TRAVIATA e l'assalto di Forte Apache
Venerdì 10 Marzo 2017 23:43

 

             traviata_netrebko1

Non so se questa scaligera sia l’ultima Traviata della Netrebko ma ha tanto l’aria di esserlo. La voce si è molto ingrossata e dalla registrazione appare decisamente appesantita, il che non significa “normale evoluzione” di una voce come molti vorrebbero far credere. Una voce, ben emessa e controllata, non si snatura , se è chiara resta chiara se è scura resta scura, mantenendo intatte le caratteristiche precipue che sono colore, estensione, possibilmente agilità. Con l’età possono senz’altro accorciarsi i fiati ma non è questo il problema della Netrebko attuale: direi anzi che è proprio il quasi esasperato appoggio dei suoni che le garantisce non solo la tenuta ma la proiezione, il senso della “voce grande” che colpisce nell’ascoltarla dal vivo. Il problema vero della ViolettONA ipervitaminizzata proposta il 9 marzo nella sala del Piermarini è che siamo di fronte a una potenziale Turandot o Brunilde che sfarfalleggia nei salotti parigini come nulla fosse, determinando con la complicità di un elefantiaco, pesante e lentissimo Nello Santi sul podio una Traviata extralarge . Già a partire dal Brindisi non siamo in casa Valéry ma di fronte alla battaglia finale del Signore degli Anelli, con gli orchi da una parte e i buoni dall’altra a spararsi cannonate e catapulte. Né le cose migliorano man mano che l’ipertrofico spettacolo va avanti: il duetto “Un dì felice, eterea’ , lungi dal rievocare emozioni fiabesche e -appunto- ‘eteree’ , cioè l’incontro di una ragazza molto giovane con un giovane spasimante, sembra un match di lotta greco-romana tra due pesi massimi. Dopo un finale primo atto che preferirei dimenticare, con l’orribile e vecchissimo trucco del re bemolle preso col trampolino dell’ottava bassa (“gioir, gioir …AH -AAAH”), le cose procedono un pò meglio nel duettone del II atto con Gérmont, anche se giunti al “Morrò, la mia memoria” si ode una sorta di Marcia al Supplizio staccata da Santi in maniera infernale. Sono tra i fautori del Verdi nobile e non staccato in uno, come avviene in tante esecuzioni paratoscaniniane, ma qui siamo al mortorio.Gli ultimi “addio, addio” di Violetta e Gérmont paiono eterni e di una pesantezza imbarazzante.”Amami Alfredo” è sicuramente dilagante e di inusitata potenza, ma Traviata non è il lancio del giavellotto e il teatro non esplode come ci si aspetterebbe. Molto buono il sostanzioso “Alfredo, Alfredo di questo core” , ma dopo poche battute il pesantissimo Santi obbliga Anna e i Suoi a spingere e ricomincia l’assalto a Forte Apache. L’Addio del passato è cantato a gola spiegata senza il dolore e il senso del morbo che toglie ogni speranza a Violetta: qui è Maddalena di Coigny che pensa ad Andrea Chénier, non più la tenue diafana e consunta demimondaine che in tante diverse interpretazioni abbiamo conosciuto. Idem come sopra in “Parigi, o cara” .

                    

meli_nucci                              

 Capisco anche la necessità di Francesco Meli, tenore dalle ben note eccelse qualità ben messe in luce dal ruolo di Alfredo, di non lasciarsi totalmente sopraffare dall’onda sonora proveniente dall’esuberante partner. Meli conosce assai bene la Netrebko, con la quale ha condiviso e condivide fior di produzioni (tra qualche mese persino l’Aida), per cui è costretto a non poter sfumare più di tanto o a perdersi  a questo punto in inutili finezze per non essere travolto: ‘croce e delizia’ e tutto quel che segue si traduce in una sequenza di suoni spinti e allargati . Meglio nella grande aria del II atto, dove ovviamente canta da solo . Tuttavia si registrano: “Lunge da lAi…e le pompose fAste…che in una voce bella e importante come quella di Meli non dovrebbero apparire.La scena della borsa è superata con piglio e slancio eroici, anche se il celeberrimo “che qui pagata io l’ho” non convince, risultando un suono troppo coperto e con un inizio di oscillazione che lascia supporre una spinta eccessiva. Lo stesso campanello d’allarme suona  per i la bemolli di “la vita uniti trascorreremo” durante Parigi o cara, ma si ripropone lo stesso problema del primo duetto, una gara a chi ha la voce più forte: gara inutile poiché entrambi hanno una gran voce di natura.

Tutte cose che siamo certi saranno controllate meglio in futuro, soprattutto quando arriveranno i perigliosi  approdi  di Aida & C. in quel di Salisburgo.…Il primo vero colpevole di questa Traviata ipercalorica resta comunque Santi, festeggiato come una sorta di nuovo Toscanini, solo in virtù dell’anagrafe:ma. stiamo scherzando? A parte il fatto che la Traviata di Toscanini , la più veloce del West, è l’esatto contrario della mastodontica Traviata di Nello Santi (cos’è il Coro “Si ridesti in ciel l’aurora” :siamo tra i Gibichunghi nel Crepuscolo degli Dei!;  cos’è la cabaletta “O mio rimorso”…il massacro di Little Big Horn; le Zingarelle che percuotono i tamburelli come fossero le incudini del Trovatore; cos’è il finale, da “gran Dio, morir …”. in poi…), ma quel che più sgomenta in un direttore di antica e comprovata nonché conclamata esperienza è verificare per tutta la durata dell’opera una assenza pressoché continua di sfumature, colori, abbandoni che sono il sale di cui Verdi cosparge le sue pagine, dalla prima all’ultima del catalogo. La Traviata di Santi è un carro con le ruote di piombo e così procede dal Preludio all’ultimo accordo. Non basta, mi dispiace, conoscere a memoria una partitura se non se ne rispettano le dinamiche: diventa pura esibizione, saccenza fine a sé stessa. Ritrovo in questa Traviata la stessa magniloquenza dei Rigoletti, dei Don Carlo, delle Aide di cui Santi ha arricchito il proprio carnet.

Leo Nucci è vittima della stessa concertazione e quindi aumentano a dismisura gli accenti aggiunti e i portamenti , quel cantare con lo “scalino”  di cui un vocalista sicuro e dalla voce facile come Nucci non avrebbe alcun bisogno. La voce è sana e squillante, sorretta da un sostegno sul fiato ancora solidissimo, e la grande aria “Di Provenza” viene eseguita benissimo, portamenti dal basso a parte.Santi regala al baritono persino la cabaletta “No,non udrai rimproveri” ,anche se solo una strofa come già era accaduto nel caso della cabaletta del tenore.

Annina bravissima, voce e interpretazione di gran classe, come il resto dei comprimari.

                Santi_Nello_23