Maurizio Costanzo scrive su "Mettiamoci All'Opera"
Lunedì 08 Febbraio 2010 15:09

Di Maurizio Costanzo da "Il MESSAGGERO" , Martedì 12 Gennaio 2010


IL 2 gennaio su Raiuno in prima serata è andata in onda la seconda e ultima puntata di “Mettiamoci all’opera”, un curioso programma dove otto giovani cantanti lirici si confrontano con romanze d’opera ma anche con canzoni napoletane e canzoni da musical. Rimangono in gara quattro e poi, l’inesorabile eliminazione sino al vincitore. Ha condotto bene Fabrizio Frizzi e a votare i giovani cantanti sono stati un gruppo di spettatori presenti e una deliziosa giuria formata da Enrico Stinchelli, critico musicale e regista, un tenore del quale mi sfugge il nome, Orietta Berti e una impareggiabile Katia Ricciarelli.

Qualche piccolo intermezzo comico con Lillo e Greg e con Francesco Salvi e in più pochi minuti di un balletto moderno. Perché ritengo questo un programma importante (al di là di aver fatto più di 4 milioni di spettatori di media e il 22% di share)? Perché è stato promozionale per la lirica, che è un grande vanto italiano ma ce ne dimentichiamo sempre, e poi ha ricordato che non è vero che dinanzi a uno spettacolo di musica colta e non solo, il pubblico scappa inorridito. Chi scrive non è un melomane ma è rimasto fino alla fine gradevolmente impressionato dai giovani cantanti e anche dalla gara con le estroversioni della giuria che peraltro era composta, ripeto, di competenti. Quella sera ha vinto un tenore napoletano di 25 anni ed è arrivata seconda una soprano russa, con una gran bella voce e gran bella presenza. Questo tenore venticinquenne era piacevole perché pur essendo dotato vocalmente aveva nel viso e nei movimenti i suoi 25 anni, quindi nulla di quello che di un po’ tronfio, un po’ pesante, un po’ convenzionale hanno spesso i tenori. Più volte, Katia Ricciarelli ha detto ai suoi compagni di giuria “Ah, i tenori … se non esistessero bisognerebbe inventarli”. Una grande soprano come lei ha avuto a che fare e molto con i tenori. Mi auguro che il Direttore di Raiuno, Mauro Mazza, voglia andare avanti su questa strada dimostrando che non è impossibile correre dietro alla qualità. Se si ritiene che la chiave di tutto deve essere la risata, bisogna anche tener presente quanto è difficile far ridere in maniera intelligente e come sia spesso impossibile abbinare qualità e risata. La presenza dei canali digitali dovrebbe indurre a sperare bene.
In quegli stessi giorni l’ottimo Vincenzo Mollica ha consegnato uno Speciale Tg1 su Fiorello che ha parlato della sua carriera Rai. Bella roba, ottima direi, a patto che Rosario Fiorello non faccia lo scettico cinquantenne che quel che ha dato. Troppo deve dare ancora. Mi dia retta.