LIBRI NOVITà: LA MUSICA AL ROVESCIO di MAURO MELI
Lunedì 05 Settembre 2016 09:54

 

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I libri che riguardano il mondo della musica seria e dell'Opera sono generalmente agiografìe di questo o quell'interprete, enciclopedìe, raccolte, saggi particolari destinati a un pubblico molto ristretto e selezionato. A parlare sono spesso gli interpreti: “ho fatto questo, ho fatto quest'altro...” ; oppure i musicologi, i critici, i giornalisti, tutti ammantati delle classiche vesti di saggisti, opinionisti, professori. E' raro che l'Autore d'un volume dedicato alla Musica sia un organizzatore musicale e teatrale, un “addetto ai lavori”. Ricordo un libro , molto aggressivo e a tratti infame, scritto dall'ex agente di Pavarotti, in cui il grande tenore veniva di fatto demolito e svillaneggiato da chi, tra l'altro, aveva ampiamente guadagnato nascosto dietro la sua ombra. Pubblicazioni di questo genere diventano spesso il pretesto per scatenarsi in vendette personali, per sfogare rancori.

Il libro di cui ora vi narro, uscito da pochissimo , “Musica al rovescio”, edito da Ponte alle Grazie, è al contrario un delicato e a tratti commosso resoconto stilato da Mauro Meli, uno dei più noti direttori artistici italiani, legato al Teatro Lirico di Cagliari da lunga e felice consuetudine ma attivo da anni su più fronti: da Ferrara al Regio di Parma, alla Scala di Milano (anche come Sovrintendente) , docente di Economia delle aziende culturali presso l'Università di Ferrara.

Meli è uno dei protagonisti di primissimo piano del periodo che precede la grande crisi dei teatri italiani, quando la realizzazione di uno spettacolo contemplava l'utilizzo di un consistente budget finanziario per scene, costumi, solisti di rango, grandi direttori d'orchestra. Negli anni delle cosiddette “vacche grasse” , quando i teatri non badavano a spese, i debiti si accumularono in maniera esponenziale , Meli fu al centro di pesanti polemiche e accusato di essere uno dei principali artefici dei disastri amministrativi presso i teatri in cui era in forza. Io stesso non lesinai critiche ma ebbi modo di avvicinare Meli e di scoprire una persona molto aperta e disponibile a discutere, su ogni argomento, anche il più spinoso e per nulla interessato a sottrarsi di fronte a domande che potessero metterlo in difficoltà.Mi piace, in questa occasione, riprendere una intervista che effettuai con il maestro Meli tre anni fa, contenente un paio di passaggi inerenti l'argomento :

 

“-Tra gli epiteti più ricorrenti quello di “Mister Deficit”. Vogliamo chiarire bene la

questione del pesante bilancio in rosso che ha caratterizzato la Sua gestione cagliaritana?

Facciamo un po' di chiarezza su queste cifre, perchè davvero sono volati numeri in

maniera molto disinvolta . Intanto quando io sono arrivato a Cagliari vi erano 10 milioni di

Euro di budget, quando sono andato via dopo nove anni il budget era arrivato a 35 milioni

di Euro. Non solo: da 2000 abbonati si passò a 12000 abbonati , cioé 3 volte gli abbonati

della Scala! Lei capisce che per una città con 160.000 abitanti avere qualcosa come

250.000 biglietti venduti!? Non è cosa da poco. Il successo era addirittura clamoroso.”


 -Ma il deficit?- 

Parliamo di queste famose perdite. In realtà sono stati 4 milioni di Euro, a fine mandato

e, ci tengo a dirlo, non per motivi gestionali. La causa principale fu dovuta ai ritardi dei

contributi da parte dei soci e degli sponsors: per prima la Regione, che dava qualcosa

come quasi 12 milioni di Euro ma con un anno e mezzo di ritardo, producendo la

necessità di richiedere prestiti alle banche con interessi passivi spaventosi. La stessa

identica cosa è accaduta a Parma e consideri che il Teatro di Cagliari è messo molto

meglio rispetto al Regio, con una struttura organizzativa solida e molto ben funzionante.

Ma cosa si può fare se i progetti non possono decollare?


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Sfogliando il libro scritto da Mauro Meli non troveremo nessuno spunto polemico, nessuna révanche, piuttosto un lucido e grato ricordo legato a tanti personaggi illustri incontrati lungo questo importante percorso.

Claudio Abbado è ovviamente il primo, in testa alla lista: strettissimo fu il loro rapporto di collaborazione, tante le occasioni musicali memorabili, tanti gli episodi condivisi, stima e amicizia fino all'ultimo giorno di vita del grande Maestro. Sui nomi Meli è abbastanza reticente, quando si tratta di rivelare tragiche gaffes: non sapremo mai chi sia quell'importante uomo politico interessato alla “fiSarmonica di Berlino” , al punto da immaginarne un trasporto speciale per l'ingombrante quanto inusitato “strumento”. Né sapremo per opera di chi vennero determinate le dimissioni da Sovrintendente del Teatro alla Scala dopo quasi un biennio di impegno presso la più importante Fondazione lirica italiana. Nel libro scopriamo alcuni aspetti inediti di molti grandi miti: un Andrea Bocelli che non ne vuole sapere di entrare in scena in Bohème a Cagliari, quasi spinto a forza , tanto era intimidito e impaurito dall'impegno che lo attendeva; un Domingo che pur di partecipare alla festa del “Viaggio a Reims” con Abbado accetta di partecipare come comparsa, nei panni di Re Carlo X, ma senza dire niente a nessuno; il potentissimo Valentin Procinsky, agente di alcuni tra i più grandi nomi del firmamento internazionale, che per convincere Lorin Maazel a non abbandonare una produzione poco gradita, intreccia uno stralunato e surreale balletto, librandosi sul palco come una goffa farfalla.

Le pagine scorrono, una dietro l'altra come un album fotografico e quando si materializza l'immagine di Carlos Kleiber, cioé di uno dei massimi direttori d'orchestra mai esistiti, si avverte la lecita fierezza di Mauro Meli: è stato lui a portare Kleiber in Italia per l'ultima volta, a Cagliari , nel 1999, per due eccezionali concerti.

Una vita operosa e un'attività incessante, con l'obiettivo fisso di appagare pubblico e critica convenuti ai vari eventi: Cagliari diventa uno dei teatri più in vista d'Italia, Parma addirittura rivaleggia con la Scala. Tutto ciò ha un prezzo: Mauro Meli , abituato a fare tutto da solo o con l'aiuto di pochi, fidatissimi amici, si trova a dover fronteggiare attacchi anche molto aspri da parte dell'allora Sindaco di Parma, Pizzarotti, , sempre basati sui suoi presunti , altissimi compensi. Riprendo questo punto essenziale dell'intervista succitata:

 

Come spiega la dura polemica attuale con il Sindaco Pizzarotti e la questione dell'orchestra del Regio, licenziata così...di punto in bianco?-


 L'orchestra è stata licenziata 3 anni prima della scadenza del suo mandato.  

Rimpiazzata da un'orchestra, la Toscanini, che era nata per essere un'orchestra

regionale....mah....mi chiedo perchè? Sembra un dispetto....Poi anche questa polemica

con il Sindaco non la capisco: Lui continua dire che io ero costosissimo e che la nuova

gestione è meno onerosa....Ma se io prendevo 200.000Euro lordi l'anno e gli attuali

costano 280.000Euro ???! Dov'è il risparmio? Inoltre io facevo tutto da solo, mentre a

Parma ora sono in due quindi: doppi viaggi, doppie macchine, doppi alberghi, doppi

pasti....mah.... A me non piace criticare i colleghi ma ci sono cose che gridano vendetta:

la questione dell'orchestra licenziata, per esempio. Ma anche il Festival Verdi, che per

Parma dovrebbe essere un fiore all'occhiello, un fatto attrattivo. Ora sono tornati a un

finto Festival, con due titoli, uno a settembre e uno a ottobre. Io credo che ogni format

festivaliero debba avere una formula che assicuri al pubblico una continuità, una serie di

eventi a ciclo quasi continuo. Insomma, diciamolo chiaramente: chi compra un pacchetto

attraverso i tour operators in America, in Giappone , in Finlandia per venire a Parma,

quindi chi affronta un viaggio che finirà con il costargli 2\3000 Euro vuole vedere almeno

4 o 5 cose!! Mi pare logico. Il mio Festival Verdi produceva 12 milioni di Euro di indotto a

fronte di 3 milioni di costi. Queste sono le cifre ufficiali, tutte verificabili.”



Credo sia davvero azzeccato il titolo “La Musica al rovescio” , per il primo libro di Mauro Meli. In Italia quasi tutte le questioni hanno un lato A e un lato B, che è l'esatto opposto. Vero è che se si vuole far cultura e proporre grandi eventi musicali, mantenendo alto il livello, bisogna spendere e con le nostre leggi, con la quasi inesistente defiscalizzazione dei contributi alla cultura della Legge Bray, senza gli emolumenti dello Stato....il cosiddetto “alto livello” ce lo possiamo dimenticare. In questo Meli è categorico: senza l'intervento dei vari governi per la cultura non si va da nessuna parte. Gli uffici marketing dei teatri non garantiscono sufficienti sponsorizzazioni , le grandi stagioni si fanno con i dovuti budget e non con i fichi secchi, nonostante le tante iniziative che possono essere prese.

Sono considerazioni un po' tristi, certo: dal 2011 è tutto un pianto, ci sono teatri e fondazioni liriche che versano in condizioni drammatiche, né si vedono segnali politici in favore di maggiori incentivi, anzi...il contrario. Per molti la Musica, l'Opera , è un passatempo per ricchi annoiati; i musicisti sono visti come buontemponi, perditempo, pazzoidi, un articolo recente descrive professori d'orchestra e artisti del Coro come una casta privilegiata, per lo più lamentosa.

Ecco, io consiglierei questo libro ai beati ignoranti, magari a qualcuno di quei politici che pensano a una fisarmonica quando sentono parlare di Filarmonica. Forse scorrendo alcuni di questi nomi e partecipando idealmente alle scorribande in giro per il mondo di Mauro Meli e dei suoi grandi amici....forse, sarò ottimista...si renderanno conto del formidabile indotto che può creare la nostra cultura, se debitamente sostenuta.