PAPPANO PORTA AIDA AL TRIONFO
Sabato 28 Febbraio 2015 00:37

                                          pappano

Fin dal delicatissimo e trasparente attacco del Preludio si è capito dove sarebbe

approdata l'Aida concertata da Antonio Pappano , in un continuo caleidoscopico gioco di

colori, nuances, suggestioni affidate alla straordinaria Orchestra di Santa Cecilia e al

magnifico Coro. E' la migliore Aida dal vivo che io abbia mai ascoltato, un'esperienza

formidabile e rivelatoria al tempo stesso, rispettosa e coinvolgente: Verdi, dal suo

Empireo, ringrazia.

 

Intanto una tensione continua, con le scene che si succedevano senza soluzione di

continuità, come un unico grande discorso iniziato dal pianissimo dei violini divisi in

sordina e concluso dal pianissimo in morendo dei violini all'ottava sopracuta, senza mai

trascurare anche l'aspetto guerriero e trionfalistico delle scene d'assieme, con la banda

della Polizia collocata sulla gradinata alta e le canoniche trombe per la Marcia. Una festa

di suoni “belli” , ben suonati, con tempi giusti, teatrali e con una compagnìa di canto

formata quasi tutta da esordienti nel ruolo.

 

La protagonista , Anja Harteros, aveva cominciato benissimo, con bellissimi fraseggi in

pianissimo e una moltitudine di colori, ma via via si è stancata, crollando nei “Cieli azzurri”

e nel IV atto. Note fisse, parecchie stonature, un terribile si bemolle finale più simile a un

miagolìo disperato....una prova da dimenticare, ed è un vero peccato perchè Pappano

aveva riservato a lei gli accompagnamenti più sofisticati.

                                                              pappano_aida__kaufmann_harteros

Jonas Kaufmann, attesissimo, si presenta in piena forma e con spavalda sicurezza

supera il tremendo ostacolo del “Celeste Aida” , il migliore che io abbia mai ascoltato in

una esecuzione dal vivo: intanto l'assoluto rispetto di tutti i segni previsti da Verdi

compreso il si bemolle “morendo” , in un clima di estatica poesia. Con piacere ho notato

che sono stati limitati al minimo quelle note poco appoggiate che spesso costituiscono il

tallone d'Achille del tenore tedesco e che la voce ha acquistato sonorità nel suo

complesso. Ottima tutta la parte acuta, soprattutto nel III e IV atto, mentre nei concertati

del II veniva talvolta  coperto  dall'orchestra di Pappano.

 

Amneris era Ekaterina Semenchuk e ha svolto con assoluta diligenza il suo compito, non

lesinando il giusto temperamento e gli accenti previsti: non è la Cossotto e nemmeno la

Obratszova però, e soprattutto in basso non riesce a convincere e ad avere la necessaria

autorevolezza. Splendida la prova di Erwin Shrott come Ramfis , con frasi di rara efficacia

soprattutto nella scena della consacrazione della spada e del giudizio.

 

Magnifico anche il nobile e squillante Ludovic Tézier come Amonasro, una conferma e

una piacevolissima sorpresa al tempo stesso e così la voce stupenda della

Sacerdotessa, Donika Mataj, pronta per essere una futura Aida. Paolo Fanale ha cantato

un baldanzoso Messaggero, trascinato dalla bacchetta di Pappano e dal clima festoso

della serata. Sonoro  e  preciso anche  il Re  di Marco  Spotti, specialista del ruolo.

 

Assisa davanti a me c'era nientemeno che Cecilia Bartoli, scatenata in applausi per tutti e

in vena di chiacchierare simpaticamente , ricordando anche di aver cantato con Jonas

Kaufmann la Nina, ossia la pazza per amore di Paisiello.

 

Al termine le ovazioni giuste e meritatissime per tutti, fiori indirizzati al solo Kaufmann

(povera Aida!!!) e alcuni sonori “buuh” rivolti alla Harteros, che ha pagato così la

prestazione infelice nel III e IV atto. Nota  di  colore  e  vagamente manicomiale: al

termine  del  duetto Aida- Amneris, dalla  galleria  alta  arriva  una  voce  maschile che

chiama  a gran  voce  "Caterinaaa!"  , rivolgendosi  al  mezzosoprano...sala  raggelata,

tanto  più  che la  povera  Harteros  aveva  appena  finito di cantare  da  sola  il  suo

"Numi pietà". Ma  anche  questo  è  Opera.

 

                         santa-cecilia