MUTI , PROVE GIOCOSE DI MANON LESCAUT
Sabato 22 Febbraio 2014 13:42

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Opera, musica classica....sinonimo di seriosità, di sussiego. Un mondo

occhialuto e dai toni cattedratici che si contrappone violentemente al

variopinto carrozzone sanremese e al culto del Pop. Ma è veramente così?

Nulla di più fuoriviante ed errato.

 

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Se un anonimo avventore si fosse trovato giorni fa presente alla prova del

Maestro Muti con il Coro dell'Opera di Roma (l'occasione è la Manon

Lescaut di Puccini, che andrà in scena il prossimo 27 febbraio) avrebbe

assistito a una di quelle scenette che rivelano l'altra faccia dell'Opera, il volto

ilare e giocoso, se vogliamo goliardico, dello Spettacolo più bello del Mondo.

Smessi i panni un po' da Solone, cui il Maestro ci ha abituati nelle sue

apparizioni pubbliche o nelle immagini che lo ritraggono con la mascella

volitiva e il fiero cipiglio, ecco il Muti battutista che racconta al Coro

delll'Opera le allusive note “SI SI LA DO” poste da Puccini in partitura, nel

topico momento in cui Tosca subisce le avances ricattatorie del Barone

Scarpia. Grande risata del Coro tutto, eccettuata una signora in prima fila ,

dallo sguardo severo. “Maestro, queste battute non mi fanno ridere” ,

avrebbe sentenziato decisa, lasciando il Maestro nel più completo

imbarazzo. Né avrebbe contribuito a sdrammatizzare la scena il suono di

campanaccio, agitato da un altro membro del Coro, utilizzato-a suo dire-

come “amuleto”. Insomma...tra un atto e l'altro dell'opera ci si diverte e così

gli Autori, che si scatenarono nei secoli in allusioni di ordine sessuale o

sessista, come si vuole.

 

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Del resto, basta scorrere questo florilegio di citazioni librettistiche, tratte dalle

più famose opere in repertorio, per notare quanto i testi melodrammatici

siano tutto fuorché casti e puri.

 

 

 

Dall’Otello di Verdi:

 

Desdemona: “Qual è il mio fallo?

 

Otello:” E il chiedi? Il più nero…”

 

 

 

Norma di Bellini: “Si emendi il mio fallo…”

 

 

 

Madama Butterfly di Puccini:” Sì, tutto in un istante io vedo il fallo mio.” “Io

son venuta al richiamo d’amore…”. Pinkerton:” Vieni! Vieni!.”

 

Elisabetta regina d’Inghilterra di Rossini: “ Se l’amico più caro compatisce il

mio fallo,non son tanto infelice”.

 

Ermione di Rossini: “Troja! Qual fosti un dì”.Più avanti: “Ed osa tanto, un

avanzo di Troja!”.

 

Rita di Donizetti:”Oh credi, o mia diletta, ah te lo giuro!Starò come un piuolo,

sommessamente duro.”

 

 

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Incoronazione di Poppea di Monteverdi: “Non provi i tuoi rigori il fallo mio”.

 

Falstaff di Verdi: “Da fallo nasce fallo…”

 

Barbiere di Siviglia di Rossini:” Là senza fallo, là senza fallo, là senza fallo

mi troverà…”

 

Europa riconosciuta di Salieri:” Ma non merita il fallo mio…”

 

Idomeneo: “ La vuoi vergine? Fallo mio, una innocente darti io non posso, e

se pur tu la vuoi…ingiusto sei , pretenderla non puoi.”

 

Equivoco stravagante di Rossini, dialogo tra Gamberetto ed Ernestina:

G.:”L’uno è di filosofia bravo maestro.Che ho affittato a dieci paoli al mese.

L’altro, oh poi l’altro…è un più grazioso arnese.” E.: “Un arnese grazioso?

Chi sarà mai?”. G.:”Crepa di gioia: lo sposo.”E.:”Oh Dio! In quai momenti…la

mia toelette è disorganizzata! Non sono accinta.” G.:” Accinta, oppur

succinta. E’ tutt’uno. Preparati che a introdurli io vado, o figlia amata.” E.:”Li

ricevo seduta o sollevata?.” G.:”Pur che tu li riceva tutti e due.Fa’ pur come

tu vuoi: hai tal talento da poter stare a fronte a un reggimento.” (parte) .E.:”

Ah celibe Minerva!Immergi in questo istante interessante il virgineo pudor,

nel mio sembiante.”

 

Sempre dall’Equivoco stravagante, Buralicchio ed Ernestina, B.: “Vi

succhieremo- come che va.” Poi Rosalia: “Quel furbarel d’amore, se noi

celiam nel petto, a nostro gran dispetto, vuol sempre venir su.” Ernestina

(dando un piede a Buralicchio):”Di mia clemenza eccoti un pegno, benché

non degno sei di pietà.” Gamberotto: “Bacialo, annasalo.” Buralicchio:”Che

odore io sento.” Gamberotto: “Fra poco, attento, più in su si va.” B.:”Che

strano evento, che caso strano!A dunque dammela, per carità!”.

 

 

 

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 Gamberotto:”Ah figlia, dagliela, senti a papà!.”    

 

 

Da l’Occasione fa il ladro di Rossini: “Non sarà il fallo così gran cosa. Lungo

 

lungo lungo è l’affar..”

 

La marescialla d’Ancre di Nini:”Oh pompe funeste…”.

 

Da Rigoletto di Verdi, Sparafucile a Rigoletto:”E’ questo il mio

 

strumento, vi serve?”. R.:”No!Al momento!”. S.:”Peggio per voi!”.

R.:”Chissà…”.

 

Orfeo di Monteverdi:” Sol per te bella Euridice, benedico il mio

tormento.Dopo il duol vi è più contento, dopo il mal vi è più felice.”

 

La finta semplice di Mozart:”Fremo ohimé dalla paura, Ei m’infila addirittura.”

 

Il Mondo della Luna di Galuppi :”Schizzettatemi un po’ di quel licore,che v’ha

mandato il vostro imperatore.”

 

Aida di Verdi: “Alla pompa che s’appresta, meco schiava, assisterai.”