MEMORABILIA n.2, per non dimenticare le grandi esecuzioni |
Mercoledì 14 Luglio 2010 07:53 |
Cominciamo con un duetto che si realizzò a New York, durante uno dei mitici "Galà Richard Tucker" alla Carnegie Hall. Qui abbiamo il baritono Sherill Milnes e il tenore Giuseppe Giacomini,colti in stato di grazia nel grande duetto "Sì pel ciel" tratto dal II atto dell'Otello di Giuseppe Verdi. Da notare i tempi perfetti staccati da Anton Guadagno e il poderoso la naturale all'unisono con cui si chiude il pezzo, tra l'entusiasmo generale.
Nel genere rossiniano Juan Diego Florez non teme rivali. Nel difficilissimo rondò Cessa di più resistere" che di solito veniva omesso dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini , almeno fino all'avvento di specialisti temerari come Rockwell Blake prima e Florez oggi, il tenore peruviano riesce a coniugare stile, agilità perfetta, eleganza, intonazione, estensione. Un cocktail ideale per il repertorio belcantistico, di cui Florez è campione assoluto.
In un'epoca di giochi e scherzi pericolosi, come la recente "Norma" a Dortmund interpretata da Cecilia Bartoli, riascoltare il "Teneri figli" del soprano Ghena Dimitrova può davvero contribuire a rimettere qualche utile puntino sulle "i". Norma è e resta un soprano drammatico di agilità e ciò vuol dire che , a fronte di una indiscutibile capacità virtuosistica, bisogna avere la VOCE necessaria a imporsi , sia per la credibilità del personaggio sia per emergere dai flutti di un'orchestra che, spesso e volentieri, crea una barriera sonora drammatica. Quel che sorprende nella Norma di Ghemna Dimitrova è la strepitosa qualità della sua mezzavoce, il sentimento che affiora da ogni frase, la linea impeccabile. Considerando, tra l'altro, le opere che il soprano bulgaro normalmente cantava in quel periodo (e che ha cantato in tutta la sua vita): Nabucco, Turandot, Macbeth, orza del destino, Tosca, Aida, Fanciulla del West. Quanto di più lontano dal mondo rarefatto e stilizzato di Bellini. Eppure...
Siamo a Rio de Janeiro nel 1951, Beniamino Gigli è negli ultimi quattro anni della sua fantastica carriera, iniziata nel 1914 a Rovigo, cantando Enzo nella Gioconda di Ponchielli.Il ruolo di Des Grieux, proibitivo per qualsiasi tenore (Corelli non volle mai accettare questa scrittura, nonostante le offerte favolose) vede un Gigli anziano ma ancora prodigioso, perché prodigiosa fu la sua tecnica: a gola aperta, come dicevano i vecchi maestri. Una tecnica sconosciuta a molti attuali tenori, da Villazon a Kaufmann. Gigli canta "No, pazzo son" con l'esuberanza di un ragazzino e sale senza tema alcuna al si naturale, aggiungendone persino uno (lo faceva sempre) sulla coda finale. Molti sorrideranno per il vezzo di commentare le frasi del Capitano..." ebben....ebben...grazie Capitano!" , ma è Gigli che sente il personaggio fino ad appropriarsi del testo , questo vuol dire - come nello sport- "avere cuore".
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