DON GIOVANNI all'ARENA DI VERONA, audaces fortuna juvat
Lunedì 25 Giugno 2012 08:57

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L'Arena di Verona è oggi sicuramente il più rappresentativo teatro d'opera italiano al mondo. Finito il primato della Scala, che ha perso la sua visibilità da tempo e parzialmente anche la sua credibilità in quanto a scelte artistiche, dopo una impressionante serie di 'flop', Verona ha saggiamente condotto una campagna mediatica lenta e progressiva, puntando sulla classicità degli allestimenti e su titoli nuovi, svincolati dalle immancabili Aide, Nabucchi e Carmen. L'aver aperto la stagione 2012 con il 'Don Giovanni di Mozart è apparso come un azzardo e non pochi , prima di questo evento, vaneggiavano di arena vuota e poco interessata. Così non è stato e Verona si è presentata all'appuntamento mozartiano gremita, in ogni ordine di posti, così come era già avvenuto con l'audace 'Roméo et Juliette' di Gounod , lo scorso anno.

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L'allestimento di Zeffirelli, grande mentore delle stagioni areniane, è di quelli che non si dimenticano, come tante scenografie dello 'storico' regista: una immensa facciata di palazzo sivigliano, ricchissima di dettagli architettonici, meravigliosamente disegnata e realizzata, domina la scena per tutta l'opera. Con un sapiente gioco di luci, si passa dal giorno alla notte, da un'affollata festa per le nozze tra Zerlina e Masetto a un tetro e pauroso cimitero e infine all'inferno, con l'apparizione della statua e la dannazione di Don Giovanni. Le luci, calde, avvolgenti, perfette volute da Zeffirelli  con  il  light designer  Paolo Mazzon  sono la chiave di tutto lo spettacolo e lo raccontano con incredibile sagacia, assai più della regìa vera e propria, affidata alle iniziative personali degli interpreti .

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Nel cast brilla la Donna Elvira della Giannattasio, vocalità limpida e sonora, che aggiunge alla bellissima voce una figura agile e nobilissima, assoluta dominatrice della scena. Il protagonista è Ildebrando D'Arcangelo, che ha dalla sua un magnifico colore e il pieno possesso dello stile mozartiano ma che, stranamente, appare spesso un po' defilato, come nascosto tra gli altri e mai deciso e autorevole Deus ex machina.Lo stesso trucco, a  metà  strada  tra  Don Basilio e  Monna  Lisa,  non ha  giovato alla  realizzazione  compiuta  di  Don Giovanni.

Meno dotato vocalmente ma più istrione, esce meglio Bruno De Simone come Leporello, che sopperisce al non bel timbro e alla povertà del registro grave con una verve scenica e un fraseggio assolutamente encomiabili.

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Saimur Pirgu è un elegantissimo e prudente Don Ottavio, una figura giovanile stavolta, contro il cliché visto e rivisto del Don Ottavio anziano. La voce è morbida, la dizione ottima, buona l'agilità e la tenuta dei fiati nella tremenda aria “Il mio tesoro” , tuttavia una maggior libertà e direi anche un maggior sostegno sul fiato gioveranno non poco alle recite successive, eliminando un certo senso di “gola stretta” che pur si è avvertito nel corso dell'opera.

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Sia Donna Anna, Anna Samuil, sia Zerlina, Géraldine Chauvet, accusavano varie problematiche: la prima, in difficoltà sulla zona acuta, spesso gridata, la seconda non sicurissima musicalmente, con un clamoroso svarione in “Batti batti bel Masetto” , non accettabile per una occasione importante come questa.

Bene il Masetto di Vincenzo Taormina e il tonante Paata Burchuladze come Commendatore, anche se la pronuncia di quest'ultimo appare a tutt'oggi ostrogota.

Daniel Oren non ha potuto svolgere molte prove , causa precedenti impegni e altre ragioni contingenti e questo è un grave handicap, soprattutto per Mozart. In questi casi si ha una sola possibilità: cercare di portare in salvo la nave, senza cercare inutili effetti o stravaganti concertazioni. Sarebbe una buona regola SEMPRE, ma oggi qualsiasi direttore, sia d'esperienza o giovanissimo, cerca sempre di dirigere il “suo” Don Giovanni e quasi mai quello di Mozart, che pure è scritto a chiare note. Oren ha quindi seguito con la consueta attenzione i cantanti, aiutandoli dove e quando gli è stato possibile: il risultato è stato più che soddisfacente, anche se perfettibile durante le repliche.

Fastosi ed elegantissimi di costumi di Maurizio Millenotti, abbiamo detto splendide le luci di Paolo Mazzon, funzionale la coreografia di Maria Grazia Garofoli.

Il pubblico ha decretato un trionfo assoluto e Zeffirelli, portato in scena sulla sedia a rotelle, si è alzato tra le ovazioni facendo quasi gridare al miracolo. Scena commovente, pensando alla lunga carriera del grande Franco e alla straordinaria parabola storica da lui rapprresentata, partendo dall'Era Visconti e arrivando ai nostri giorni.

 

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