La nuova veste in cui si presenta il Festival Puccini a Torre del lago propone, oltre alla Presidenza del maestro Alberto Veronesi, la nomina di un nuovo Direttore Artistico, il maestro Angelo
Taddeo, un nome ben noto agli addetti ai lavori in senso stretto ma certamente meno conosciuto dalla grande massa dei normali frequentatori delle Fondazioni italiane. Devo subito dire che
Angelo Taddeo non appartiene al classico 'giro' dei direttori artistici italiani, più che altro un club esclusivo in cui gli incarichi vengono assegnati a turno, come in quel vecchio giochino delle
sedie messe a cerchio con la musica sotto. Non appena terminava il brano musicale tutti si sedevano e uno, l'escluso, restava in piedi e così via, fino all'eliminazione di tutti, una sedia dopo
l'altra. In Italia questo gioco ha visto piroettare sulle teatrali sedie un gruppetto di nomi, sempre quelli e con risultati sempre abbastanza alterni. Il nostro è il paese del melodramma ma anche
dei deficit , che una scorretta gestione amministrativa produce.
Angelo Taddeo viene dalla vera gavetta; da circa vent'anni gira il mondo , soprattutto i paesi dell'Est europeo, portando in Italia cantanti, direttori d'orchestra, Cori e Orchestre, organizzando
per essi e con essi eventi musicali che spaziano dall'Opera lirica ai concerti sinfonici e di Balletto, affrontando piazze e sale da concerto di ogni tipo, una varietà di pubblico estremamente
eterogenea, situazioni a volte rocambolesche ma sempre risolte con professionalità, qualità artistica, rapidità e grande economia di mezzi. Chi normalmente frequenta e lavora all'interno di
una Fondazione italiana sa cosa vuol dire la parola "spreco" . Ecco, al contrario Angelo Taddeo, oculato e gioco forza attentissimo amministratore, sa cosa vuol dire "non sprecare" :
risorse, professionalità, idee, la scommessa sui giovani talenti.
Lo vediamo ora sorridente e pacioso , com'è nella sua natura, sulle sponde del Lago di Massaciuccoli, dove ha portato un pò delle sue sane origini campane: persone bonarie, di compagnìa,
ma lavoratori infaticabili e rapidissimi nelle decisioni. Taddeo, per come l'ho conosciuto io, è davvero un caterpillar, capacissimo di dormire due ore e ripartire per un viaggio transoceanico, se
ciò è necessario. Ancora segretario artistico del Festival, di freschissima nomina, fu capace di portare in men che non si dica il superdivo Jonas Kaufmann a ritirare il Premio Puccini, in
mezzo a un fitto carnet di impegni, impresa non da tutti, oltre al coinvolgimento di una serie di bellissimi nomi e di molte sorprese per il Festival di quest'anno.
Chiediamo ad Angelo Taddeo: quali sono le caratteristiche che deve possedere un buon direttore artistico?
A mio parere un direttore artistico deve avere una competenza globale nell'ambito di una produzione d’opera; deve saper intervenire non solo dal punto di vista delle scelte dei cast ma conoscere in maniera
approfondita tutto quello che riguarda in genere la produzione di un ' opera, a partire dalle masse ovvero Coro, Orchestra e avere inoltre delle buone conoscenze in campo registico: scene, costumi, attrezzeria. La
macchina operistica, si sa, è molto complessa e non uno di questi aspetti deve essere trascurato.
Chi è stato il maestro più importante per la Tua formazione?
Ho avuto la fortuna di studiare con grandi insegnanti come Fulvio Creux in strumentazione per banda, Giovanni Acciai in direzione di coro, Nicola Samale in direzione d’orchestra e Alfonso Amato in pianoforte.
Posso dire che tutti in maniera diversa hanno contribuito alla mia crescita professionale. Tutte queste discipline oggi le ritrovo riassunte in un unico capolavoro che è l’opera lirica.
Hai una grandissima esperienza con l'Est europeo. Pensi che in quei paesi vi sia un amore per l'Opera superiore al nostro?
Sono tanti anni ormai che vivo tra l’Italia e l’Est Europa, dove ho avuto modo di apprezzare un sistema scolastico diverso da quello italiano, soprattutto in Russia. Posso affermare sinceramente che ancora oggi
l’Italia possa essere considerata, con tutte le varie problematiche soprattutto economiche, la patria dell’opera lirica. Basta dare uno sguardo ai vari teatri italiani e ci accorgiamo che l’opera è molto seguita anche se
con un pubblico di persone decisamente in avanti con gli anni.
Quali sono le problematiche più grandi per l'Opera in Italia? Come mai tantissimi teatri lamentano enormi deficit?
Io credo che le difficoltà gestionali di un teatro stiano proprio nel fatto che a volte non si fanno scelte oculate soprattutto nella formazione dei cast. Si punta spesso sui cosiddetti "nomi" ma questo non è sempre
un buon sistema: certamente oneroso e di esito artistico incerto. Bisogna avere il coraggio di lanciare artisti giovani, emergenti, di grande prospettiva, politica che stiamo attuando anche al festival Puccini di Torre
del lago con enormi soddisfazioni.
Le colpe sono del costo degli allestimenti o dei cachets?
Penso che le colpe, se così si possono definire, non vadano soltanto nella direzione del costo degli allestimenti e dei cachet, ma soprattutto nelle scelte di un direttore artistico. Si possono avere delle grande regie
con piccoli investimenti, senza sprechi, e grandi spettacoli con giovani emergenti. Bisogna avere soprattutto la competenza per affrontare tutte le situazioni e circostanze diverse.
Come trovi l'ambiente del Festival pucciniano e quali sono le migliorìe per qualificare sempre più questa manifestazione?
Il Festival Pucciniano è un ambiente abbastanza sereno dove tutti, dal Presidente Alberto Veronesi , al Direttore generale Franco Moretti, Consiglio d’amministrazione e consiglio di indirizzo corrono verso un unico
obiettivo, quello di fare un grande festival internazionale e di dare un giusto riconoscimento a Puccini che tanto ha amato questi luoghi. In particolare vorrei sottolineare il fatto che il maestro Veronesi, anche
quando ricopriva altri incarichi qui al Pucciniano (è stato a lungo Direttore Artistico), abbia sempre curato l'aspetto del festival ad ampio respiro internazionale: credo si debba seguire questa linea, da lui
indicata e perseguita con tenacia.
Il vicepresidente Pisanelli, in conferenza stampa, ha parlato di un enorme deficit. Qual è il segreto per recuperare questo disavanzo mantenendo la qualità?
Credo di aver già risposto precedentemente a questa domanda: buoni registi con piccoli investimenti e giovani artisti affiancati da alcune star dell’opera lirica.
Esiste ancora il mito dei 'nomi' operistici? Non è meglio investire su giovani grandi voci?
Ho sempre creduto poco nei miti operistici, anche se non si può dire questo di artisti come Pavarotti, Carreras, Domingo etc, ma ho sempre creduto nel grande spettacolo, fatto da una grande regìa, con tantissimi
cambi di luce che riescono a trasmettere veramente qualcosa di magico al pubblico. Oggi i giovani sono il punto di forza della lirica e bisogna puntare tanto su di loro. Ogni audizione o concorso di cui faccio parte in
giuria mi conferma sempre di più questa tesi.
In questo Festival hai proposto cast straordinari, facendo scoprire al pubblico nuovi talenti. Vuoi nominare i più significativi?
Stiamo avendo in questo festival delle grandi soddisfazioni artistiche soprattutto grazie ai giovani . Tanto per citarne qualcuno vorrei nominare il soprano Rebeka Lokar nel ruolo di Turandot, il soprano Daniela
Cappiello nel ruolo di Musetta, il soprano Francesca Cappelletti nel ruolo di Liù,il baritono Raffaele Raffio e il basso Davide Mura impegnati in più di una produzione.
Quali sono i progetti futuri?
Sono legati soprattutto al potenziamento dell'Accademia di alto perfezionamento di giovani artisti, con la presenza di docenti affermati che sapranno dare giusti consigli ai ragazzi. Per questo progetto ho trovato
un grande alleato nell'ing. Paolo Spadaccini, che segue con particolare attenzione e affetto i giovani e si batte quotidianamente per dare una mano concreta a questi ragazzi. Loro sono il futuro , non
dimentichiamolo mai.