ALLA FENICE TORNA L'AFRICAINE di MEYERBEER |
Domenica 24 Novembre 2013 22:05 |
Torna l'Africaine di Meyerbeer e per la prima volta in francese alla Fenice di Venezia, opera mitica nel suo giusto alveo e con un cast che fa onore a un teatro che oggi si colloca tra i migliori d'Italia, assieme al Regio di Torino e all'altalenante Scala (forte, però, di ben altre sovvenzioni e con un deficit che Venezia ignora).
Jessica Pratt e Veronica Simeoni
Opera mitica , si diceva, poiché appannaggio di tutti i grandi vocalisti dalla metà dell'Ottocento al primo Novecento, con almeno un'aria “O Paradis” che è diventata un “must” per ogni tenore che voglia definirsi tale.
Opera quanto mai densa di musica e di spunti belcantistici, che La Fenice restituisce in una forma giustamente abbreviata (impossibile oggi costringere il pubblico a 6 ore di spettacolo) ma senza nulla togliere alla coerenza dell'impianto drammaturgico, che vede 5 atti di cui i primi due un po' zoppicanti e poi un netto crescendo, fino al finale mesto che riecheggia un po' la “Gioconda “ di Ponchielli, con Selika la ragazza “abbronzata” (come recita l'orrido libretto italiano) che muore abbandonata da Vasco de Gama (o DA Gama) il tenore e dall'amata Inés , annusando alcuni fiori di manzanillo velenosi, gli stessi esaltati invece da Carmen nella Seguidille.
L'Africaine, che Meyerbeer si portò dietro per tutta la vita non riuscendo a completarla né a vederla eseguita, è una sorta di summa del Belcanto , con evidenti riferimenti a Rossini, Donizetti, Verdi e Wagner, ed è un Grand-Opéra che mette a dura prova tutti, dal tenore ai due soprani,al baritono Nelusko (leggendarie le interpretazioni di Titta Ruffo e Aldo Protti), ai bassi (soprattutto Don Pedro, il Presidente del Consiglio della Corona) , impegnati nei concertati.
A Venezia un trionfo assoluto per i tre protagonisti : Veronica Simeoni come Selika, Gregory Kunde come Vasco de Gama e la Inés di Jessica Pratt, con una nota di particolare merito per il basso Luca Dall'Amico nella parte di Don Pedro. La Simeoni, sulla carta mezzosoprano acuto, dopo un inizio un po' incerto (la tremenda Aria del Sonno era a rischio intonazione e con qualche acuto un po' troppo “duro”) è andata crescendo, fino a un magnifico duetto con Vasco de Gama nel IV atto e a uno struggente finale. E' una cantante con notevolissime doti, che già si era distinta nel Trovatore come Azucena, sempre a Venezia: uno studio costante e una maggior tranquillità nell'emissione dovrebbero garantirle una ottima carriera, come di fatto sta dimostrando. Certo, le voci “anfibie” sono le più delicate e rare da trovarsi, non dimentichiamo che nel 1971 a Firenze con Muti la parte di Selika venne interpretata da Jessye Norman, un contralto con acuti , e nel 1988 da Shirley Verrett, altra voce estesissima (assai meglio della Norman nel registro alto e decisamente più avvenente).
Gregory Kunde
Gregory Kunde giunge a Vasco de Gama dopo un percorso strepitoso che da Rossini , Bellini, Donizetti lo ha man mano condotto a Verdi, compreso il ruolo topico di Otello. Contrariamente a quanto ho sentito dire durante la diretta radiofonica, Vasco de Gama non è esattamente un tenore 'drammatico' , non è cioé Sansone o Otello, bensì un classico tenore alla Meyerbeer, un lirico belcantista, se così vogliamo classificarlo: voce duttile, estesa certamente , capace di emissioni morbide con ampio uso della mezzavoce (si pensi al terribile attacco sul fa diesis di “O Paradis”) . Una tipologìa che con Nicolai Gedda ha trovato il suo storico punto di riferimento. Kunde riesce a superare ogni difficoltà e per di più ad aggiungerne altre, con frequenti puntature al do e al si naturale acuto (esattamente ciò che Domingo, con i suoi soliti abili trucchi ometteva). Si capisce con quanta devozione e attenzione abbia studiato questa partitura, centrando l'aspetto eroico e romantico del personaggio, e puntando non tanto sull'aria famosa quanto sui recitativi, sui duetti e sui grandi concertati.
Jessica Pratt
Primadonna di classe e scalpitante, Jessica Pratt non si è accontentata di infiorettare da par suo la grande aria d'esordio, ma si è divertita a piazzare un gran mi bemolle nel bel mezzo d'una frase innocua...facendo capire che la sua presenza non era assolutamente formale.Straordinariamente funambolica e delicatissima la cadenza, con cui ha posto il suo sigillo belcantistico.
In teatro sarà stato sicuramente efficace, data la tonitruanza e lo squillo della voce, ma in radio il Nelusko di Angelo Veccia è parso duro e monocorde, con troppe emissioni nasaleggianti. Tuttavia l'aria di Adamastor è stata eseguita con ogni nota al suo posto, risatazze comprese.
Molto bene, autorevole e di bel colore Luca Dall'Amico, basso che ormai è una certezza, con una ottima dizione francese.
Coro e Orchestra diretti con forza e ottimo stacco di tempi dal maestro Villaume, sebbene qualche piccolo pasticcio nei concertati abbia denunciato forse la necessità di prove in più.
Comunque un plauso alla Fenice per questa non facile proposta.
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