SCUOLA DI CANTO, intervista con Enrico Stinchelli
Mercoledì 20 Maggio 2015 09:07

L'INSEGNAMENTO DEL CANTO LIRICO, RISPONDE ENRICO STINCHELLI

 

(intervista a cura di Katherine Stewart)

 

                                                 canto1

 

Qual è la situazione attuale in merito all'insegnamento del Canto?

 

  Le tante domande e le richieste che mi giungono sull'argomento Canto Artistico a seguito  

 

dei master e soprattutto delle recenti esperienze a Taormina dove mi sono occupato di

quasi 90 partecipanti stagisti (un record! Per quanto mi riguarda), mi convincono ancora

di più della necessità di impegnarmi con sempre maggior lena in questo territorio.

Il luogo comune falso e fuorviante che blatera di “assenza di voci” va mutato nella più

semplice constatazione che manchino i buoni maestri, quando ti si presentano

meravigliose vocalità massacrate o peggio ancora tenute all'oscuro delle più elementari

norme del Canto.

 

  Cosa direbbe a un allievo di Canto pieno di incertezze? 

 

 

  Mi chiedo alle volte e a VOI che studiate chiedo: ma come fate a cantare arie intere  

 

quando non vi è stato spiegato nemmeno il meccanismo dell'attacco di UN solo suono?

Come si può avere in repertorio una Santuzza, una Turandot, un Calaf o un Don José,

ma anche una Violetta un Alfredo ...qualunque opera...se non si conosce la tecnica del

corretto sostegno? Se non si sono fatti precisi esercizi per conseguire la consapevolezza

di ciò che si fa...cantando?

La teoria dell'anema e core non funziona con il Canto Artistico, forse può valere (ma solo

in parte) per la musica leggera, eppure....persino per le canzoni pop urlacchiate alla

meglio nel programma “Amici” vedrete che i ragazzi studiano e si impegnano per

conseguire uno straccio di...Tecnica.

 

                                              cantante_opera

 

Cosa vuol dire Tecnica?

 

  Per molti questo termine è uno spauracchio. Per i normali melomani e per alcuni semplici  

 

appassionati è addirittura un termine che infastidisce...perchè “bisogna cantare con il

cuore” o , ancora meglio, “contano le emozioni”. Eh già....ma quale emozione vuoi

suscitare se non sai quello che fai allorché ti accingi a emettere un suono? Non esiste

Interpretazione senza Tecnica.

 E' sconcertante verificare quanti ragazzi siano totalmente ignari di cosa significhi  

 

“sostenere”. E' incredibile notare la non conoscenza del meccanismo che porta

all'esecuzione di qualsiasi aria, poiché non esistono arie “facili” ma solo un Canto facile e

un Canto difficoltoso, arrangiato o ...purtroppo....sbagliato.

 

  Mancano i maestri? 

 

 

  Sono tanti i maestri ma in quanti sanno smontare e rimontare i pezzi, come fa un bravo  

 

orologiaio? In quanti parlano di articolazione delle frasi, di “canto sul fiato”

SPIEGANDOLO, di “canto sulla parola” SPIEGANDOLO? A chiacchiere siamo buoni tutti

, a criticare pure ma...trovare le soluzioni ai problemi?

 

Lei con chi ha  studiato, da  chi ha imparato di  più?

 

Ho avuto la grandissima  fortuna  di  incontrare  immense  personalità, come   per

esempio Giuseppe Taddei, un leggendario baritono  che  cantò  dall'età di  14 anni

a  90!!!  Lui  era  la  Tecnica  trascesa, era  TEATRO  allo stato  puro.  Ogni  sua

affermazione  era  Bibbia, davvero: predicava il Canto  'sulla parola', appunto. Che

non vuol  dire  "pronunciare"  ma  cantare  dando  senso  a  ciò che si  canta  quindi

lavorando  sui colori  e  sul  legato, cantando  liberi  da  contrazioni  e  tensioni.

Ho  rubato un pò a  tutti: ho conosciuto la  Nilsson, Corelli,   ho  condiviso una 

bellissima amicizia  con il sommo  tenore  Kraus, partecipando ai  suoi master  e

studiando  con lui privatamente  in Cina, quando  ci  ritrovammo  per  un lungo  periodo

al  Festival  di  Macao. Ho  frequentato  la  casa  del baritono  Valdengo in  Val

d'Aosta, anche  lì  mille  precetti  utili  ma  devo  dire  che  tecnicamente  ho appreso

molte cose all'Università di Bratislava,  dove  si insegna  seriamente e  con metodo,

quello che occorre.

                                                          note

  Servono i master o no? 

 

 

  Sono domande che piovono a raffica in questi mesi. 

 

 I master servono ma fino a un certo punto: si studia con il tempo, la costanza e con  

 

lezioni il più possibilmente individuali. Non ci vuole molto a inquadrare la corretta Tecnica

ma una vita per perfezionarla e non tutti riescono. Non serve solo una bella voce (se c'è

MEGLIO) ma una testa che funziona, la capacità di “comprendonio” , il carpire

velocemente e applicare ciò che realmente è utile per la PROPRIA situazione vocale

poiché siamo tutti dotati di una voce ma non tutti con gli stessi problemi.

E chi alla fine ha successo è per un insieme di fattori, in cui la “natura” ha una

collocazione importante ma non decisiva: conta l'applicazione, la tenacia, l'intuito persino

e la FORTUNA.

 

  Lei insegna , dove e come? 

 

 

  Per il Taormina Opera Stars di cui sono Direttore artistico mi sono molto impegnato nel  

 

workshop preparatorio alle Opere, ma dico sempre e ripeto che le lezioni individuali sono

sempre la strada migliore ed è ciò che faccio, soprattutto a Roma , dove abito. Sono una

persona disponibile  per  natura  e non sono irraggiungibile: rispondo  -quando  posso-

ai messaggi  privati su Facebook , che  è un sistema comodo  per  superare  molte

barriere.  Lei mi chiede  "come"?   Vede, è una domanda complessa: per capire

il meccanismo di un attacco , del cantare “sulla morbidezza” e non sulla spinta, per

sostenere e legare...non si può procedere come nei master, uno dietro l'altro tipo catena

di montaggio. Molte individualità hanno bisogno di calma e persino di non essere

osservati da altri, non tutti i caratteri sono uguali. Non si canta sulla stanchezza, MAI, è

dannoso più che altro. Un vero cantante d'Opera è “morbido sostenuto”....un

controsenso, vero? Eppure è così: uno dei tanti paradossi di questa Arte così esaltante e

così complicata.

 

Com'è una  sua lezione?

 

Non si urla, PRIMA regola. Detesto i suoni ingolati, urlati, sgraziati. Non si stona,

SECONDA regola. Oggi sembra  un optional, invece  l'intonazione  è basilare.

Non si canta, casualmente  ma  consapevolmente. La  voce la  devi  VEDERE,

prima  di  emettere  un suono. Si  lavora  sui pianissimi  e  sulla mezzavoce:  non

si può  cantare solo e  sempre  forte, con la  fibra. SI  SOSTIENE: se  vedo  che

l'allievo respira  alto e non usa  i muscoli giusti...stop...mi fermo e  spiego. Devi

tornarea   casa  con la  gola  riposata  non stremata.  Molti sono afoni  dopo  le 

loro lezioni o  dopo aver cantato mezza  aria. NON PUO'  ESSERE!

 

 

Con quale frequenza bisogna studiare?

 

  Se si canta male..da soli MAI. Basta un suono mal messo...fine. Io non capisco come si  

 

possa procedere con vocalizzi sballati per ore addirittura....è un massacro. Persino alle

audizioni (in questi mesi ho ascoltato centinaia di voci) se l'attacco era sbagliato

interrompevo subito...ma a cosa serve andare avanti? A spingere sempre di più? A

spaccare i suoni nella gola? Una vera lezione di Canto non è fatta di urla ma è piuttosto

fatta di posizioni alte , raccolte....di suoni piccoli, alti, raccolti e sostenuti. Cappuccilli, il

grande baritono, quando cantava da vicino aveva una voce

minuscola....apparentemente....anche Pavarotti....poi in teatro diventavano immense, ma

non perchè spingevano...bensì perchè cantavano SUL fiato e SULLA parola.

Inizialmente  bisogna  lavorare settimanalmente, forse anche due   volte a  settimana,

poi   dipende. Non siamo tutti  uguali, per  fortuna.

 


 

 

                                                     IO__a__Verona_seduto