WAGNER a BAYREUTH, un peccato indelebile
Sabato 27 Luglio 2013 21:01

                                                    Bayreuth-Ring

 

  IL  CAST

Wotan, Wolfgang Koch

Fricka, Claudia Mahnke

Siegmund, Johan Botha

Sieglinde, Anja Kampe

Hunding, Franz-Josef Selig

Brünnhilde, Catherine Foster

Schwertleite, Nadine Weissmann

Helmwige, Christiane Kohl

Siegrune, Julia Rutigliano

Grimgerde, Geneviève King

Rossweisse, Alexandra Petersamer

Gerhilde, Allison Oakes

Ortlinde, Dara Hobbs

Waltraute, Claudia Mahnke

Orchestra del Festival di Bayreuth

direttore, Kirill Petrenko

regia, Frank Castorf

scene, Aleksandar Denić

costumi, Adriana Braga Peretzki

 

Il Ring del bicentenario   scuote  la  collina  verde  di  Bayreuth, ma  come  il  dolce  stormir delle  foglie. Nulla  di  eccezionale, dopo le  meraviglie  di  Thielemann. Sul  podio sale  Kirill Petrenko, che  in molti  salutano  come un nuovo  Dio. E'  un direttore  solido, lucido, razionale. Il  suo  Wagner  è  un pò  quello di  Boulez: terso, preciso  ma  decisamente  freddo  nei  momenti in cui  giunge lo tsunami  drammatico, l'onda incontenibile  dei sentimenti  'forti'. Lì  non occorre  più  il raziocinìo ma  la  follìa  torrenziale di un Furtwaengler, la  potenza  di Karajan, di  Solti, e  chi  più ne  ha   più ne metta. Loro sì, erano Dei. Petrenko è  un ottimo apprendista.

Petrenko  liricizza  tutto  e  il  gioco  funziona  solo in parte. Buono  l'inizio, buono il finale del I  atto, buona la  celebre  Cavalcata, buoni i fraseggi...ma  gli  archi  mancano  di suono  nella  ottava  bassa, violoncelli e  contrabbassi  paiono  sotto  organico, dov'è  il magma  wagneriano?  Nel  finale  più  che  al  fuoco  di  Loge  abbiamo pensato a un barbecue  in Franconia, quando fa  bel  tempo.

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Voci  deboli.  Wotan  non all'altezza, sebbene  si  sia  sforzato  di  cantare  con proprietà  le  note previste. Sieglinde  buona  fino a  che  non deve   salire a un semplice  (si fa  per  dire)  la  bemolle, per  lei  ostacolo insormontabile. Brunilde, per la  prima volta  nella  storia  di  Bayreuth, una  soubrette: tanto  fioca  e vuota  in basso  da omettere  quasi  le  note  scritte, e  parliamo non di  note  contraltine  ma  di  semplici  fa o  mi.

Bohta  come  Siegmund  è  stato il migliore, anche  se  più Nemorino(one)  che  Heldentenor, razza ormai estinta.

Tacerò  del  basso  orchesco  e  delle  Majorettes  che  hanno cercato  di  imitare le Walchirie: una prova  ai limiti  del  tollerabile, in un contesto tanto prestigioso.

 

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Riguardo la  regìa  di   Castorf,  dirò  solo  che  i tedeschi non hanno ancora finito di pagare  il  pegno della  Seconda  Guerra  Mondiale, per cui- da  buoni  luterani, ritenendo il proprio peccato indelebile- continuano ad  autoflagellarsi con spettacoli  degni  solo  del  classico  torso di broccolo scagliato  dai  più esacerbati.  Ora  siamo in America,  presso  pozzi petroliferi  e  pompe  di  benzina.E'  detto  tutto.

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                                                 il  regista Castorf