SCALA, APPUNTI SUL MACBETH |
Mercoledì 08 Dicembre 2021 08:50 |
Riporto qui di seguito qualche appunto, preso al volo durante il Macbeth scaligero di ieri sera. Scene obiettivamente belle, costose e importanti ma senza un significato preciso. Cos’è esattamente? Matrix, un manicomio? La Standa invasa da impiegati in vena di sciopero? Va bene così, è "moderno". L’ascensore va su e giù, non può far altro , via vai delle comparse. Appare la Netrebko, sfumazzante. Voce gonfiata oltre misura, a tratti sembra un tenore. Nell’aria d’entrata, affaticata, si ode una microstecca e il pubblico fa “buuu” alla fine, ricevendone da Lei in cambio una espressione a metà strada tra la stizza e il “chi se ne frega”. Luca Salsi si agita morchioso, cerca di creare accenti e colori aggiuntivi ma basterebbero sulla carta quelli previsti da Verdi. Nel 1 atto è vestito come Don Pasquale, in vète -de-chambre, l’ascensore continua a fare su e giù. Brutti i costumi, al punto da sembrare la Netrebko una domatrice del Circo Orfei , quasi la leggendaria Moira. La Netrebko prende troppi fiati, a volte si ode la presa di fiato al pari della nota musicale, effetto fastidiosissimo. Abdrazakov il migliore, ha classe , fraseggia con gusto, la voce è chiara ma ben emessa. Lo stesso il tenore Meli, che chiude benissimo la sua prima entrata. L’aria “La luce langue” viene eseguita dalla Netrebko in maniera verista, con clamorose note di petto che nel registro più grave si spengono nel nulla: è in fondo una Susanna che finge di cantare da soprano drammatico. Diciamo pure una SUPER- Susanna . Nel III atto il Coro assume definitivamente le sue movenze manicomiali. Il regista spiega in Tv e in Radio che quel Coro siamo tutti noi….in effetti viviamo in un manicomio a cielo aperto, ha perfettamente ragione a rappresentarci come una manica di dementi. Arrivano i Ballabili , splendidamente diretti da Chailly: buona l’idea di rimpiazzare il classico Corpo di Ballo dai cantanti stessi, anche se l’apparizione di Banco, ormai defunto è un pò fuori luogo. La Netrebko, novella Salomé, partecipa come può oggi alle danze e lo fa con il massimo impegno ma con effetto un pò triste. Sono lontani i tempi degli sfrenati balletti durante “Meine Lippen” , non resta che l’ombra di quella scatenata silfide. Mi commuovo nel vederla così, c’è un che di Sabba infernale. Salsi cerca di interpretare e lo fa con lena e impegno, ma la voce suona spesso chiusa tra naso e gola, motivo per cui i pochi acuti riservati a Macbeth suonano ovattati. Tentativo di "scopata" di ascensore tra Lady e il marito, non ben riuscito: sensualità ZERO, parevano due rinoceronti. La scena delle apparizioni è una seduta spiritica , buona intuizione di Livermore: Salsi un pò troppo sospiroso , la frase più bella dell’opera “Ah, che non hai tu vita” non ha l’efficacia dei Taddei, dei Bruson e dei Nucci. La Netrebko si riscatta sul Sonnambulismo e riguadagna punti risolvendo sul puro lirismo. Meli trionfa nella grande aria di Macduff, surclassando il secondo tenore nella cabaletta . Finale con Coro un pò stanco per tutta la ginnastica effettuata nei quattro atti . Applausi per tutti, fischi e contestazioni (quindi successo pieno) per la regia . Arrivederci e grazie. |