MICROFONI ALL'OPERA DI ROMA:CI RISIAMO! |
Mercoledì 17 Marzo 2010 08:50 |
Mefistofele torna all'Opera di Roma dopo 50 anni e assieme al buon diavolaccio creato da Arrigo Boito arrivano anche i microfoni, pronti ad amplificare a dovere le voci in sala. Siamo stati tra i primi a denunciare apertamente questo “tecnologico misfatto” , presagendo anche che il virus microfonico si sarebbe diffuso a macchia d'olio. La cosa era evidentissima fin dal Prologo dell'opera, ieri sera. Le voci del Coro, schierato lungo tutto il palcoscenico, provenivano amplificate sia dal lato destro che dal sinistro della sala, mentre l'orchestra aveva il suo solito impatto sonoro, decisamente al di sotto. I solisti, soprattutto il basso protagonista e il tenore (rispettivamente Orlin Anastassov e Stuart Neil) cantavano perennemente collocati sui punti “x” quelli di massima risonanza, così che gli acuti di “Dai campi , dai prati” , della Ballata del fischio e delle tante, complesse frasi previste dall'autore, risuonassero poderosi e tonitruanti, tali da stupire il pubblico ma non le nostre sensibili e attente orecchie. Durante l'intervallo abbiamo controllato la provenienza di questa valanga di suono: nei palchi di barcaccia (guarda caso!!!) , del I ordine e del III ordine, sia a destra che a sinistra, ecco delle magnifiche casse Bose (della premiata omonima ditta) , con un bel cavo che perfora la parete antica e gloriosa dei palchi stessi (orrore!) per raggiungere la zona 'calda' del palcoscenico e collegarsi a.....cosa?....Strano...dalla sala non si vedeva nulla, non un microfonino panoramico, non un cavo....possibile? Poi, terminata l'opera, a luci accese il caso giunge in aiuto.Dopo i saluti agli artisti e le chiachiere in camerino si esce, ma non dal consueto percorso bensì dalla scorciatoia, attraversando il palcoscenico . Ed è lì che si scopre la magagna: ecco il lungo cavo nero, schiacciato ad arte lungo il bordo del proscenio, che termina sugli incriminati autori di tanta meraviglia vocale, i Re dei Decibel: due semplici ma potenti “ciabatte” , anch'esse scenografate di nero per confondersi con le tavole del palco. Del resto, basta cercare qualche informazione più dettagliata sui siti dedicati alla propaganda e alla vendita dei microfoni per scoprire che: “Nella ripresa dell'opera lirica, normalmente l'orchestra si trova in buca e i cantanti sul palco. A causa di ovvi problemi di spazio e per particolari esigenze acustiche, la disposizione dell'orchestra in buca non è la stessa che si usa nella musica sinfonica. In generale, i microfoni devono essere disposti "a ventaglio" avendo come centro il direttore d'orchestra. Il numero di microfoni andrà scelto in base a quello degli strumenti, o delle sezioni strumentali, da riprendere. Per l'opera lirica in palco, si deve far uso di microfoni direzionali a fucile appesi ad almeno 5 m da terra; un'ottima scelta a proposito è data dai nuovi CMIT-5U. Sul palco la soluzione ottimale è quella di utilizzare dei microfoni a piastra tipo BLM 03C: totalmente invisibili, hanno anche il vantaggio di essere particolarmente robusti qualora inavvertitamente vengano calpestati. Se ne possono disporre anche 6/8 lungo tutto il proscenio, equidistanziati. Si può decidere quindi di utilizzare altri microfoni a mezzo-fucile ai lati del palco. Se ci sono una o più voci soliste, posizionate a sinistra del direttore, si può utilizzare l'asta attiva Schoeps che, oltretutto, ha anche un ottimo impatto estetico. La soluzione più diffusa è quella d'impiegare una capsula MK4g, un'asta obliqua attiva RC1200g con al termine il corpo microfonico CMC6, un'asta verticale RC250, una base BF 250 ed uno smorzatore in spugna SM270.” Com'è facile notare la tecnologìa viene in soccorso di chiunque e appaga ogni necessità. Già. E le voci? Le voci sono amplificate, non le ascoltiamo così come in realtà sono e sarebbero ma falsate, e certamente aiutate. Allo stato attuale si tratta di uno scandalo autorizzato. Per molti l'unica soluzione possibile per tentare di mantenere in vita l'Opera, per altri- forse i più nostalgici- un attentato alla verità del teatro e alle regole del Belcanto. Il dibattito è aperto. |