Verona: Tenore prende a sberle il direttore d´orchestra
da l'Arena di Verona, 15/03/2012:
Francesco Anile durante un’esibizione. Dopo la lite al Filarmonico, il tenore si è dimesso
Avrebbe dovuto entrare in scena domani, nell´Iris di Mascagni in programma al Filarmonico. Francesco Anile, una delle più belle voci italiane, tenore di Polistena, martedì ha inviato una lettera al sovraintendente della Fondazione Arena nella quale formalizza le sue dimissioni «con motivazioni personali». E non vestirà i panni di Osaka che nell´opera scritta da Luigi Illica, librettista di testi come La Bohème e Andrea Chénier, rapisce la giovane Iris. Una lettera di dimissioni che arriva a poche ore da uno screzio tra Anile e il direttore d´orchestra, Gianluca Martinenghi nel corso del quale il tenore, ha perso il controllo e ha rifilato alcuni ceffoni al maestro. Nei giorni precedenti Anile pare avesse accusato un leggero malessere ma la sua presenza non era stata messa in dubbio, E, stando alle scarse notizie trapelate, martedì era truccato e vestito per andare in scena, era prevista una delle prove generali ma pare che poco prima di fare il suo ingresso sul palcoscenico Francesco Anile sia stato informato che al suo posto avrebbe provato Sung Kyu Park, il tenore giapponese che si sarebbe alternato nei panni dell´anziano (sic!!!?) Osaka. Sta di fatto che dopo la reazione scomposta il tenore ha lasciato Verona, ha fatto pervenire sia la lettera di dimissioni al sovrintendente Girondini sia una missiva di scuse al direttore d´orchestra. Di più non è dato sapere, il tenore che ha calcato le scene dei principali teatri d´opera in Italia e nel mondo, si è chiuso nel silenzio e anche il suo agente, Paolo Barbacini, non rilascia alcun commento. Lo fa un consigliere del cda, Giorgio Benati, «Ho saputo dell´abbandono del tenore scritturato per l´opera Iris al Filarmonico e questo a soli due giorni dall´andata in scena. È un fatto inusale e sempre grave per l´immagine di un teatro serio, ora andrà in scena il tenore del secondo cast. Mi chiedo se non si poteva gestire artisticamente meglio e con largo anticipo il problema e se c´era il direttore artistico in teatro. Auguriamoci che tutto vada per il meglio».F.M.
L'articolo contiene due errori, uno meno grave (l'"anziano" Osaka...ma
dove?!) uno più grave perchè è una inesattezza da parte di un addetto ai
lavori, Giorgio Benati, che ben conosce il teatro e le sue vicende interne,
quando dice "E' un fatto inusuale". Non è inusuale affatto, diciamo pure
che di fatti analoghi ne sono capitati fin dai primordi del Melodramma,
genere in cui tanti personaggi diversi tra loro sono coinvolti e tante tensioni
si creano di continuo, tra questo quello e quell'altro ancora.
I primi tafferugli nacquero tra compositori, quando questi partecipavano
attivamente alla realizzazione delle proprie opere, sedendo al cembalo e
concertando . Ne sa qualcosa Haendel, che rischiò la vita a seguito di una
furiosa lite con il collega Johann Mattheson, la cui affilatissima spada
andò a cozzare contro un provvidenziale bottone metallico . Nel frattempo ,
non esistendo ancora i tenori come protagonisti degli spettacoli barocchi,
furono castrati e primedonne a darsele di santa ragione. Ciò accadeva
addirittura in scena, come nel famoso caso dell'"Astianatte" di Bononcini nel
1774, in cui si presero a calci e a male parole le due rivali, i soprani
Faustina Bordoni-Hasse e Francesca Cuzzoni, incautamente scritturate
assieme. Mai allineare troppi "galli" nello stesso pollaio.
Il caso avvenuto a Verona in questi giorni fa parte della vita teatrale,
composta da animi esacerbati, nevrosi, dispetti e spesso da temperamenti
fortemente "melodrammatici". Come dimenticare la furibonda Adriana
Lecouvreur di Napoli, in cui Nunzio Todisco insultò pubblicamente Raina
Kabaivanska, rea di aver voluto iniziare lo spettacolo in orario perfetto, dopo
che il tenore indisposto aveva chiesto la cortesia di una piccola deroga.
L'epiteto più cordiale fu "vecchia gallina" ...declamato durante un piccolo
comizio a sipario chiuso, di fronte al pubblico per metà allibito per metà
divertito.
Come dimenticare il ceffone rimediato dall'augusta guancia di Carlos
Kleiber, da parte di un esasperato Renato Bruson dopo il terzo atto di Otello
alla Scala. Il celebre baritono, narrano i testimoni oculari, venne provocato
dalle tante critiche del maestro, esposte man mano nel corso della
rappresentazione come un vorticoso crescendo rossiniano.
Lo stesso baritono Taddei (come si nota, non sono solo i tenori a perdere
la pazienza) schiacciò contro il muro un tremebondo De Sabata, colpevole
di avergli negato la prima di Falstaff a Londra a dispetto, per scritturare il
rivale Gino Bechi. Non solo lo affrontò in tal modo ma, in segno di profondo
sdegno, gli disfece anche il cravattino!
Si era nel 1950, in tempi più recenti la stessa sorte toccò a Janos Acs,
preso a schiaffoni dal baritono Mastromei dopo una Tosca, e addirittura al
Maestro par excellence, Riccardo Muti, preso a male parole e spintonato
dal focoso tenore Roberto Alagna, giunto in difesa della moglie, Angela
Gheorghiu, precedentemente redarguita dal direttore d'orchestra per una
ripetuta serie di errori musicali.
Io stesso , regista dello spettacolo, fui testimone oculare della lite "in
diretta" tra il tenore Bonisolli e il direttore d'orchestra De Sessa, a tre
minuti dalla fine di una "Cavalleria rusticana" a Taormina, rimasta per ciò
memorabile. "Pure l'aria mi fai sbagliare, ma vai a quel paese!" urlò
Bonisolli al malcapitato maestro, rimediando le urla e i rimproveri di circa
6000 persone assiepate presso il Teatro Greco. Non contento e ormai fuori
di sé...indirizzò al pubblico un bel paio di corna e fu il delirio.
Uscimmo,scortati dalla polizia, alle 3 di notte dal Teatro, assediato dai più
facinorosi tra gli spettatori.
F.Bonisolli
La lista è lunga e si potrebbe continuare all'infinito, ricordando che gli
stessi direttori d'orchestra , rappresentati dal sanguigno Gelmetti, ebbero
una loro rivincita in occasione della rissa tra lo stesso e il regista De
Ana, che finì all'ospedale con una piccola lesione al collo. Il tutto...per un
problema di prove troppo lunghe.
Dalle indagini che ho potuto espletare e dalle informazioni raccolte il caso
veronese balzato agli onori della cronaca ha visto la piena responsabilità
del direttore artistico, Gavazzeni, che ha lasciato degenerare la situazione
in corso d'opera assentandosi e non dando alcuna spiegazione e
dall'atteggiamento del direttore d'orchestra, entrambi
d'accordo nel protestare il tenore previsto per l'Iris, Francesco Anile, in
favore del secondo tenore coreano, rappresentati dalla medesima
agenzia. La protesta è certamente lecita ma purché si segua un preciso
protocollo:avvertendo l'artista,motivando la decisione per iscritto e infine
procedendo ufficialmente alla sua sostituzione. Nel caso specifico, si è
giunti alla prova generale senza che al tenore fosse stato comunicato
nulla e per di più , quando si era già truccato, la comunicazione veniva
effettuata dal direttore di scena. A questo punto sono volate le sberle, che
in molti hanno giudicato...sacrosante. Tanto più che il tenore Anile è
noto nell'ambiente come persona di rara pacatezza e bonarietà.
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