EXPO...IM-MONDO VISIONE : A VOI LO SCONCERTONE! |
Venerdì 01 Maggio 2015 10:50 |
Quello a cui abbiamo assistito ieri sera su RaiUno, denominato “The Opening” , e che voleva celebrare l'inizio dell'EXPO 2015 Made in Italy, può essere facilmente allineato alla lunghissima schiera di similari “eventi” o “megaeventi” nati sulla scìa del Concertone dei Tre Tenori. Uno spettacolo “popolare” , come erano popolari i gladiatori al Colosseo, le naumachìe a Piazza Navona e il Carnevale romano, i Campionati di Calcio, i concerti rock negli stadi e via discorrendo.
Invocare la “qualità” e in special modo la “qualità artistica” , in questi casi, è inutile , non è cosa prevista contrattualmente. Nel DNA di un megaevento celebrato dalla Tivvù e supportato da tutto l'ambaradàm governativo quindi dalla retorica archetipica che decanta “l'eccellenza italiana” , una valenza artistica tanto più vocale-operistica può giungere casualmente, come una farfalla colorata in mezzo a un mucchio di rottami grigiastri.
L'appassionato d'Opera, categorìa alla quale io appartengo ma con diecimila distinguo etico-filosofici, non può che restare orrificato da un concerto come quello di ieri sera.
Cosa è accaduto in realtà? Quello che è facilmente prevedibile, anzi: quello che era previsto.
Due “bravi presentatori” (Arbore docet) conosciutissimi dai fruitori della Tivvù : un Paolo Bonolis dalla battuta pronta ma non sempre felice (terribile lo scilinguagnolo dei saluti in tutte le lingue in apertura, di un provincialismo becero alla Lino Banfi prima maniera) , incapace di pronunciare il nome Damrau (“Darmiao”) o di citare correttamente taluni riferimenti storico-letterari ; una Antonella Clerici stranamente sottotono, forse spaventata, colta in un “cazzarola” fuori onda che faceva pensare alle casseruole cui è abituata dalle varie tagliatelle di Nonna Pina...d'accordo, è così, questo tipo di conduzione è uno standard su RaiUno, inutile invocare qualcosa di diverso perchè sarebbe come vedere Gandhi ed Einstein ospiti di “Porta a Porta”.
Veniamo alla parte musicale e qui tremo al solo pensiero di ricordare ciò che in realtà ho ascoltato. Facciamo così: iniziamo dalle “cose belle” e lasciamo in cauda venenum. Gli amanti del genere saltino questo paragrafo e vadano direttamente alla fine dell'articolo.
Quattro cantanti d'Opera , tre eccezionali e una meno, più due “divi” di popolarità planetaria , il distinguo è necessario.
Su tutti si staglia la perfetta prova di Diana Damrau, finalmente fuori dalla gabbia scaligera e dal ricordo di quella brutta Traviata, bravissima nei suoi interventi e soprattutto nel “Sempre libera” , che non era semplice risolvere in quelle particolari condizioni . Ottima anche la prova di Francesco Meli, soprattutto nella musicalissima esecuzione di “Una furtiva lagrima” e nell' “Addio alla vita” di Cavaradossi, cantato com'è scritto (“Disciogliea dai veli”, pp e con grande sentimento scrive Puccini) e ugualmente straordinaria la vocalità del giovane baritono Simone Piazzola, un Gérmont di classe e un Conte di Luna di grande temperamento e solidissima vocalità. Meno bene il soprano Maria Luigia Borsi, costretta ad affannarsi nel duetto dell'Andrea Chénier con Bocelli e a tirare il collo sul re bemolle acuto nel terzetto del Trovatore.
Credo di aver esaurito le rose....ma voglio ricordare gli infreddoliti (e a volte “perplessi” a giudicare dalle inquadrature) complessi del Teatro alla Scala, Coro e Orchestra, che hanno retto lo tsunami regalando ottimi momenti, tra cui il “Va pensiero”, sorretti -diciamolo pure- da un Marco Armiliato sempre vigile e chiaro nel gesto.
Lang Lang è come il dattilografo folle eternato da Jerry Lewis, tra l'automa e il simpatico carillon. La Marcia Turca e la Tarantella di Rossini sembravano fuoriuscire da una boite- à-musique.
Meraviglioso il Duomo e belle le immagini dall'Expo, anche se la retorica dei conduttori dava della nostra meravigliosa Italia quella tragica sembianza da Strapaese che sembra ormai la cifra definitiva per ogni nostra manifestazione. Per fortuna assenti i politici e i relativi pistolotti, anche perchè immagino i fischi non appena avessero messo piede sul palco.
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