JONAS KAUFMANN E IL CAROSELLO NAPOLETANO
Lunedì 12 Settembre 2016 23:50

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La due giorni napoletana di Jonas Kaufmann, il superdivo dell'Opera, si conclude al San Carlo di Napoli con quello che doveva segnarne il trionfo finale, un concerto di canto in un glorioso teatro e si risolve invece in una débacle vocale. Seguo Radio3 in diretta e via via che si consuma l'evento mi rendo conto di quale scotto debba pagare un Divo per essere tale, soprattutto quando l'organizzazione di tali spettacoli viene affidata a persone armate certamente di buona volontà (e mi riferisco a chi ha articolato la tabella di marcia del tenore) ma totalmente digiuni delle regole che ogni cantante lirico deve seguire prima di affrontare un impegno canoro.

Ascolto attonito le quattro canzoni , “Parlami d'amore Mariu' “, “Torna a Surriento”, “Parla più piano” , “Core 'ngrato” , in cui la voce di Kaufmann si presenta opaca, sfibrata, e al limite dell'afonìa man mano che si succedono le note...Poi è lo stesso interprete a rivolgersi imbarazzato al pubblico: “Scusate.....oggi ho parlato troppo” ...non ce la fa più, è chiaro, lo hanno fatto parlare troppo e ha ragione!

Mi chiedo: ma lo sanno i signori del “Mattino” di Napoli che un tenore prima di affrontare un concerto deve stare zitto, tranquillo, magari rilassato in albergo?? Dai solerti cronisti di Radio3 si intuisce lo spaventoso “tour de force” napoletano: conversazione di tre ore con gli studenti di non so quanti conservatori al mattino, sballottato a San Pietro a Majella dal maestro De Simone , che gli sottopone alcuni incunaboli e lo intrattiene su fondamentali questioni musicologiche legate all'uso del mandolino (ma Kaufmann non è Giovanni Carli Ballola!) , immagino poi pranzi , pizze , interviste, altre chiacchiere a destra e a sinistra e le grida “Canta! Canta!” , per strappare un “Non ti scordar di me” al termine delle chiacchierate, almeno quello. E poi le prove prima del concerto, e ancora chiacchiere, domande....senza un attimo di sosta. Kaufmann, chi lo conosce lo sa, non si sottrae: è un tedesco di Monaco, che è la Napoli della Germania; un ragazzo estroverso, disponibile, il suo italiano è fluente, la parlantina incessante.

 

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Si può obiettare: la colpa è anche sua se si è reso disponibile. Non sono del tutto d'accordo: la colpa è del sistema, di questo “carosello” cui bisogna sottoporsi per forza, per pubblicizzare un disco, per fare passerella, come se un cantante lirico possa essere paragonato a una soubrette televisiva o a un attore di cinema. Non è così. Non è un robot, l'organo vocale obbliga a precisi riposi, ritmi del tutto diversi. Senza arrivare agli estremi di un Del Monaco, che prima di un impegno vocale non parlava nemmeno più e si esprimeva attraverso bigliettini di carta, o di Kraus che lasciava passare quattro giorni tra una recita e l'altra, dico: non si poteva lasciare tranquillo il Divo almeno il giorno del concerto?

Niente da fare. La macchina da guerra è implacabile, l' “organizzazione” decide e lo immola senza pietà. Davanti al pubblico del San Carlo e al più vasto pubblico di Radio3 si consuma il sacrificio e si propone, irriconoscibile, la voce che aveva stupito in Wagner , in Verdi,in Puccini.

Da estimatore e anche buon conoscente di questo simpatico e generoso Artista posso solo consigliargli di non accettare mai più in futuro simili “caroselli”. Stress di questo genere hanno contraddistinto le carriere di molti suoi colleghi, da Gigli arrivando a Domingo e a Pavarotti: ma erano diverse le organizzazioni vocali. Domingo e Pavarotti, ognuno a  modo suo, non hanno mai cantato utilizzando il “capitale” ma sempre gli “interessi”; dovrei addentrarmi in una spiegazione troppo tecnica, tuttavia chiunque ascoltando attentamente Domingo e Pavarotti,  paragonati a Kaufmann ,  avvertirà da parte loro  un uso molto accorto dei suoni “alti”, chi un po' più nel naso chi più nelle cavità facciali. Con quel sistema ti affatichi assai meno. Kaufmann, per scurire i suoni, utilizza cavità più basse, e per essere al 100% della forma deve riposarsi maggiormente, perchè parlare stanca: quando si parla la voce batte sempre su uno stesso punto o quasi delle corde vocali. Già nel clip della conversazione mattutina per i ragazzi delle  scuole,  si sentiva in Kaufmann una voce stanca, figuriamoci poi la sera.

Dopo lo sconcerto, sottolineato dall'imbarazzo dei commentatori, Radio3 ha trasmesso un estratto dal “Siegfried” di Wagner, cantato meravigliosamente da Kaufmann in forma, il confronto era impietoso . Ho spento la radio e ho raggiunto la mia mèta, pensando a lungo. Poi ho deciso di scrivere queste poche righe, con la speranza che possano servire a qualcosa e a qualcuno.

 

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