vincenzi

L’ammanco, messo in luce dallo studio fatto dalla ditta Deloitte incaricata nelle scorse settimana dal Consiglio d’amministrazione di chiarire l’esatta situazione patrimoniale e finanziaria della Fondazione, è più grave del previsto. «Il Consiglio d’amministrazione - ha detto Riccardo Garrone - si è trovato di fronte a una condizione finanziaria assai diversa da quella che era stata prospettata. La situazione patrimoniale rivela al 31 dicembre 2009 un deficit di 13 milioni che saliranno a 17 alla fine di quest’anno. Così non si può andare avanti».

Una delle soluzioni prospettate è la chiusura delle attività per il 2010 e la cassa integrazione in deroga dalla Regione. «Occorre rimborsare gli abbonati, in questo caso, delle quote relative agli spettacoli cancellati. Abbiamo calcolato - ha aggiunto Garrone - che se non si fanno gli spettacoli, anche tenendo conto dei rimborsi, si risparmia da un milione a un milione e mezzo».

«La cassa integrazione è una delle soluzioni prospettate - ha osservato la sindaco -; una decisione sarà presa nelle prossime settimane. Speriamo di trovare altre strade. Dipenderà molto da come la città farà sentire il proprio attaccamento al Teatro. C’è bisogno di una azione diversa, più energica. Una partecipazione più convinta, anche in termini di presenze paganti in teatro: oggi il 30 per cento degli spettatori entra gratis».

Una strada potrebbe essere anche quella di una collaborazione (ancora da cercare e concordare) con i dipendenti per una nuova forma produttiva: «In questo senso il Carlo Felice - ha detto Garrone - potrebbe aprire un nuovo corso, diventare un modello a livello nazionale».

                                             precipizio


Commento  di  Enrico Stinchelli:
Seguo  le  vicende  del Teatro Carlo Felice, praticamente dalla sua  ri-nascita.
Proprio  perché  seguo con attenzione,   la  mia  ratio , già  messa a  dura  prova  dai meccanismi  italiani non solo  teatrali , a  volte  si  rifiuta di credere a  ciò  che  legge  e  a  ciò  che mi viene  raccontato.  Certo  è  che  arrivare al punto in cui siamo, mi  pare assurdo e paradossale  nonché  criminale.
Possibile che nessuno voglia assumersi una  responsabilità  che sia  una? Io non metto in discussione la  buona fede  del  Sindaco, che avrà le sue gatte da pelare, ma  un  Sindaco  ha  tutto il  potere e il  dovere  di  PRETENDERE  dal commissario  preposto dal Ministero, alias  dott. Giuseppe Ferrazza ,  (per  quanto  egli  voglia  essere reticente) i libri contabili, chiari  e precisi. Ho  saputo  che  tale  commissario avrebbe  avuto un atteggiamento non solo  reticente  e  sbrigativo  ma  addirittura  ineducato  e arrogante, non solo  nei confronti del Sindaco ma...un pò  in generale.1256047743071_Giuseppe-Ferrazza Giuseppe Ferrazza
La  verità  è  che si  è  TOLLERATA  una  situazione del  genere, con la  carissima  Cristina  Ferrari, ex direttore  artistico del Carlo  Felice  (persona  preparata  e  competente)  trattata  da  Ferrazza  come  fosse  un'intrusa  o  una rompiscatole.
Quando all'arroganza  subentra  l'ineducazione,   si  attua  la  maniera  dura. Si  parla  con i  giornali, con le  TV, si  diffonde la  verità: allora  i  Ferrazza  &  C.  si  spaventano  e cambiano  marcia.  A'  la  guerre  comme  à  la  guerre, insegnano i  francesi.
Ora?  Ora  è  tardi, mi  pare. Non resta  che chiudere  e  sperare che si  formi  quella  'catena  di solidarietà'    cui  tutti  fanno  riferimento, come  appellandosi  alla manna  che  deve scendere dal  cielo.
Mi auguro  solo  che  non si  faccia  come al  San  Carlo  e  altri  teatri  , attuando la  politica del  taglio  sulla mera  riduzione  dei  titoli. Nessun teatro   va in deficit se non si produce  nulla: ma  nulla....è  nulla. A  che serve  tagliare  tre  titoli  se   con le  produzioni successive  si  ricomincia  a  spendere  da  capo?
La  verità  è  che per  salvare  i teatri  dai  baratri  in cui stanno  per  sprofondare  occorre  una politica  di risanamento "alla  base":  1)   produzioni  meno  costose, ben al  di sotto  dello standard   medio (basta  con i milioni  di  Euro  ad  allestimento: si  fissi un tetto ragionevole sui  500.000E  massimo  per   spettacolo)  2) cast  valutati  sull'effettivo valore  ARTISTICO  dei cantanti scritturati e non sui  ricatti  di  questo o  quell'agente,   3) valorizzazione dei  professionisti  IN LOCO, a  cominciare  dalle scuole di scenografia, basta  con appalti o  consulenze  esterne,   4) coproduzioni  vantaggiose  con teatri  dinamici, agili  (ve ne sono  in tutto  il  mondo),    5)  noleggi  di  scene  storiche  per  speciali  riesumazioni  (le  storiche tele del Parravicini,  gli spettacoli  di Visconti) , adeguatamente presentate come  tali alla  stampa  e al  pubblico.
Di idee  ve ne sarebbero a  iosa, ma fino a  che resterà  in piedi  "il balletto  delle poltrone"  le  idee  saranno le  solite: creare  deficit  perché  tanto....paga  Pantalone.
Non  ho nulla  contro  il  Sindaco di Genova e capisco  con  chi  ha  avuto a che fare. Ma  proprio  per  questo doveva  essere  più energico  e drastico, PRIMA.