Cavalleria top level al San Carlo di Napoli |
Venerdì 04 Dicembre 2020 21:10 |
Nella partita delle inaugurazioni a teatri vuoti Napoli batte Firenze 5 a zero, per quel che mi riguarda. Un cast d’eccezione e in forma smagliante ha dimostrato che la classe non è acqua e che non si è “grandi” per caso. Jonas Kaufmann ed Elina Garanca una coppia ideale per i ruoli di Turiddu e Santuzza, due vocalità amalgamate come solo i grandi artisti sanno essere quando parlano la stessa lingua ed esprimono pari emozioni. Jonas Kaufmann aveva subito fatto capire che era in gran forma cesellando una Siciliana come pochissimi tenori hanno saputo fare prima di lui, concludendo in un fiato solo il tremendo vocalizzo che Mascagni assegna al tenore, con un musicalissimo fa in diminuendo. Da lì si capiva che la serata avrebbe spiccato il volo. Del resto quando hai allineati una Mamma Lucia fenomenale , da brivido, come Elena Zilio, un baritono roccioso e sottilmente protervo come Claudio Sgura, perfetto in ogni suo intervento, una Lola di extra-lusso come Maria Agresta, che ha saputo regalare un “Fior di giaggiolo” dolcissimo e raffinato (aggiungerei :FINALMENTE, dopo troppe “strappone “ udite e viste in questa parte) , condotti sul podio da un giovane e valoroso maestro, Juraj Valcuha, che senza trascurare l’aspetto drammatico e verista della partitura ha salvaguardato i colori, le molteplici sfumature: quando tutti gli ingredienti sono giusti…il piatto viene perfetto.
Magnifici anche gli interventi del Coro, schierato in maniera oratoriale, con le inspiegabili mascherine collocate sul volto dei soli contralti??? E perché mai? Sono quei misteri che forse, chissà, un giorno verranno svelati. Tornando a Kaufmann e alla Garanca , aggiungerò che ogni frase, ogni accento aveva il suo senso musicale ed espressivo: due grandi cantanti ma anche due raffinati attori, che senza troppe smorfie e con una gestualità sempre calibrata ed elegante , hanno nobilitato i loro ruoli e rispettato gli intenti dell’Autore, troppe volte mortificato da esecuzioni rozze e piatte. Verismo non vuol dire volgarità a buon mercato, lo “stile verista” è uno stile ALTO a tutti gli effetti, come dimostrato da molti grandi artisti del passato e per fortuna da due grandi di oggi. Imperioso il si naturale acuto sul Brindisi di Kaufmann e da pelle d’oca la Garanca nella sua aria e nei duetti con Turiddu e Alfio. La “Malapasqua” detta con voce di petto un pò da orchessa, ma si sa: quello è un punto micidiale per chiunque. Difficile eguagliare la Simionato o la Bruna Rasa . La formula concertante , con piccole post produzioni, si è rivelata vincente. Mille volte meglio di una insulsa regìa.
|