TADDEIDE n.1 aneddoti e retroscena inediti |
Sabato 05 Giugno 2010 10:37 |
Il libro scritto da Peter Launek,purtroppo non ancora pubblicato in italiano da alcuna casa editrice. Ricordo che Taddei è nato a Genova e ha sempre avuto cittadinanza, passaporto e ogni cosa in Italia.
Ora che al dolore per la scomparsa di Giuseppe Taddei iniziano ad affiancarsi, anzi affastellarsi, i ricordi, voglio condividerne alcuni, per tratteggiare la figura di un artista straordinario e forse per scrutare da vicino i segreti, i bagliori vividi di un'anima speciale, privilegiata, aliena.
Che vegnan tuni, lampi e gragnoa...
Firenze, 1988. Dopo un periodo di studio con Taddei (che avevo conosciuto a Vienna poco tempo prima in una memorabile serie di “Elisir d'amore” e “Otello” ) finalmente il primo concerto insieme, organizzato dagli Amici della Musica della città del Giglio, capitanati allora da Vincenzo R.Bisogni e da Gianni Vitali, oggi in forze presso il Maggio Musicale Fiorentino. Inutile dire che me la facevo sotto (come quasi sempre me la son fatta sotto, nonostante la mia apparente tranquillità: ... balle!) . Un intero concerto lirico con Taddei a fianco, una discesa nella fossa dei leoni, un misto tra un sogno e un incubo. In albergo eravamo in due stanze attigue: io mi ammazzavo di vocalizzi, come tutti quelli terrorizzati dalle proprie insicurezze (tecniche, essenzialmente) , lui ascoltava tranquillo la Tv e dormicchiava davanti al video, come intuivo da qualche sporadico e baritonalissimo “Ronf!Ronf!” . A un certo punto sento un poderoso :” EHHHI!!!! CARABINIERIIII!”. Dio mio, era lui!? Cosa stava succedendo??? Corro davanti alla sua porta, busso: “Peppino? Tutto a posto? Che succede?”. E lui:” Ma no, non ti preoccupare! Era un vocalizzo!”. Poi si affaccia, in canottiera, e mi fa: “Ma quanti vocalizzi fai? Guarda che ti va via la voce! Io lo dissi subito alla mia maestra....Non mi faccia fare troppi vocalizzi...e imparai da un tenore mio amico, all'Opera di Roma (quando vinse il Concorso nel 1935) a farne uno solo “Ehi!Carabinieri!”...la voce va subito a posto”. Quanto aveva ragione: non servono i vocalizzi se non sono sul fiato e in posizione giusta, ti ammazzi e basta. Usciamo dall'Hotel per una passeggiata. Pioviccicava. Io, con le tipiche fisime tenorili, mi avvolgo in una sciarpona e apro l'ombrello, lui invece con il solo berretto da marinaio e il collo aperto. “Ma togliti quella sciarpa, vedrai che ti viene più voce!” , mi fa ridacchiando. Io: “Ma Peppino...piove!”....e lui in dialetto genovese (scusate amici genovesi ma non so scriverlo bene, vado a memoria: “Che vegnan tuni, lampi e gragnoa...belin dentu e bale foa!”. Non traduco: lo capite tutti, vero?
I suoi colleghi
Con quel carattere bonaccione e solare era ovviamente amico di tutti e non parlava mai male di nessuno. Persino di Bechi, grande rivale e da buon fiorentino piuttosto maligno e acidognolo : “Non son miHa tutte rose!” disse a Taddei mostrandogli l'unica critica negativa al suo Barbiere eseguito a Lisbona (critica scritta, tra l'altro, da un intimo amico di Bechi!!!). Bechi gli soffiò il famoso Falstaff con De Sabata a Londra (un fiasco) ma Taddei si limitava dire di lui “ Era un Falstaff sardonico”. Un po' più cattivello con Gobbi, l'altro grande rivale, adorato dalla Emi e molto appoggiato in alto loco: “ Quando Mario (Del Monaco) udiva Gobbi vocalizzare in camerino, mi chiamava ...Vieni Peppino, ti faccio ascoltare il lupo!”. Taddei adorava Gigli. Credo ne sia rimasto folgorato fin dal suo esordio, in Lohengrin. “Ero a casa del maestro Serafin, si aprì la porta, entrò Gigli. Parlava con la sua vocina flebile, da bambino....aveva paura ad attaccare 'Mercé, mercé cigno gentil'....si umettava le labbra , chiudeva gli occhi e poi emetteva quei suoi suoni celestiali, meravigliosi.” Taddei era fantastico nell'imitare Gigli e sono sicuro che abbia imparato a usare così bene la mezzavoce e i falsettoni proprio imitando Gigli. Certo, che ognuno imita i propri modelli: penso a chi si dovrebbe “imitare” oggi e con quali risultati!!!
Peppino Taddei e sua moglie Mimmi
Qui arriviamo a duetti memorabili. La moglie di Taddei, Mimmi, è stata l'unica donna a saperlo tenere in riga, un personaggio formidabile. Intanto una romana verace, del tipo Anna Magnani per intenderci, con la battuta sempre pronta e taglientema fondamentalmente buona come il pane . Taddei la conobbe nella pensione in cui viveva durante il periodo del Concorso all'Opera di Roma, prima del suo debutto, era la figlia della signora che affittava le camere agli studenti. Peppino non aveva il fisico del gran seduttore ma aveva il CARISMA del grande seduttore, ed è quello che conta alla fin fine. Posso dire che è stato sempre un incredibile donnaiolo, circondato da donne bellissime che cadevano ai suoi piedi come pere cotte. Mimmi raccontava sempre il debutto del suo 'fidanzatino' (aveva 20 anni quando cantò Lohengrin con Gigli all'Opera) lo faceva con quella parlata tipica: “Me dava 'r cordojio co' sto' debbutto...n'ansia.....Io me presentai all'Opera tutta 'n ghingheri, tremavo da'a paura, me dicevo...Chissà che succede stasera? Farà na' carriera? O' buttano fuori?...Boh....Intanto tremavo seduta 'n poltrona. Poi...s'alza 'r sipario, e ...tiè!...eccotelo lì con la sua armatura, l'elmo, la lancia e quer vocione, co' na' faccia tosta....E io me so detta: A SCEMA CHE SEI!!!”. Vienna Taddei era un mito, aveva la stessa popolarità di Francesco Giuseppe e della Sacher Torte! Mimmi mi raccontò di una volta che volle fargli una sorpresa. Era rimasta a Roma e Peppino aveva una Prima importante alla Staatsoper: “Mimmi, mi lasci qui solo....” , piagnucolava lui al telefono.Così Mimmi, cuore d'oro, senza dirgli niente prese l'aereo e si presentò in teatro. Attese la fine della rappresentazione e si piazzò dietro le quinte, durante gli applausi, schiacciata contro un muro. Taddei , tenendo a braccetto due magnifiche biondine, le passò davanti e SENZA RICONOSCERLA (si vede che era molto 'preso' !!!!) le disse: “Signorina, vuole un autografo?”.La risposta, alla Anna Magnani, di Mimmi fu: “Ma va a morì ammazzato!”. A casa, se si accendeva una discussione animata, Taddei- non potendone più- afferrava un piatto , se lo metteva in testa tipo cappello da mandarino cinese, poi arrotolava il tovagliolo e lo piazzava tra il suo naso e la bocca, tipo baffoni. Era così buffo...che Mimmi smetteva di arrabbiarsi e diceva: “Tié...o' vedi? E come fai a litigà co' sto' pagliaccio!”. Una frase ripeteva sempre, ogni volta che tornavamo da un concerto o da una lezione:”Aoh..ma nun te sei stufato?! , e lui :”No! Se smetto di cantare...sono un uomo finito!”. A quel punto nessuno diceva più nulla, lo diceva con una serietà assoluta, impressionante.
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