NICOLAI GEDDA, IL PIU' COMPLETO TENORE MAI ESISTITO
Domenica 17 Maggio 2015 19:52

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Nicolai Gedda , non ho tema di scriverlo, è stato il più grande tenore della Storia

del Canto quando per Canto si intende la TECNICA, il REPERTORIO, lo STILE, la

MUSICALITA'.

                                                                    

Possiamo esercitarci per mesi a misurare i decibel di un Del Monaco o di un Corelli, a

paragonare i preziosi velluti di un Di Stefano o di un Carreras, la musicalità sorgiva di un

Wunderlich, lo squillo di un Lauri Volpi o di un Filippeschi, il fraseggio e l'estensione di un

Kraus....ma quando si deve parlare di un tenore completo, di un artista capace di cantare

TUTTO e quando dico tutto intendo dire tutto ciò che una voce di tenore possa cantare,

da Caccini a Haendel, Bach, Mozart, Rossini, Bellini, Verdi, Puccini, Strauss, Wagner ,

senza dimenticare lo smisurato repertorio liederistico eseguito in 10 e passa lingue

diverse, di cui 8 parlate fluentemente, passando dal repertorio leggero a quello

drammatico....beh, quel Tenore con la T maiuscola si chiamava Nicolai Gedda.


                                            

 

 

Quando lo conobbi, avendolo ospite in trasmissione dal vivo e più volte a telefono, capii

perchè era Gedda: una persona umilissima, ingenua, buona, schiva, persino timida. Mi

ricordò subito Kleiber e Abbado, stesso segno zodiacale (il Cancro) , stessa grandezza

compresa nella semplicità e nella nonchalance. “Volete uccidere Gedda” disse con voce

da bambino quando dovette affrontare un corridoio gelido per entrare negli studi di via

Asiago, e scappò verso l'uscita. Io e il mio collega Suozzo dovemmo inseguirlo e

riaccompagnarlo dentro, come si fa con i bimbi capricciosi. Giunti in studio, 5 minuti prima

di iniziare il programma a lui dedicato, disse mestamente : “Parliamo di Pavarotti....oggi

parlerò di Pavarotti....chi conosce Gedda....” . Noi eravamo esterrefatti e dai a

convincerlo: “Maestro...lei è l'ospite....dobbiamo parlare di lei....”.......”Ma no” insisteva lui

“Parliamo di Pavarotti!” ….”Maestro, mancano due minuti....scelga il primo brano da

ascoltare...” e gli mostrammo una rosa di incisioni memorabili, tra cui l'Elisir con la Freni,

la Butterfly e la Carmen con la Callas e Karajan, il Faust, il Werther e la Manon con la De

Los Angeles (sua partner ideale) , il Lohengrin, il Rosenkavalier, i Puritani con la Sills

(unico a eseguire il fa sopracuto com'è scritto, fraseggiato!) e giù una montagna di

dischi... Lui...tenendo il muso...” No...no...”....poi guardò nel mucchio e senza dire nulla

puntò il dito su quella che a suo (e anche a mio) parere è la registrazione più

straordinaria, l'aria “Magische Toene” dalla Regina di Saba di Goldmark, paradigma del

suo canto perfetto. Aveva scelto quella....perchè come tutti i Saggi ...:  sapeva.

                               

La  voce  in teatro  era  esattamente  come nei  dischi:  morbida, brillante, tutta  avanti,

sonora  nei  pianissimi  quanto  negli acuti  , in particolare  il  si  naturale  nell'aria  di

Hermann  nella  Dama  di  picche  di  Cajkovskij  mi  impressionò per  come invadeva

la  cavea  dell'Opera  di  Roma  (e  Gedda  aveva  più di  70 anni) . Il suono  era  sempre

pulito, limpido, mai  un'oncia  di  fibra. L'interprete  era  parimenti  sublime: lo stile

impeccabile  ma  per  nulla  freddo  (com'era  stato accusato  ingiustamente  da  quel

simpatico lestofante  di  Celletti)  anzi...simpatico  e spigliato  nell'Operetta  o  come

Nemorino  per  esempio, ma  tragico  intenso  e  commovente  nel suo  insuperato

Lensky  in Eugenio Onieghin  o  come   Falso Dimitri  in Boris  Godunov.

 

                                

 

Gedda è stato il più grande perchè aveva il dominio assoluto del suo strumento. Senza la

tecnica non esiste interpretazione. La sua voce aveva la libertà del suono, lo svincolo

totale dalla carne ..dalla materia. Era un suono fuori dal corpo, a tratti immateriale.

Poteva passare dal pianissimo più sussurrato a si naturali, do e re sopracuti perforanti,

ultrasuoni quasi. Il fa sopracuto dei Puritani aveva la stessa morbidezza di un fa centrale,

non esisteva la spinta, tutto era sul fiato e sulla parola, cantasse in italiano, russo,

francese, tedesco, inglese, spagnolo o svedese. Proprio per questo il repertorio fu

smisurato e la longevità straordinaria. Ottantenne possedeva ancora la freschezza e

l'agilità di un trentenne, vocalmente parlando: l'aubade da Le Roi d'Ys scorreva al Teatro

Ghione come un ruscello, con tutti i suoni al loro posto. Poteva cantare tutto ciò che

l'Autore prevedeva, segno per segno, forcella per forcella: nell'Aria al Microscopio, la

rubrica dei confronti vocali in Barcaccia, è sempre stato il vincitore. Gedda, la  Callas,

Fischer Dieskau....la  Santa  Trinità  del Canto.

 

                                      

 

Sensibilissimo, lo vediamo piangere dopo la Furtiva lagrima al Met , nel concertone del

Centenario, e sinceramente viene da piangere anche a noi pensando che questo Genio

ha  passato una vita intera al servizio del Canto , ma quello giusto...quello vero.