OPERA OGGI: IL NUOVO E IL VECCHIO
Mercoledì 08 Dicembre 2021 21:09

 

 

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Lo spettacolo Macbeth che ha inaugurato la Scala ieri sera ha prodotto, ancora una volta, la prevista spaccatura tra un pubblico legato alle antiche esecuzioni e un pubblico nuovo, più disposto ad accettare le “novità”.

È sempre stato così , fin dai primi tempi del Teatro inteso come tale. Ma di quali “novità” stiamo realmente parlando?

Intanto torniamo all’etimo, al significato profondo del termine “novità” , che è parola derivante dal latino “novitas, -atis” e che indica la condizione di qualcosa che sia nuovo, cioè fatto o concepito o conosciuto per la prima volta. Nel campo teatrale qualcosa che sia presentato per la PRIMA volta.

Cosa c’è di realmente “nuovo” non solo nello spettacolo visto ieri sera ma in generale nelle “novità” degli ultimi venti, trenta, persino o quarant’anni e oltre?

Definite deliranti mezzo secolo fa, le regìe operistiche di Ken Russell o Bob Wilson proponevano esattamente i medesimi clichés che ritroviamo oggi e, ripeto, non solo in Livermore che è un abile metteur-en-scène “di maniera” , un classico diremmo, ma in una quantità impressionante di adepti del “Regie-Theater” alla tedesca.  Ma ce li siamo dimenticati? Mimì che moriva di overdose 40 anni fa a Macerata? E quante Mimì abbiamo visto morire di overdose negli ultimi quarant’anni?  Una pletora.

Gli ammennicoli o meglio gli ingredienti sono sempre gli stessi:

 

  1.  1. Decontestualizzazione storica (cambiare epoca e costumi)

  2. 2.  Introdurre elementi che riconducano al nazi-fascismo (Nabucco= Hitler, Scarpia = Mussolini, Macbeth = un Tiranno)

  3. 3.  Per I costumi preferire lunghi cappotti neri o grigio-verdi, stivaloni, frustini, donne in guêpière se procaci vamp (Dalilah, Carmen, Preziosilla) ma attenzione: in guêpiere anche Rigoletto , visto come “diverso”.

  4. 4.  Elementi scenografici privilegiati, desunti dalla attualità: piscine, grattacieli, appartamenti , uffici, poltrone in pelle, sedie a rotelle.

  5. 5. Una autentica fissazione per cliniche, manicomi, case di cura, ospedali.

  6. 6.  Idem come sopra per automobili, specchiere, a volte vagoni , yachts.

 

Potrei continuare , la lista comprende tutto ciò da cui siamo quotidianamente circondati.

In cosa consiste dunque la novità? In un catalogo Postal Market ? In una lista di prodotti di cui Amazon bombarda ogni pagina internet?

La regìa? Confusa oggi con la scenografia o con gli effetti tecnologici .

La domanda è: cosa ha a che vedere la geniale Manon Lescaut o la Sonnambula  o la Traviata  di Visconti , che era puro teatro di REGIA (quello sì!)  con le regìe “moderne” dei Suoi successori?  Nulla. Da una parte abbiamo o una regìa dall’altra abbiamo uno spettacolo, magari sfolgorante di luci, effetti e trovate, ma con i protagonisti c he devono comunque combattere con le note scritte da Verdi, Puccini, Rossini, Bellini, Wagner.

Eh già, perché poi c’è la musica.

Nelle regìe di Ponnelle era musicale anche la locandina, nella gran parte delle regìe finto-moderne la musica cozza con violenza contro ciò che avviene in scena, tanto che chiudendo gli occhi si ha l’impressione non soltanto di ascoltare ma di “sognare” uno spettacolo diverso. O di sperare che possa esserlo riaprendo gli occhi.

Purtroppo l’immagine è quella tragica della realtà , ed è assolutamente vero quello che ha detto Livermore parlando del suo Macbeth : “Quel Coro, quelle persone che si muovono in scena….siamo noi.” Il fatto è : vogliamo ritrovarci specchiati nel Macbeth di Verdi, come una manica di ossessi, inebetiti , sottomessi , imprigionati in una Matrix come in fondo siamo un pò tutti, soprattutto in questi tempi grami in cui una pandemia “misteriosa” ci ha ridotti a topi da laboratorio?  Forse qualcuno vuole proprio questo , ma altri no.

Altri vogliono sognare e magari ritrovarsi in Teatro per emozionarsi  dietro il tracciato perfetto delle musiche di Verdi, Puccini, Rossini, Wagner. Emozionarsi non vuol dire assistere al ripetersi di spettacoli vecchi, uno uguale all’altro , ma stupire di fronte alla musica e alla novità, quella vera data dalla magia del momento, dall’equilibrio assoluto tra la drammaturgia e la musica che vola alto su tutto e su tutti. Se non poniamo al centro dei nostri pensieri il rispetto per la musica  e per i valori di un testo teatrale , al di là dell’ “effetto”  o di fissazioni personali che son spesso ossessioni, non ci libereremo mai e soprattutto non lasceremo volare in alto l’Opera d’Arte .

In molti casi si rischia il vilipendio della stessa. Alla faccia di una inesistente e irrealizzata “novità”.