Bocelli al Duomo di Milano |
Domenica 12 Aprile 2020 18:52 |
Come già era accaduto qualche giorno fa per la benedizione straordinaria del Papa, in una Piazza San Pietro deserta , bella come mai prima di allora, anche il concerto di Andrea Bocelli a Milano, solo all’interno del Duomo e sul sagrato, è stata l’occasione per veder trionfare la Bellezza su ogni contingenza terrena, sia pure quella tragica determinata dal virus. Andrea Bocelli è stato invitato dal Sindaco di Milano e dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, nata nel 1387. Un simbolo e un testimonial affermatosi in tutto il mondo grazie alla sua innata straordinaria musicalità e mosso da una sincera, totale passione per il Canto lirico. Accompagnato all’organo da Emanuele Vianelli ha cantato una selezione di brani sacri : Panis angelicus di Franck, Ave Maria di Bach-Gounod, il Santa Maria di Mascagni (rielaborazione del celeberrimo Intermezzo dalla Cavalleria rusticana) , il Domine Deus dalla Petite Messe Solennelle di Rossini e Amazing Grace per chiudere, con le bellissime immagini di Parigi, Londra, New York deserte. E’ proprio l’assenza della gente , della folla , a rendere più denso di significato l’evento e a consentire una maggior concentrazione sulla preghiera e sulla musica. Bocelli ha il dono dell’immediata riconoscibilità del timbro, chiaro, nitido nella dizione, intonatissimo, e inoltre possiede una invidiabile lunghezza nei fiati, oltre alla ben nota estensione. Non ha mai nascosto la sua totale dedizione a un idolo, il tenore Franco Corelli, con il quale riuscì persino a studiare. Il la naturale acuto filato, cioè attaccato forte e poi smorzato a regola d’arte, nel finale del Santa Maria di Mascagni è una autentica prodezza di cui non so quanti tenori di oggi sarebbero capaci, con la stessa dolcezza e la stessa intenzione espressiva: erano questi gli effetti con cui Franco Corelli mandava le folle in visibilio e sono forse proprio queste capacità che rendono Bocelli unico e anche molto invidiato.
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