R.Muti meditabondo...
Viene o non viene? La vicenda di Muti all'OPera di Roma come direttore musicale somiglia a quelle farces cocasses di Feydeau o , forse, alle nostrane commedie di Peppino De Filippo , del tipo "Il prof.Trombone" o "Non è vero ma ci credo".
Gli ingredienti ci sono tutti: l'annuncio grandioso ("Muti direttore musicale all'Opera di Roma"), l'evento in pompa magna ("Otello" all'Opera con Orchestra, Coro , solisti e Teatro tirati a lucido, compreso l'ottavino che suonava all'inpiedi!), il bataclan dei giornali e lo sventolìo dei flabelli, Bruno Vespa commosso e festeggiante, le dichiarazioni del Sindaco.
Le Roi Soleil
Il nuntio vobis magnum gaudium avviene ufficialmente il 21\08\2010
Riccardo Muti accetta direzione Opera Roma 21/08/2009 - 10:12
Il maestro Riccardo Muti ha accettato la direzione musicale dell'Opera di Roma. Ad annunciarlo, in serata, è stato il sindaco di Roma Gianni Alemanno dopo che stamani il Campidoglio aveva fatto sapere della disponibilità del maestro milanese a guidare l'ente lirico dal dicembre del 2010. (...)
In serata, ai microfoni de 'La Zanzara' su Radio 24, Alemanno ha sciolto ogni dubbio: "Oggi il maestro Muti ha accettato di fare il direttore del Teatro dell'Opera di Roma". (...) L'arrivo di Muti all'Opera di Roma è previsto dal dicembre del 2010 anche se la collaborazione inizierebbe da subito parallelamente alla direzione musicale dell'Orchestra sinfonica di Chicago. (...)
Adesso ci siamo: Muti avrà la direzione musicale.
Tutto a posto salvo....salvo il fatto che siamo in Italia e la commedia non può svolgersi in modo così lineare, così semplice.
Intanto scattano i licenziamenti e le assunzioni, per assicurare al Sovrano la luce abbagliante della propria corte: via la Fracci dal Corpo di Ballo (con conseguente semi-rissa tra la famosa étoile e il Sindaco Alemanno) ecco subentrare un vecchio amico, il fido Misha Van Hoecke.
La lite Fracci-Alemanno
Quando dirige il Maestro....
Via il consulente artistico Nicola Colabianchi, ecco scendere dalla nuvoletta un altro fido, Alessio Vlad. Via Sappino dall'Ufficio stampa ecco giungere il fido Filippo Arriva. Si comincia a parlare poi d'uno stratosferico cachet per le Roi Soleil delle bacchette, nientemeno che 2 milioni di Euro! Sarà vero? Possibile?
In tempi non sospetti, il 27\1\2010 pubblicavo questa nota su Facebook:
OPERA DI ROMA, PROPAGANDA e LUOGHI COMUNI
L'Opera di Roma è un teatro emblematico, sotto vari aspetti. E' il Teatro della Capitale, ha la seconda sovvenzione statale d'Italia, dopo il Teatro alla Scala; ha una tradizione gloriosa che, almeno fino a tutti gli anni 50 del secolo scorso, lo ha collocato tra i teatri più importanti del mondo. Come valore aggiunto c'è poi Roma, di per sé: una delle città più belle e amate del mondo. Eppure l'Opera di Roma, per varie ragioni legate soprattutto alla gestione amministrativa e alla eccessiva sindacalizzazione all'interno della sua struttura, non solo ha perso da tempo il suo primato ma si è progressivamente collocata in un limbo, direi in posizione defilata, ai margini del grande giro internazionale. Esiste poi una sorta di moda, di luogo comune: parlar male dell'Opera di Roma. E' qualcosa di gergale, di abitudinario, sfruttato ad arte da certa stampa interessata a denigrare questa o quella gestione,a seconda dei propri interessi personali e delle indicazioni date dalle varie consorterie. Ora, per esempio, si attende l'arrivo di Riccardo Muti come una sorta di Messia: non a caso tra i prossimi titoli diretti dal Maeschhtre abbiamo il “Mosé” di Rossini, quanto mai significativo a indicare un salvatore della patria portato dalle acque. Muti scenderebbe giù dal suo Empireo come il Deus ex machina di tante opere seicentesche, la sua bacchetta magica (la verga di Mosé) placherà ogni tempesta e darà lustro e gloria imperitura al “malconcio” Teatro. Il sindaco di Roma, Alemanno, aveva nominato un suo consulente artistico di fiducia nella persona del M.o Nicola Colabianchi, attaccato duramente dalla stampa , prima ancora che potesse muovere un dito. La sua programmazione , leggo dal 'Corriere della sera' , sarebbe inqualificabile, dissennata e occorre porvi rimedio al più presto. Ma le cose stanno realmente così? Ecco qualche dato che potrebbe illuminare più di qualche mente ottenebrata dalla propaganda:
Per la prima volta dopo oltre un decennio l'Opera di Roma ha registrato un aumento del 10% degli abbonati dovuto esclusivamente alle scelte effettuate nella programmazione che ha riportato titoli un tempo popolari e che in alcuni casi, come in quello del Mefistofele assente da 50 anni, mancanti da decenni sulle scene del Costanzi.
La stagione 2010 è costata il 25% in meno di quella del 2009, con un risparmio di quasi 2 milioni di euro. La stagione 2010 ha aumentato il numero delle produzioni d’opera nell’anno solare, per la prima volta da decenni, portandole da sette a otto senza ridurre le produzioni di balletto. Successivamente la scelta del m° Muti di inaugurare la prossima stagione 2010/11 in dicembre invece che nel gennaio successivo, ha fatto sì che l’ultimo titolo del 2010 divenisse il primo dell’11. Di fatto, però nell’anno solare 2010 ci saranno 8 titoli invece di 7 (con due inaugurazioni: Falstaff in gennaio e Mosé in dicembre). La ricostruzione delle scene della Tosca di Höhenstein (quelle della prima esecuzione storica del 14 gennaio 1900) sarebbe costata meno di 100.000 euro e si sarebbe ripagata in meno di un anno, considerando la grande richiesta di noleggio che viene dai teatri di tutto il mondo per queste scene di importanza storica. Inoltre tali scene consentivano al teatro di disporre di un allestimento agile da poter inserire nella programmazione con tempi ridottissimi di montaggio e smontaggio. Non si dimentichi che Tosca è l’opera romana per eccellenza e dovrebbe essere programmata con una certa frequenza per soddisfare le incessanti richieste del pubblico. (il nuovo direttore artistico, Alessio Vlad , esplicitamente voluto dal Maestro Muti, ha annullato la ricostruzione di tali scene riproponendo l’allestimento di quelle esistenti che sono in condizioni pessime, parzialmente incomplete, scolorite e lacerate, ma soprattutto non più noleggiabili). Il Mefistofele doveva essere proposto nell’allestimento storico di Camillo Parravicini che sarebbe costato qualche decina di migliaia di euro perché noleggiato da una ditta romana che lo possiede. Considerando che non viene allestito da 50 anni, nessuno o quasi lo conosce. Si opterà (su indicazione di Vlad) per una scena fissa con la proiezione di bozzetti che avrà grosso modo gli stessi costi ma un fascino ed una suggestione infinitamente inferiori alle scene originali. La stagione 2009, che si presentava come innovativa, modernista ed internazionalista, ha avuto esiti disastrosi dal punto di vista della risposta del pubblico e dello sbigliettamento. Alcuni dati: Aida, regia di B. Wilson 11.000 presenze (compresi gli abbonati) su 1.600 posti per 10 recite cioè 16.000 posti disponibili (si ricordi che era il titolo di inaugurazione!); Pélleas e t Mélisande (la sola coproduzione delle scene è costata 200.000€) ha venduto meno di 6000 biglietti per 7 recite! Grand Macabre ha venduto poco più di 2500 biglietti per una disponibilità totale di 8.000 posti (costo delle scene analogo al Pélleas); Iphigénie en Aulide, pur diretta dal sommo Maestro, ha visto solo 8000 presenze per una disponibilità di 11.200 posti.
Io non ho mai creduto ai luoghi comuni e alla propaganda. Guardo ai fatti. Il nuovo dittico Muti-Vlad entra all'Opera di Roma promettendo meraviglie. Staremo a vedere. Dimenticando, almeno per adesso, un ventennio scaligero non propriamente adamantino e ancora denso di misteri irrisolti.
Arriviamo a oggi. Cosa leggiamo?
Roma, 4\10\2010
No di Riccardo Muti all'Opera di Roma Il Pd: per Alemanno ennesimo rifiuto
Il maestro avrebbe chiesto un compenso di 2 milioni di euro Il sindaco: mercoledì renderemo noto il suo ruolo
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ROMA (4 ottobre) - La richiesta di un compenso economico troppo alto e un quadro politico-normativo che non tranquillizza: sarebbero questi i motivi, a quanto si apprende, per il no del maestro Riccardo Muti alla direzione del Teatro dell'Opera di Roma. Il maestro, infatti - secondo indiscrezioni che non trovano conferma nel suo entourage - avrebbe chiesto un compenso di 2 milioni di euro, ancora richiesta non accettata.
Inoltre, a quanto pare, non se la sarebbe sentita di assumere la direzione di un teatro in un momento in cui il quadro normativa non è dei più rassicuranti, soprattutto dopo l'approvazione della legge Bondi sulle fondazioni liriche: una situazione troppo incerta che il maestro ha preferito evitare. A questo punto, però, la situazione mostra un Teatro dell'Opera nel quale Muti ha già indicato il direttore artistico Vlad e il direttore del corpo di ballo.
«Non ci sono novità rispetto a quello che abbiamo sempre detto. Adesso si tratta di continuare a lavorare con Muti. Il 6 ottobre faremo una conferenza stampa e indicheremo il livello e il grado di coinvolgimento del maestro con il Teatro dell'Opera», ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a chi lo interpella su una possibile rinuncia di Muti alla direzione del Teatro dell'Opera di Roma. (...)
«È da un anno che Alemanno, a parole, si vende questo accordo con Muti - ha affermato Paolo Masini, consigliere del Pd al comune di Roma -. Ma qual è la verità? Muti ha rinunciato? Ci troveremmo di fronte all'ennesimo rifiuto di una grande personalità alle proposte del sindaco di Roma. Un vero e proprio smacco, dopo la sconfitta sui pedaggi del Gra e la ridicola cena che organizzerà con quel Bossi che insulta Roma, che fa capire di quanta poca autorevolezza goda ormai il primo cittadino della Capitale».
Peppino aveva capito tutto!
La commedia va ovviamente avanti ed ecco le reazioni degli oppositori politici all'incauto Sindaco:
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04/10/2010 | ore 17.30 »
(Adnkronos) - Questo commissariamento - hanno continuato Umberto Marroni e Giulio Pelonzi - ha prodotto una diminuzione degli spettacoli in cartellone sia in termini qualitativi che quantitativi. Dal punto di vista economico, nonostante il conferimento patrimoniale alla Fondazione Teatro dell'Opera del complesso immobiliare del Teatro Nazionale per un valore di circa 13 milioni di euro, approvata dal Consiglio comunale lo scorso 20 maggio, e nonostante gli stanziamenti assegnati nell'attuale bilancio comunale, il deficit non e' venuto meno, anzi e' aumentato sensibilmente''.
''Siamo fortemente preoccupati per i lavoratori che vedono un orizzonte incerto e per l'immagine di Roma Capitale nel mondo. Chiediamo sindaco e all'assessore Croppi di riferire in aula sulla situazione del Teatro dell'Opera, visto l'ottimismo manifestato dopo le vicende del decreto Bondi. Riteniamo indispensabile - hanno concluso il capogruppo del Pd Umberto Marroni e il vicepresidente della Commissione Cultura Giulio Pelonzi - la creazione di un tavolo istituzionale che operi una razionalizzazione delle fondazioni, societa' e istituzioni partecipate dal Comune di Roma che operano nel settore cultura''.
Intanto, il 3 dicembre Muti salirà sul podio dell'Opera di Roma per dirigere da par suo il "Moise et Pharaon" di Rossini, e mi piace immaginarlo come Charlton Heston nel famoso kolossal cinematografico, pronto ad agitare la magica verga e a spartire le acque del Mar Rosso.
Come si dice nel II atto di Bohème: " La commedia è stupenda!".
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