Da "La Stampa" ,7/6/2010
Clerici all'Arena che guai se la tivù si mette all'opera
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Antonella Clerici |
Il telekitsch non è opera
di ALBERTO MATTIOLI
Se la tivù si mette all’opera sono guai: per esempio, Antonella Clerici che racconta Carmen come se fosse l’ultimo numero di Chi.
Poi ci becchiamo l’immancabile balletto spagnolo modello «welcome to Siviglia», Carmen che canta metà Habanera ai toreri, segno che «gli autori» non conoscono nemmeno la trama dell’opera, la «pira» del Trovatore fra le alabarde, Lucio Dalla che biascica Caruso con il mezzosoprano pop Katherine Jenkins, Gianni Morandi che intona Tu che m’hai preso il cuor, i «tre tenorini» che straziano la Mattinata di Leoncavallo, il comunicato in sindacalese dei lavoratori minacciati dai tagli.
Insomma, Nightmare all’opera. Secondo Raiuno, servizio pubblico, canone da pagare per legge, «la più grande industria culturale del Paese», che infatti si vede com’è messo, è così che si porta «la gente» all’opera. Curioso. Non ce n’è bisogno, ma se io volessi portare la gente al calcio, trasmetterei una partita giocata da grandi campioni, non un calcetto affidato a dei dilettanti e anche piuttosto allo sbaraglio. E il discorso su Arena di Verona 2010 - Lo spettacolo sta per iniziare, il programma d’arte varia e anche un po’ avariata trasmesso ieri sera in prima serata su Raiuno potrebbe anche finire qui.
Invece l’infelice zibaldone merita forse una riflessione. Intanto per dire che sbagliano i melomani puri e duri, quelli per cui la televisione è un nemico a prescindere, come del resto ogni manifestazione della modernità, sempre vista come un pericolo e mai come un’opportunità. Invece Internet, il dvd, i voli low cost, il satellite hanno rivoluzionato anche l’opera. E la tivù potrebbe essere un alleato prezioso, come del resto dimostra Fazio quando ospita Barenboim, Abbado & Co.
Ma poi sbaglia anche chi il melodramma lo fa come in Italia e com’è stato pubblicizzato ieri, se è solo memoria, polvere, reperto, madeleine nel salotto di nonna Speranza fra Loreto impagliato e il busto di Zeffirelli. Nel resto del mondo civilizzato, l’opera è, molto semplicemente, una delle tante espressioni del presente. Anche e soprattutto quando ripropone i capolavori del passato. Dove Butterfly è un capolavoro perché racconta una storia violenta, sconvolgente e moderna di turismo sessuale, non perché fa venire «un groppo in gola» alla Clerici. «È stato così bello, ho pianto tanto», dicevano le nonne.
Fra la minoranza di chi va all’opera per rivedere e risentire quello che ha sempre visto e sentito e la stragrande maggioranza di chi non ci va perché è uno spettacolo difficile, costoso e magari bisogna pure mettersi la cravatta, in questa terra di nessuno capita che proliferino le serate come questa, la Tosca di Dalla, «la lirica» portata nei talent show, Gino Paoli (perfino lui) che ieri sera cantava Puccini al Tg1, e vi potete immaginare come, Bocelli e i suoi replicanti, insomma i figli di un do minore e i nipotini di Pavarotti e dei suoi Friends. Il kitsch non nasce a caso: alla base, c’è la sensazione, magari inconsapevole, che quelle parole, quelle note, quei capolavori, insomma quelle che Bruno Barilli chiamava «le icone dei padri», che poi sono i nostri padri, abbiano ancora un potere di seduzione. Chi li ama dovrebbe riscoprirli, chi non li ama scoprirli. Ieri non è successa né una cosa né l’altra.
Commento di Enrico Stinchelli:
Ho letto con attenzione l'articolo di Mattioli e non sono d'accordo con vari assunti. Intanto l'Opera non è il Calcio, quindi è inutile sperare di fare audience con una partita in cui si esibiscano "campioni", come dice Mattioli: Totti è famoso, la Netrebko no. E poi chi sarebbero sti' campioni? Un conto è la Callas, un conto è appunto la Netrebko. Poi si critica lo spettacolo kitsch messo in piedi dalla Tv: kitsch lo è, senz'altro. Ma è uno spettacolo come OGGI piace in Tv. Possiamo aggiungere "purtroppo" , ma non concludiamo nulla. Non mi piace poi il solito attacco a Zeffirelli...basta,che noia...cambiamo musica. Grazie a Zeffirelli l'Arena di Verona può contare , in piena crisi dell'Opera, su una buona prevendita e su spettacoli di sicuro affidamento. All'amico Mattioli non piace il Trovatore "con le alabarde" come al 95% dei normali frequentatori di teatro, i cosiddetti melomani che viaggiano tra l'annoiato e il radical-chic. Ma il Trovatore E' con le alabarde e sono almeno trent'anni che l'Europa viene ammorbata da Trovatori senza alabarde ma con frigoriferi, suore indemoniate, tazze del cesso in bella vista, nazisti e tutto quel corredo di orrori che faranno pur piacere a qualche melomane, ma allontanano il nuovo pubblico, quello che crede ancora alle favole.
Il Trovatore di Zeffirelli all'Arena è, per esempio, uno spettacolo visivamente straordinario.
Una replica di Nicola Martinucci (tenore):
"Mi spiace Enrico, ma non sono d'accordo ,e mi meraviglio che un esperto come te,dica che lo spettacolo di ieri sera è stato buono. innanzitutto con quella amplificazione pazzesca, poteva cantare chiunque; i miei colleghi artisti lirici, eccetto la Nizza, sono stati mediocri. Berti in particolare,con un microfono amplificato ..ha cantato un "Nessun dorma" da scolaretto, con Si naturale al limite della stecca. Stendiamo un velo pietoso sul resto dei cantanti lirici e di musica leggera, bambini compresi. Giustamente i ragazzi non hanno voglia di studiare, tanto se canta questa gente qui in Arena, ognuno si sente giustamente pronto a tentare una carriera senza adeguata preparazione. Per non parlare della patetica Ave Maria di quella lì. Se poi per spettacolo si intende fare un minestrone di tutto quello che capita, allora hai ragione nel dire che lo spettacolo c'era. Ma non in ARENA!!!! Poi attendo comunque Berti nell' Otello, e che Otello!!! Siamo nella follia completa,oramai non distinguiamo più nulla, siamo diventati piatti, appludiamo sempre e comunque, ci va sempre tutto bene".
Risponde Enrico Stinchelli:
Caro Nicola,
una prima serata su RaiUno dedicata all'Opera è una rarità , diciamo pure quasi una casualità. Da anni a questa parte abbiamo assistito alla progressiva sparizione dell'Opera dal teleschermo. Io non credo che sia un atteggiamento giusto arroccarci nella nostra turris eburnea e scagliare anatemi, solo perché vi è stata l'ovvia, scontatissima concessione alle "gag" nazional-popolari. Nell'Era del Grande Fratello, dell'Isola dei Famosi e di "Amici" è davvero il minimo che vi sia un balletto bruttarello, che vi siano i microfoni, che vi siano bambini strani che cantano, che vi siano Dalla Morandi e Renga, che vi sia la vincitrice del talent show come "monstrum" da esibire e sbattere in prima pagina.
E' il fio da pagare per avere, dall'altra parte, l'immagine di un'Arena luminosissima, gremita, festosa e - incredibile!- tanti e tanti minuti dedicati alla Carmen, all'Aida, al Trovatore, alla Madama Butterfly alla Turandot. A me, di questi tempi, pare una sorta di miracolo.
Berti. Otello non so, aspettiamo che lo canti almeno (anche se, sono d'accordo con te, non mi pare adatto). Però è un tenore sicuro, solido, non ha certo bisogno di microfoni perché di voce ne ha fin troppa. Ha avuto un piccolo incidente sul Si naturale di 'Nessun dorma' (anche in questo caso non mi pare Calaf il suo personaggio d'elezione), ma ha cantato parecchio e non è facile con i tempi televisivi. Non mi è parso così scandaloso, affatto.
La Nizza è stata, anche per me, l'assoluta trionfatrice della serata e con il suo finale di Butterfly ti pagavi ampiamente il biglietto.
Se solo uno dei telespettatori amerà l'Opera grazie a questo spettacolo sarà un successo; i melomani, come noi, non fanno testo. Siamo brontoloni per natura.
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