Puritani a Firenze, su tutti la Pratt |
Giovedì 29 Gennaio 2015 09:46 |
Il Cartellone: OPERA DI FIRENZE - Maggio Musicale Fiorentino
Lord Gualtiero Valton, generale governatore, puritano Gianluca Margheri
Una breve nota sui Puritani di Bellini andati in scena a Firenze, con un cast che ha visto eccellere il soprano Jessica Pratt, con il tenore Antonino Siragusa come Arturo, il baritono Massimo Cavalletti come Riccardo e concertata dalla bacchetta del giovane Matteo Beltrami.
Mi chiedevo a quale triste sponda sia giunta la cosiddetta Belcanto rénaissance che vide illo tempore i fasti delle grandi interpretazioni (mi astengo da far nomi per non sembrare quello che non sono e cioé un melomane nostalgico e pessimista)...ma alcune considerazioni veloci vanno pur fatte per non apparire per lo meno fessi.
Intanto: un giovane maestro, Beltrami, che avevo apprezzato nell'Elisir d'amore qui si presenta tagliuzzando l'opera come si faceva 60 anni fa e nel 2015 è inaccettabile. Inoltre stacca un tempo di tarantella, non so se per sembrare brillante e dinamico o per imitare chi, che non abbandona per tutto lo spettacolo. Bellini non è il Donizetti delle opere comiche, non è Rossini e i Puritani non sono una farsa, sarà bene specificarlo. L'effetto era, spiace dirlo, di una festa di paese in cui ogni personaggio appariva come una macchietta dai tratti isterici, totalmente non plausibili rispetto al libretto.
In questa sagra è emersa la sola Jessica Pratt che ha lottato con eroismo portando a casa un ottimo risultato vocale, rifacendosi ai soprani di coloratura liberty , al gusto tetrazziniano delle variazioni pirotecniche e strappando applausi convinti e giustamente entusiasti.
Antonino Siragusa è un ottimo tenore in altro repertorio, un simpaticissimo Conte d'Almaviva in Barbiere nonostante il timbro un po' sbiancato e a volte petulante. Gli acuti e i sopracuti sono sicuri, anche se non ha il fa prescritto dall'autore, ma lo trovo completamente fuori posto stilisticamente, confondendo Egli Bellini con Cimarosa. Arturo non è Paolino , è il prototipo del tenore romantico, parte affidata a tutte le più belle e grandi voci che abbia mai avuto l'opera italiana: francamente la prestazione, soprattutto per l'entrata infelice di A te o cara , ha impedito a Siragusa di risultare l'eroe voluto da Bellini. Vincenti mi sono parsi gli acuti nel duetto del terzo atto, ma non può bastare.
Il baritono Cavalletti non mi è parso a suo agio nelle agilità previste dalla parte, ha sparato un buon sol alla fine della sua cabaletta ma è andato a picco nel duettone con Giorgio Walton, lanciando un grido di Tarzan in luogo del la bemolle di prammatica.
Il basso Buratto ha gravi problemi di fonazione, legati a un uso non corretto del fiato, con frequenti suoni poco appoggiati e pericolosi slittamenti di intonazione.
Sorvolerei tutto il resto.
Mi chiedo nuovamente: Belcanto rénaissance al termine del suo percorso? Iniziamo a parlare di Belcanto décadence? O scelte confuse da parte delle direzioni artistiche? Io di voci ne ascolto a centinaia nel corso di audizioni in tutto il mondo e posso garantire che ve ne sono a iosa. Osare un po' di più? Ascoltare meglio? Uscire dai soliti schemi? Forse sarebbe il caso. Riguardo lo spettacolo non mi pronuncio non avendolo visto né potendolo giudicare dalle lugubri e luttuose immagini.
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