ADDIO A SALVATORE LICITRA, EREDE DI NESSUNO! |
Lunedì 05 Settembre 2011 20:04 |
Il quadro clinico, drammatico fin dopo l'incidente, non lasciava margine che al miracolo e purtroppo il miracolo, stavolta, non è avvenuto. Salvatore Licitra è ora nel Paradiso degli Artisti e voglio immaginarlo sorridente accanto a Di Stefano, come in una foto di qualche anno fa, quando cantò per la prima volta in Sicilia, a Taormina, con la regìa di Tosca firmata dal grande Pippo. I giornali si ostinano a ripetere il facile refrain “erede di Pavarotti” , quando l'eredità di Pavarotti mi pare siastata già contesa da almeno due vedove e una serie di pretendenti. No, Salvatore non è stato l'erede di nessuno e a sua volta non avrà eredi. Con Di Stefano ha condiviso le origini siciliane, la spontaneità, il Sole nella voce e un fenomenale istinto artistico, che lo ha proiettato nel mondo dell'Opera come una bomba. Io l'ho seguito fin dal suo storico debutto a Verona in Ballo in maschera, quando Daniel Oren (uno dei pochi direttori d'orchestra amanti delle Voci e del Canto) fiutò il grande talento e decise di lanciarlo nel grande giro, nonostante lo studio non ancora perfezionato e lo scarso repertorio . In camerino, dopo la recita, trovai un ragazzo dagli occhi brillanti e dalla cordialità contagiosa, che ammetteva senza infingimenti di conoscere a malapena l'opera del suo debutto, così...era la sua prima intervista importante. Ricordo anche che a cena, dopo la recita, mi presentò suo fratello e si parlò più di moto che di Opera: aveva una grande passione per le due ruote e sembra incredibile che sia stata una Vespa a tradirlo in modo così infame. Salvatore Licitra è stato il tipico esempio di come nell'Opera non occorra soltanto la Voce (e ne aveva tanta, e bella!) ma soprattutto il carattere, la tempra del grande protagonista. Mosso da un istinto infallibile, che riusciva a mascherare persino le inevitabili mende tecniche (e CHI non ne ha?) , Salvatore ha inanellato una serie di trionfi sempre a livello altissimo: dalla Forza del destino con Muti alla Scala alla storica sostituzione di Pavarotti in Tosca al Met, arrivando all'ultima inaugurazione scaligera (dopo successi planetarii) con una Cavalleria rusticana in cui riuscii a emergere su tutti nonostante l'indicibile bruttezza dello spettacolo e della direzione d'orchestra. In un momento davvero tragico per la corda tenorile, l'Opera lirica viene a perdere una colonna portante e tutti noi che lo abbiamo conosciuto, lavorando al suo fianco, perdiamo un amico insostituibile, un Tenore dalla voce e dal cuore d'oro.
G.Di Stefano, E.Stinchelli,S.Licitra |