TRAVIATA PANDEMICA, UN'OCCASIONE MANCATA |
Venerdì 09 Aprile 2021 22:10 |
Non posso nascondere una profonda delusione dopo l’ascolto e la visione su Rai3 della Traviata realizzata all’Opera di Roma e appena trasmessa in differita. Martone, il regista, non ripete il buon risultato del precedente Barbiere di Siviglia , ma Rossini non è Verdi e dove la “folle journée” riesce a travolgere e coinvolgere tutto (e tutti) anche in casi tristi come il lockdown precedente, in Traviata il gioco non funziona se non si animano le due feste, se le luci sono mal disposte in molte scene (risultando talvolta buie e poco definite), se il dramma non riesce a risultare credibile a causa di talune strane isterie della protagonista , se la post produzione che pur dovrebbe assicurare una fattura più dinamica, estrosa, fantasiosa e tecnicamente coinvolgente, si riduce alla sola ripresa esterna del duello tra Alfredo e il barone (francamente kitsch) e della scontatissima festa del Bue grasso con poche comparse sulla strada che costeggia il Teatro, col passaggio degli autobus sullo sfondo. L' impressione è stata quella di una Traviata "pandemica" , dove alla tragedia si sostituiva il senso del macabro. Assai più riuscita a mio parere la meno strombazzata Traviata in streaming del Teatro Bellini di Catania, realizzata con mezzi infinitamente inferiori e con costi decisamente più contenuti. Alla fine ha trionfato il meraviglioso lampadario del Teatro, sfruttato in tutta la sua gigantesca magnificenza, fatto scendere giù dalla sua naturale collocazione e unica fonte di luce e di bellezza in uno spettacolo che, purtroppo, di bellezza non ha brillato. Peccato per questa occasione mancata, perché di idee carine ce n’erano anche: il duetto “Un dì felice” cantato sulle scale del teatro, le tele dipinte staccate una a una da Gérmont durante il duetto del II atto e che poteva rappresentare molto efficacemente i sogni di Violetta che si infrangono miseramente, la scena della Borsa veemente e con stacchi cinematografici giusti. Abbiamo trovato anche un piccolo plagio e cioè la fuga di Alfredo in carrozza durante la cabaletta “O mio rimorso” , un copia/incolla del famoso film di Patroni Griffi prodotto da Andermann con Josè Cura nella parte di Alfredo. Vorrei velocemente e pietosamente commentare la parte musicale, cercando di non infierire troppo . I cantanti hanno fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità per tentare di non naufragare a causa della direzione schizofrenica del maestro Gatti, che sono certo darà il meglio di sé stesso nel prossimo incarico sinfonico presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Una direzione incomprensibile che ricalca quella già discutibile del Rigoletto ma peggiorando persino la situazione: tempi a volte lentissimi ( Preludio del I e III atto, aria di Alfredo, Coro delle Zingarelle, finale ) e improvvisamente rapidissimi , come l’assurdo “Dite alla giovine” , “Alfredo, Alfredo” , “Amami Alfredo”, che -è vero- in alcune edizioni rasentavano il fermo immagine ma che in questa hanno purtroppo ricordato Ridolini. Traviata non è opera facile da concertare e su tutti i direttori aleggia il fantasma di Toscanini e di quella, invero brutta (a mio giudizio) edizione radiofonica. Ma qui si è raggiunto un nuovo record negativo e i solisti sono stati messi più volte in difficoltà. Credo anche che la resa audio abbia nuociuto non poco e ne parlò molto dettagliatamente il tenore Saimir Pirgu in Barcaccia, un paio di settimane fa, lamentando l’enorme fatica per raggiungere un livello ottimale. Qualcuno poi dovrà spiegare PERCHE' il Marchese rivolgendosi a Flora durante la festa dice testualmente "CHE DIAMCIN vi pensate, l'accusa è falsità" invece di "CHE DIAMIN" , trasformando un evidente e famoso errore di stampa della Ricordi (DIANCI è scritto, invece di DIAMIN) in un nuovo testo italo-cinese , scritto persino nei sottotitoli!
Lisette Oropesa non mi è parsa in gran forma: una voce troppo leggera sebbene controllata da una solida tecnica, con un vibrato eccessivo in molti passaggi tanto da sfiorare il tremolo, mi bemolle francamente inutile se così eseguito, meglio nel secondo atto ma decisamente debole nella lettura della lettera e nell’Addio del passato dove i “zum zum” degli archi bassi che dovrebbero essere delicatissimi venivano paurosamente amplificati dal missaggio e rievocavano i fasti della Banda di Conversano. Pirgu ha cantato molto bene la cabaletta , la scena della Borsa e l’atto finale, dove appoggiava la voce senza spoggiare i suoni per non urtare il microfono , ma tutte le volte che “accennava” perdeva di autorità e dava l’effetto della candela quando, esaurita la cera, si squaglia sul suo supporto. Frontali ha sostenuto la parte con autorevolezza e vigore, a parte qualche piccolo slittamento di intonazione qua e là. Mi è piaciuta moltissimo Annina, Angela Schisano,voce timbricamente migliore rispetto alla stessa Violetta e il Giuseppe puntuale di Michael Alfonsi. Un velo si stenda sugli altri, lodando ovviamente il loro impegno. La consueta domanda: perché direttore e orchestra con mascherine? Non avevano fatto i tamponi? Risultavano contagiosi? Sono i misteri della fede sanitaria che prima o poi (o forse mai) qualcuno ci svelerà. Coro e Orchestra sono oggi tra i migliori in Italia e molti assoli sono stati di pregevolissima fattura. Risale il lampadario , speriamo che illumini presto una sala con poltrone, spettatori in carne e ossa e congiunti nei palchi, almeno al 60% della capienza come pare si voglia fare a breve.
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