RAIUNO: CENERENTOLA di Verdone...FAMOLA STRANA! |
Domenica 03 Giugno 2012 23:03 |
La prima considerazione che va fatta dopo la prima parte della “Cenerentola” firmata Verdone\Andermann su RaiUno, è che l'Opera torna miracolosamente in prima serata , pagando però il prezzo degli ultimi vent'anni di Tv spazzatura. Il tragico lavacro dei vari Grandi Fratelli, Isole dei Famosi, ma aggiungerei gli osceni talk-shows del pomeriggio (Venier & C.) , i “Morta a Morta” serali, i notiziari ferali dai quali siamo bombardati quotidianamente e direi al minuto secondo, per tacere di molte altre cose, tutto ciò ha prodotto una sorta di passaggio obbligato per la cara, vecchia, obsoleta opera lirica, anche un capolavoro eterno come la Cenerentola di Rossini.
Il primo pegno da pagare è il sacrificio dei recitativi e i tagli operati sulla partitura...Poco male, si dirà: chi conosce la Cenerentola? Forse il 2 o il 5% , se va bene, di coloro che formeranno lo share di questo spettacolo. Sarà bene dire agli altri che questa che abbiamo visto oggi e che forse vedremo domani non è esattamente la Cenerentola di Rossini ma un rifacimento ad usum Verdone, con la benedizione di Gelmetti e Gossett pronti ad abbassare la guardia (per non dire le brache) non appena si odono le lusinghe delle sirene di RaiUno. Un altro pegno da pagare è la confezione (scene e regìa) ,a metà strada tra Biblioteca di Studio Uno (le mitiche parodìe del Quartetto Cetra che 50 anni fa erano dei capolavori), i feuilletons di Anton Giulio Majano , strizzando l'occhio a “Fantasia” di Walt Disney per l'uso dei cartoni animati, tuttavia piuttosto cupi e verdastri (perchè??) . Verdone, come tutti i cineasti, teme l'Opera e viene bloccato dai tempi precisi e totalmente diversi da quelli di un film:opta così per uno svolgimento corretto e prudente, puntando sulla giovane baldanza dei protagonisti e sulla magnificenza della musica di Rossini, che è già una regìa di per sé. Ma è proprio questa prudenza che rende la Cenerentola di Verdone un fantasma, rispetto al capolavoro realizzato anni e anni prima da Jean Pierre Ponnelle, un perfetto meccanismo a orologerìa interamente svolto all'interno della partitura e non 'a commento' della stessa. I cantanti mi paiono tutti molto bravi, chi più chi meno. La protagonista, Lena Belkina, finora perfetta sconosciuta, è un po' imbambolata, con gli occhi perennemente sbarrati, più Despina che Cenerentola, ma è molto carina e offre primi piani deliziosi, come nella scena in cui si smaschera durante la festa da ballo. L a voce, per quel che conta in una operazione come questa, non è inappuntabile: bella di colore ma a tratti diseguale nell'emissione, poco intonata nei passaggi più scoperti, un po' stridula sugli acuti. Ma sono notazioni da vociomane: in Tv è una Dea che sta cantando. Trovo sublime Lorenzo Regazzo come Alidoro, le sue espressioni e la perfetta vocalità ne fanno un vero protagonista. Ottimo Lepore che rimpiazza il leggendario Babau come Don Magnifico: un cantante preciso e corretto come pochi, brioso ma senz a mai risultare sguaiato. Simone Alberghini è un po' troppo serioso come Dandini e anche lui prudente oltre misura nell'aria d'entrata, ma non è una situazione facile per chi è abituato al teatro. Perfette le sorellastre, che ascriverei tra i migliori elementi del cast. Simpatico e bonaccione il tenore,Rocha, che supera molto bene le asperità acute della parte ma con una vocina nasaleggiante a tratti un po' querula, usata però con grande eleganza e senso dello stile. Verdone lo trucca lasciandogli la sua barba ispida da licantropo, con lunghi peli che scendono giù per il collo....per il principe si invoca un taglio diverso. Gelmetti sguazza in Rossini come un pesce allegro e scanzonato, si diverte e lo si avverte benissimo . L'orchestra e il Coro rispondono bene alla brillante concertazione, sebbene con qualche svarione qua e là di cui non si accorge nessuno. L'idea, infine, di continuare sul filone “nei luoghi e nelle ore” fingendo la diretta (smaccatamente sbugiardata dal playback della protagonista , che toppa un'entrata, e dal montaggio) mi pare giunta al capolinea: solo a tratti Verdone sfrutta la meravigliosa location torinese e ci si sofferma piuttosto su interni che potrebbero essere realizzati comodamente a Cinecittà. Con Tosca si capisce, forse anche con Traviata...ma con Cenerentola il gioco non vale la candela, e Torino vale allora la Reggia di Caserta o altri luoghi consimili.
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