Il "caso Venezi" e le Nozze di Figaro, la folle journée |
Mercoledì 01 Marzo 2023 19:20 |
Il “caso Venezi”: così si parla di Beatrice Venezi, musicista di professione, direttore d’orchestra e da poco istituzionalmente impegnata presso il Ministero della Cultura italiano come consigliere per la Musica, oggetto di una campagna diffamatoria senza precedenti dopo il cambio di marcia politico avvenuto a seguito delle elezioni dello scorso settembre. A scorrere molto velocemente la Rete, tra blogger assetati di sangue , Selvagge e selvaggine, assalitori, leoni e tigrotti da tastiera e più spesso da pastiera, oppositori e oliatori di professione o improvvisati, la Venezi è un bersaglio ideale soprattutto per il suo “outing” politico, fieramente e orgogliosamente schierato a Destra, cioè agli antipodi della tradizionale collocazione del mondo culturale.
Siamo in Italia e come ci ricordò Eugenio Scalfari, fino agli ultimi istanti della sua vita baluardo della Sinistra: “Si dice che sono stato fascista, monarchico, socialista, azionista, comunista, demitiano... Ed il bello è che è tutto vero.” Non c’è gioco più perverso e disgustoso che cercare di demolire il proprio avversario non contestando o anche contrastando le sue idee con le proprie, argomentandole, ma cercando di distruggerlo , gettando una cattiva luce su tutto ciò dove può essere attaccato. Leggendo i vari articoli al veleno pubblicati negli ultimi mesi, guarda caso dopo la nomina della Venezi a consigliere del Ministro, ravvisiamo ovunque quel maldestro e scoperto tentativo: parlar male di chi si è impegnato per migliorare sé stesso, senza preoccuparsi invece di migliorare sé stessi. Se poi è una donna, bella, giovane che ardisce salire su un podio per dirigere un’orchestra…apriti cielo: in barba alle quote rosa , alla parità dei sessi, alle cosiddette “pari opportunità” di cui si riempiono la bocca proprio gli avversari politici, la Venezi viene additata al pubblico ludibrio e accusata di tutto: presenzialismo televisivo , la partecipazione al Festival di Sanremo (Benigni sì…la Venezi no?) , la pubblicità a uno shampoo (fatemi capire: Woody Allen o George Clooney possono…la Venezi no? Pavarotti con il caffè….Domingo con la pasta sì..la Venezi no, verboten?), per arrivare al capolavoro finale, cercare di abbatterla come musicista e direttore d’orchestra, magari senza averla mai né ascoltata né vista. E su quest’ultimo aspetto che vorrei dire la mia, lasciando da parte le polemiche sterili di ordine politico (la Musica e l’Arte volano alto su ogni tessera di partito e su qualsiasi ideologia) . Conobbi la Venezi a Torre del lago, io lavoravo alla regìa di Turandot di Puccini (nello splendido allestimento Frigerio / Squarciapino ), la Venezi debuttava nella difficile Turandot di Busoni, anche lì con un cast di giovani interpreti. Non era impresa facile: Busoni, eccelso pianista, fu un compositore brillante e dalla densa, a volte caleidoscopica orchestrazione, in cui la prevalenza del sinfonismo sulla consuetudine e le modalità della scrittura operistica vecchia maniera, rende la Turandot un intreccio assai fitto tra scherzo e dramma, come un gigantesco meccanismo a orologeria . La Venezi ne uscì benissimo, dimostrando tenuta ritmica, precisione e una dinamicità notevoli per una ragazza di appena 26 anni, riporto qui la recensione di Fabrizio Moschini su Operaclick (una delle rare firme “serie” che mi piace seguire nei suoi scritti) : “La bontà complessiva della produzione è però stata garantita dalla grazia con cui è stato confezionato l'allestimento, dall'affiatamento della compagnia, dalla preparazione del coro, destinatario di pagine importanti, ma soprattutto dalla precisione e pertinenza stilistica della bacchetta di Beatrice Venezi, vera sorpresa della serata. Lungi dal limitarsi a tenere timidamente assieme il tutto, la giovane e affascinante direttrice affronta questa Turandot con spavalda sicurezza, dosando per quanto possibile (ed adeguando all'acustica della sala) il turgore sonoro che la partitura prevede per l'orchestra, la quale da par suo risponde alle sollecitazioni del podio con una prestazione molto solida.” Siamo nel 2016 , prima del “caso Venezi” e non posso che confermare le impressioni riportate dal recensore. A Catania, in questi giorni, sta andando in scena una produzione di “Nozze di Figaro” di Mozart, un vero K2 esecutivo per chi conosce le diecimila trappole di questa straordinaria partitura. La Venezi è stata scritturata un anno e mezzo fa (quando la Meloni era ben lungi dall’assaporare le gioie del premierato, rinfreschiamo la memoria a qualche malpensante). Ho finito di ascoltare la registrazione della recita di ieri sera e , a parte qualche lieve inciampo assolutamente accettabile e comprensibile per uno spettacolo che non gode del mese di prove delle Fondazioni più ricche, ho potuto ritrovare tutte le caratteristiche che mi fecero apprezzare la Venezi a Torre del lago: nitore orchestrale, tempi brillanti e dinamica varia, ritmo serrato ma non isterico, tali da rappresentare la “folle journée” del trio Beaumarchais-Da Ponte-Mozart. I tagli del “capro e la capretta” e dell’aria di Don Basilio non inficiano assolutamente l’andamento generale: essi sono dovuti essenzialmente ai costi aggiuntivi cioè agli straordinari lavorativi che avrebbero fatto saltare il budget del Bellini, che è un teatro di tradizione. I finali d’atto, soprattutto secondo e ultimo, sono risolti con grande perizia e seguendo i suggerimenti della drammaturgia, le voci non vengono mai sovrastate e gli interventi dei fiati e dei legni dell’Orchestra del Teatro Bellini (ottima in tutte le sue sezioni e va detto a chiare lettere) hanno dei momenti di grande virtuosisimo e di raro affiatamento. Si vede che hanno lavorato bene con il loro direttore d’orchestra, altrimenti il risultato sarebbe stato ben diverso. Le voci sono molto interessanti: Desirée Rancatore debutta come Contessa e , come si suol dire “la classe non è acqua” , le arie e i suoi interventi dimostrano il livello interpretativo raggiunto sia in termini di presenza vocale che di fraseggio, stilisticamente impeccabile; il basso Gabriele Sagona è un Figaro elegante e raffinato, di bel timbro e di tecnica controllata; Luca Bruno un Conte autorevole e spigliato nei recitativi; Cristin Arsenova una Susanna nitida e musicalissima; Sabrina Messina un Cherubino dal bellissimo timbro e molto presente (la cosiddetta “voce teatrale”, che passa l’orchestra) ; Luciano Leoni un Don Bartolo protervo e autorevole; Federica Giansanti come Marcellina, Saverio Pugliese nella parte di Don Basilio (senza l’aria come abbiamo detto), completavano il cast Pietro Picone (Don Curzio) , Federica Foresta (Barbarina) e Alessandro Busi come Antonio. Undici recite tutte esaurite e quattro recite speciali per i bambini, illustrate da un attore, anch’esse a teatro pieno. Il direttore artistico, M.° Fabrizio Maria Carminati, è giustamente soddisfatto . Gli ho chiesto un parere (visto che è un bravissimo direttore d’orchestra, scuola Gavazzeni) sulla giovane collega, mi ha detto: “ E’ preparata, seria, in una parola : brava. Ha saputo lavorare bene con i professori di Catania, creando un clima molto collaborativo e disteso. Sono intenzionato a proporLe una nuova scrittura .”
|