Intervista con Zubin Mehta: Verdi, Falstaff e le regìe moderne... |
Giovedì 17 Novembre 2016 23:35 |
Superata la soglia degli 80 anni, portati splendidamente grazie a una inesauribile verve da ragazzino, Zubin Mehta è uno dei massimi direttori d’orchestra di ogni epoca. Con la Sua attività multiforme e distribuita in ogni parte del mondo a ritmi impressionanti ha partecipato a eventi di portata mondiale , avendo al Suo fianco i più grandi interpreti non soltanto canori : valga per tutti quell’infuocato concerto che lo vedeva dirigere il leggendario Horowitz nel Terzo Concerto di Rachmaninoff, una delle vette della Storia dell’interpretazione musicale. La discografia è sterminata e conta alcune incisioni considerate di assoluto riferimento per ogni appassionato: anche qui mi limito a citare la Turandot con il trio Sutherland, Pavarotti, Caballé , l’Aida con Corelli e la Nilsson, il Trovatore con Domingo, Milnes e la Price, senza dimenticare taluni megaeventi di risonanza planetaria. Adorato da musicisti, orchestre e pubblico di ogni parte del globo, richiestissimo tanto da non avere mai un attimo di sosta, oggi Mehta è nell’amata città di Vienna, preparando un nuovo Falstaff di Verdi, titolo con il quale tornerà alla Scala .
-Maestro, come sta?
-”Bene grazie,sto lavorando molto qui a Vienna ,con David Mc Vicar:una produzione quattrocentesca con qualche escursione...beh,la quercia non è del tutto romantica,ma i cantanti sono davvero fantastici: a partire da Ambrogio Maestri, che è il miglior Falstaff, poi c’è Carmen Giannattasio come Alice, Meg è norvegese,Nannetta è israeliana..una compagnia che funziona bene,con la filarmonica di Vienna in buca vuol dire già partire vincenti...”
- Parliamo di regìe. Il grande tema attuale è quello che divide il mondo degli appassionati d’Opera in due: tradizionalisti e modernisti. Lei come si schiera?
- “Guardi io ho fatto vari Falstaff moderni e quando il regista ha immaginazione, tutto funziona bene. Però voglio dirLe che quando mi sono incontrato con MacVicar,gli ho detto :”Guarda, potrebbe essere il mio ultimo Falstaff,fammi un favore, ambientalo nel 400... “-
- Lei come vede Falstaff? E’ un’opera crepuscolare, tragica ma al tempo stesso c’è una forte componente comica che muove tutto il prezioso meccanismo verdiano.
-”Non direi esattamente comica.Per dirigere Falstaff bisogna conoscere a fondo tutti gli stilemi verdiani.Io ho avuto modo di dirigere Rigoletto Traviata Forza del destino,Aida Otello giungendo DOPO al Falstaff. E’ stato un percorso necessario e importante per me, solo così sono riuscito a capire e a “sentire” tutto il lavoro compiuto da Verdi. Comunque è vero quello che Lei dice: è anche un’opera crepuscolare, tragica, molto tragica. Falstaff non è divertente...c'è molto dell’Enrico IV e dell’Enrico V di Shakespeare naturalmente ,ma quando arriviamo a Verdi e Boito troviamo un poveraccio, una figura tragica.”
- Lei pensa sia necessario un baritono italiano per questa parte? C’è molta “italianità” nel personaggio.
-” Quello che dice è vero,l'italianità conta molto...ma per esempio il baritono Bryn Terfel canta un italiano perfetto, nessuno si accorge che non è italiano. A parte lui, però, con molti stranieri io sogno di avere un italiano...” -
-Lei ha una lunga gloriosa carriera alle spalle. Ha avuto la possibilità di lavorare con cantanti eccezionali, voci mitiche: penso alle Aide con Corelli e la Nilsson, la Price, le Turandot con Caballé, Pavarotti, la lista è infinita. Come vede il passaggio da quelle vocalità alle voci attuali? Lei è d’accordo sulla tesi di molti appassionati che giudicano inferiori i cantanti attuali rispetto a quelli del “buon tempo che fu”?-
-” No. Direi anzi che oggi i cantanti sono più educati musicalmente, più preparati.Ovviamente all’epoca c'erano eccezioni, ma in Italia particolarmente i cantanti attuali sono molto più educati ed è più facile lavorare con loro..le voci possono piacere o meno, questo è chiaro.Il tenore Fabio Sartori, per esempio, è un grande tenore italiano,il baritono Ambrogio Maestri... nessuno è meglio di lui.”
-Cosa ne pensa dei direttori d’orchestra che corrono. Oggi assistiamo a tante recite, ma anche concerti, all’insegna della corsa sfrenata, qual è il Suo parere a riguardo? -
-” Eh eh...(ridacchia)... ora non posso fare nomi ma posso dirle che molte volte esco dalle sale da concerto che sono non soltanto in disaccordo....ma proprio arrabbiato...mi interesserebbe sapere dal collega quale pensiero ha avuto per dirigere in quel modo....ci sono alcuni che proprio rovinano la musica ...”-
-Colpa di Toscanini? Taluni magari pensano che velocità vuol dire bellezza, bravura?-
-” Non penso proprio alla velocità come fattore di bellezza...vede,quando abbiamo un tempo veloce noi dobbiamo comunque sentire tutte le note,se no è un casino!....La fuga del Falstaff, ad esempio, non può essere troppo svelta...” -
-La sua ultima Aida incisa in studio, con Bocelli, la Lewis e i complessi del Maggio Musicale Fiorentino , è molto solenne nobile, con un taglio aristocratico,non frenetico ...-
-”Devo dire che ho lavorato molto bene con il mio amico Bocelli,c'è un grande vantaggio dato dalla sua musicalità,la Lewis anche..è fantastica,mi sono trovato molto bene con lei. Avevo anche l'orchestra di Firenze,che oggi è una delle più grandi orchestre europee.” -
-I prossimi impegni italiani?-
“Ho un contratto con la Scala per i prossimi tre anni,farò a maggio il mio ultimo Maggio Fiorentino con Don Carlo.Come vede non lascio l'Italia.”
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