La Bohème di Stinchelli trionfa a Taormina
Domenica 07 Giugno 2015 23:42

                     La meravigliosa Bohème di Enrico Stinchelli a Taormina

           (di Luciano Pelliciano, CastiglioncelloNews.it)

 

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Nella mia lunga attività di cronista non ricordavo una serata

tanto straordinaria, direi magica, complice la cornice incantevole

del Teatro Antico di Taormina. Titolo: la Bohème di Puccini, una

delle opere più amate, sul podio un maestro sensibile ed esperto

quale Alberto Veronesi, allestimento della Bottega Fantastica su

disegni originali di Alfredo Troisi, scenografo di fama mondiale ,

regìa di un simbolo della Lirica italiana: Enrico Stinchelli.

 

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E' ancora viva in me l'emozione per lo spettacolo, il lettore

perdonerà se l'articolo sarà in gran parte incentrato

sull'impostazione registica scelta da Enrico Stinchelli, celebre

anchorman della Rai, che ha voluto in questa occasione svecchiare

e rinnovare i consueti, vetusti allestimenti di questo capolavoro,

troppo spesso ridotto a una collezione di ciarpami e a rimasugli

di trovarobato. Intanto una ventata di freschezza con la soffitta

dei bohèmiens sintetizzata mirabilmente in due luoghi topici: i

quadri di Marcello e il tavolo del poeta Rodolfo. Spariscono

nell'idea di Stinchelli i soliti dipinti del Mar Rosso e compaiono

cornici di vario taglio, di cui una enorme, vuota. “Questo Mar

Rosso mi ammollisce assidera” dice Marcello, che sconsolato non

trova l'ispirazione. Sparisce il tavolino per lasciar spazio a un

grande tavolo pieno di libri e arricchito da candele tristi, a

simboleggiare la miseria, forse anche l'inutilità di tutto quel

“sapere” buono solo ad accendere il fuoco e a riscaldare

debolmente gli infreddoliti bohèmiens. Sedie rovesciate, fogli

sparsi, un materasso buttato a terra su cui sonnecchia Colline.

Gli abiti , dicevamo, non sono i pomposi e polverosi abiti visti e

rivisti in mille salse ma sono abiti di oggi: Rodolfo ha un

giubbino nero di finta pelle, Marcello un consunto gilet, Colline

la sua camicia , le sue scarpe. Siamo nel 2015 ma potremmo anche

essere in un altro tempo: i caratteri dei personaggi sono

tratteggiati con abilità suprema dal regista, che decide di

restituire a Mimì il suo carattere di autentica seduttrice. Si

nota in Stinchelli il suo amore per il melodramma e la esperienza

ricevuta dal film-opera “La Bohème”, in cui aiutò nientemeno che

il grande Comencini a realizzare una pellicola a suo modo

eccezionale, l'unica volta in cui Comencini si occupò di opera

lirica.

 

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Per favorire un cambio a vista difficilissimo, quello tra la

soffitta e il Café Momus del II atto, Stinchelli inventa il

pignoramento dei mobili da parte di Benoit che torna nel finale

del I (sul do del soprano “Amor!”) con 4 facchini, per sgombrare

la stanza e lasciar spazio alle masse che invadono Momus. Una

genialata, da parte del multiforme e creativo autore della

Barcaccia.

 

Coro in abiti borghesi 2015, finalmente senza le tende strappate e

la pompa di tante brutte costumerìe d'epoca, un Café Momus che

ricorda il Café des Capucines a Parigi, creato dalla mano sapiente

di Alfredo Troisi, l'inventore della meravigliosa Aida di

Taormina, quella con le proiezioni, di cui ancora oggi si parla.

Stinchelli fa un altro miracolo con il personaggio di Musetta,

sfruttando le doti naturali della top model cantante Bing Bing

Wang: la presenta in scena con un pelliccione alla Crudelia Demon

che poi si toglie, svelando una minigonna mozzafiato...tale da

catalizzare ognuno degli spettatori del Teatro Antico.

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1500  spettatori almeno per questa straordinaria Bohème, fatto più

unico che raro in una stagione non ancora nel pieno e funestata da

condizioni climatiche assai incerte.

 

Poetica, commovente la coppia Donata D'Annunzio Lombardi (Mimì),

dalle delicatissime sfumature (splendida l'aria del III atto) e

Leonardo Caimi (Rodolfo), dinamici Schaunard (Francesco Vultaggio)

e Marcello (Francesco Verna), sacerdotale e simpatico il Colline

di Francesco Palmieri. Irresistibile la duplice macchietta di

Angelo Nardinocchi, che ha interpretato sia Benoit che Alcindoro

con la ben nota bravura.

 

Solida, appassionata, precisa la prestazione dell'Orchestra e del

Coro del Teatro Bellini di Catania, guidati con mano sicura da

Alberto Veronesi.

 

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Finita  l'opera  svariate chiamate alla ribalta per tutti gli

interpreti, in attesa di rivedere la Bohème a settembre, sempre al

Teatro Antico.

 

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Al termine dello spettacolo abbiamo avvicinato il regista, Enrico

Stinchelli, chiedendo a lui due parole sulla sua impostazione :

“ Guardi  Pelliciano, è  stata una scommessa  vinta.

Senza  prove, convocato all'ultimo momento a  seguito  di una 

improvvisa defezione, non so in quanti  "pazzi" avrebbero

accettato, per di  più  con una impostazione  che era totalmente

diversa  dalla mia, cioé  ipertradizionale  e  mi pemetta...

parecchio  scontata.

Ho cercato di evitare la consuetudine, la banalità e tutto ciò

che anche qui a Taormina si è visto e rivisto a iosa. Di

Zeffirelli ce n'è stato uno e non è proprio il caso di

scimmiottarlo. Lasciando i cantanti nei loro abiti e senza

infagottarli, li ho messi a loro agio, tant'è che hanno recitato

con la massima naturalezza. Sono felicissimo dell'esito e non vedo

l'ora di tornare con il mio Taormina Opera Stars, per Nabucco,

Traviata e Aida.”

 

Seguiremo certamente queste nuove realizzazioni e ve ne terremo

informati.

 

Luciano Pelliciano, CastiglioncelloNews\ 8.6.2015