TEARTRO VERDI di PISA: la NEW WAVE |
Martedì 10 Agosto 2021 12:07 |
(in foto: Giuseppe Altomare, Tea Purtseladze, Dario Di Vietri, Gaetano Triscari)
(il soprano Tea Purtseladze)
Si è conclusa con grande successo di pubblico la produzione-lampo di Tosca al Giardino Scotto di Pisa.
Vi sono varie ragioni , da direttore artistico, per essere più che soddisfatto e vorrei farvene partecipi con queste mie riflessioni.
1. Una sfida vinta.
Al Giardino Scotto non si faceva opera da circa 40 anni, si trattava di ripristinare una situazione logisticamente nuova e irta di problematiche: un'infinità di cavi da portare ovunque, la sistemazione di luci e proiettori estremamente pericolosa in caso di acquazzone , l'organizzazione di palco e camerini non facile (anche se la presenza degli arsenali sotterranei , immensi, ha potuto rimediare all'assenza di veri e propri spazi per i camerini) , le soluzioni optate per l'acustica . Tutto ciò in un periodo funestato dalla pandemia e dai decreti relativi, l'organizzazione interna ha saputo fronteggiare benissimo ogni necessità, allestendo una infermeria per i tamponi rapidi all'interno dei sotterranei , comodissima per tutti.
Sfida vinta dunque, e devo ringraziare per questo l'amministrazione comunale nella persona in primis di Maria Punzo, che si è letteralmente prodigata per la miglior riuscita dell'evento, oltre all'assessore alla cultura Pierpaolo Magnani, all'ufficio produzione con Vincenzo Toti e Manuela Papi costantemente al lavoro nonostante il periodo di ferie. Lo staff messo in piedi dall'ufficio produzione è stato ESEMPLARE: dal direttore di scena Lorenzo Giossi, perfetto, all'assistente Luca Corsi, immancabile e infallibile, alla maestra alle luci (e ai cannoni) Arianna, ai maestri collaboratori TUTTI, allo staff trucco parrucco sarte , impegnatissimi e instancabili.
Con queste premesse faremo il prossimo anno un vero e proprio Festival, aggiungendo titoli e creando a Pisa un polo estivo straordinario.
2. Budget contenuto
Alla base di ogni programmazione , oltre alle idee (e forse prima di quelle) ci vogliono i danari. Dura lex sed lex. Pisa al momento non dispone di fondi aggiuntivi provenienti da sponsorizzazioni private (diciamo pure che domina in città una certa tendenza a tener ben serrate borse e portafogli, quando si tratta di investire in Arte e Cultura). Abbiamo fatto tutto utilizzando il budget previsto per la normale stagione al chiuso, già al limite per il resto della programmazione (che da agosto a dicembre prevede la bellezza di 6 eventi operistici più concerti e serate speciali , mai successo prima nella storia del Teatro).
Per restare nei limiti del budget bisogna operare una sorta di piccola rivoluzione e invertire le abitudini: a) diminuire il numero delle prove (non serve a nulla provare un mese di fila, occorrono prove razionali e giuste con gente che sa il fatto suo); b) rendere gli organici più razionali in modo tale da aumentare il lavoro durante l’anno per i musicisti , con più titoli, senza condensare tutto in un paio di situazioni in cui magari si è costretti a piazzare elementi in esubero nei palchi (soprattutto adesso in cui vige il distanziamento sociale) ; c) eliminare costi inutili di produzione, spese superflue dovute a regìe strampalate e stupidamente onerose facendo leva sulle risorse interne del teatro, che sono tante e tutte da scoprire (arredi, elementi scenici, costumi, attrezzeria); d) puntare sulla “tecnologia nella tradizione” , con progetti che seguano il rispetto dell’opera ma con l’impiego dei più innovativi mezzi tecnologici, senza faraoniche costruzioni sceniche (che andrebbero al macero dopo l’esecuzione). Con questo sistema una produzione costa la META’ rispetto a una dispendiosa “nuova produzione” , e con pari se non superiore effetto (se si è bravi). Per la Tosca abbiamo avuto il grande apporto di due valenti videomakers, Andrea e Matteo di Eventi e Cultura , che hanno dimostrato quanto contino la creatività e l'entusiasmo IN PRIMIS, affiancati da un professionista come Michele Della Mea alle luci, il quale in pochissimi giorni ha creato un gioiello.
3. Cast: non solo “nomi” ma soprattutto BRAVI
Qui torno a un concetto che mi è particolarmente caro. Avere un NOME non significa necessariamente essere BRAVO: in un’epoca contraddistinta dall’uso spregiudicato della pubblicità e della comunicazione , molto spesso le due cose non coincidono. Chi è bravo sul serio , vocalmente e interpretativamente , può benissimo non avere il cosiddetto altisonante “NOME” e , viceversa, esistono parecchi “nomi” che sono tali ma non sono “bravi”. Compito di una direzione artistica seria e competente è quello di selezionare per i cast artisti in grado di eseguire la propria parte vocalmente e interpretativamente al meglio. Per questa ragione ho avviato una procedura di audizioni dedicate ai talenti , presenti o non presenti nei roster delle varie agenzie: i ruoli vengono assegnati in base alle caratteristiche ideali per ogni singola parte, dopo aver esaminato la vocalità, il colore , la capacità di saper cantare piano e non solo forte, lo stile, l’arte scenica, il TALENTO (che è quel “quid” che va al di là di ogni considerazione , o ce l’hai o non ce l’hai).
Quindi largo a CHI MERITA perché è bravo.
Sono particolarmente felice del cast di Tosca, che in sole 4 prove (!!!) ha dimostrato quanto sia importante il talento rispetto a tante chiacchiere: una protagonista proveniente dalla grande scuola georgiana, Tea Purtseladze , cioè da un paese in cui il Canto si studia sul serio nel prestigioso Conservatorio di Tbilisi. Il gusto di saper cantare piano e pianissimo dove richiesto (e Tosca è TUTTO un ricamo, non è opera da urlare) , legando , ponendo accenti drammatici per raggiungere quel “bel canto nel Verismo” che è il non plus ultra. Unendo a ciò una naturale avvenenza che, per un ruolo così carismatico, non solo “non guasta” ma è proprio richiesta. Una Tosca che è stata delicata e ferina , dolce , estremamente femminile (Tosca non è una virago ) , senza mai trascendere ma con le “lame” al loro posto. Al suo fianco sono particolarmente felice di aver avuto la disponibilità del tenore italiano Dario Di Vietri, che domina la tessitura pucciniana con una voce molto ampia e squillante, in cui l’asso nella manica è costituito da acuti solidissimi . Abbiamo sentito arrancare tenori conclamati su “La vita mi costasse” nel primo atto, sul “Vittoria , vittoria” nel secondo e persino nell’aria del terzo atto, trasformatasi in un terribile “e lucevan le steCCHe” , persino in teatri importanti. Di Vietri svetta con sicurezza e solo per questo è già una garanzia, ma sa anche giocare sui suoni più cordiali e si impegna a realizzare quelle nuances di cui la parte è disseminata.
Il barone Scarpia era Giuseppe Altomare, un baritono elegante nella figura e roccioso nella vocalità, che sa risolvere nell’essenzialità del gesto , nella precisione e nella musicalità una parte così importante nella storia dell’Opera. Sono molto contento della sua calma e della sua professionalità, mi ci ritrovo appieno poiché a mio parere il Teatro è sovente ritrovo di schizzati : la calma , la riflessione, il contegno…portano ai migliori risultati.
Per i ruoli minori (che non esistono: esistono solo grandi artisti o piccoli artisti) ho scelto un gruppo di cantanti dotati di importanti vocalità: Antonio Pannunzio, Spoletta di forte impatto e di pronto intuito scenico, Gaetano Triscari, una vera rivelazione come Sciarrone (poche frasi ma finalmente eseguite con la voce!) , giovane brillante e bravissimo anche scenicamente, Adriano Gramigni nella parte di Angelotti, anche lui molto giovane e presente vocalmente , senza dimenticare lo storico Sagrestano di Angelo Nardinocchi, cantore della Cappella Giulia in Vaticano, aduso a frequentare Papi e Cardinali e quindi particolarmente esperto nel muoversi all’interno di Sant’Andrea della Valle.
A capo di tutto il maestro Hiro Yoshida, che ha portato una ventata di saggezza e calma giapponese, compiendo il miracolo con sole due letture e quattro prove (di cui una saltata per pioggia) assieme alla compagine Arché , che da circa 10 anni è attiva presso il Teatro Verdi. Ai signori musicisti dell’Orchestra e del Coro , capitanato dal maestro Bargagna (vecchia scuola, quella giusta) , un plauso e un ringraziamento particolare, perché non era facile eppure…si è giunti in porto alla grande. Ora: sotto con la Trilogia di Verdi per settembre e avanti tutta!
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