CLAUDIO ABBADO: "GRAZIE". |
Lunedì 20 Gennaio 2014 18:16 |
Non ho molta simpatia per i “coccodrilli” dedicati ai grandi personaggi, per lo più scritti PRIMA dei loro decessi o quando sono in articulo mortis: li ho sempre trovati un esercizio odioso di ipocrisia e spesso di vacua retorica. Quindi vi prego di considerare questo mio scritto come un' esigenza e la necessità assoluta di ricordare e onorare un personaggio grandioso , soprattutto di ringraziarlo per il suo straordinario percorso terreno.
A Claudio Abbado dobbiamo alcune delle più grandi emozioni teatrali e concertistiche. Pescando velocemente tra i ricordi: Mahler e Beethoven all'Accademia di Santa Cecilia, Rossini a Pesaro e a Vienna, il Simon Boccanegra in almeno due eccezionali edizioni (una nientemeno che con Giuseppe Taddei protagonista!), la Kovantschina a Vienna (con un favoloso Ghiaurov), Mozart a Ferrara....eventi che non possono essere dimenticati perchè in effetti eventi erano, nel più autentico significato della parola.
Oggi, in Barcaccia, sono piovuti i messaggi di cordoglio e quel che maggiormente colpiva era l'incredibile abbraccio ideale di decine e decine di giovani musicisti, appartenenti a quei complessi che Abbado ha valorizzato e lanciato, dedicandosi con incredibile tenacia alla valorizzazione di questo patrimonio. Quasi tutti gli sms, come se questi musicisti si fossero messi d'accordo (ancora una volta precisi e inappuntabili nell'assieme) dicevano una sola parola: “Grazie!”. Vedete come sono inutili le parole e i paroloni, soprattutto se “dovuti” . Grazie. Basta questo per far capire che Abbado si è conquistato l'amore imperituro di chi lo ha conosciuto e di chi soprattutto ha goduto dei benefici artistici di questa conoscenza.
Non posso dimenticare i volti dei ragazzi della orchestra giovanile europea nel Viaggio a Reims di Pesaro, all'Auditorium Pedrotti: suonavano con entusiasmo, gioia e riconoscenza e si sentiva. E si vedeva. Gli stessi occhi lucidi e felici si vedevano nei filarmonici di Berlino, durante il ciclo beethoveniano a Roma, subito dopo la terribile operazione subìta da Abbado e la lunga degenza. Quando apparve sul palco di Via della Conciliazione mi venne una stretta al cuore: non era più l'Abbado delle copertine ma un uomo quasi cadaverico, con il frak che pareva appeso sul nulla....piccolo, indifeso e con un colorito che lasciava capire le sofferenze patite e ancora in atto. Dopo qualche istante, bastarono due accordi e lo scatto dei magici archi dei Berliner per compiere il miracolo: Abbado nasceva a nuova vita e tutto tornava nel suo giusto alveo, intatta l'intonazione, adamantini gli attacchi, strepitosa la dinamica, vorticoso e perfetto lo stacco ritmico, con una baldanza giovanile persino superiore a quella dei migliori anni.La musica lo teneva in vita e non appena il male gli ha impedito di far musica, la vita se n'è andata, con crudele cronometrica puntualità.
Sono tutti concordi nell'affermare che il percorso di Abbado, fantastico fin dai suoi inizi sia stato un crescendo di proporzioni impressionanti. Gli ultimi Simon Boccanegra e Falstaff, l'ultimo Mozart,il Fidelio, l'ultimo Bruckner...sono testimonianze che lasciano senza fiato per la continua ricerca della perfezione, del Bello. Vette che Abbado ha raggiunto e alle quali hanno anelato tanti e tanti inutili succedanei ,magari sorretti da campagne mediatiche stolte e persino ridicole. Abbado è stato uno di quei musicisti "fatti di Musica" , la cui musicalità non era solo frutto di studio e di Accademie ma apparteneva al dna, scaturiva da ogni poro della pelle. Non si spiega altrimenti l'arcano della sua memoria, che gli consentiva di dirigere Mahler o Berg, senza partitura davanti. I suoi colori, i suoi pianissimi, i suoi effetti di crescendo, la purezza e la morbidezza degli attacchi, che possono essere colti sia con i Wiener o i Berliner sia con i professori della defunta orchestra della Rai di Roma, in quel memorabile Requiem di Verdi eseguito alla Minerva, con la Scotto, Pavarotti, la Horne e Ghiaurov in stato di grazia.
Abbado nasce a Milano e muore a Bologna esattamente pochi giorni dopo i laconici comunicati che annunciavano la fine di uno dei suoi gioielli, l'orchestra Mozart, nata nel 2004 su entusiastico volere del Maestro e del suo grande amico e sostenitore, Cofferati. Una notizia abbastanza raccapricciante e sintomatica, considerando che in un paese che ha visto nascere tutto, ora si assiste piano piano alla morte di ogni cosa.
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