Gonzaga, la famiglia dei gobboni |
Venerdì 03 Settembre 2010 07:24 |
Una delle clamorose novità del Rigoletto di Verdi è la questione del protagonista gobbo. Nei drammi di Victor Hugo i deformi, i miserabili, i diseredati occupano un posto particolare…pensiamo all’altro grande gobbo, che è Quasimodo, il gobbo di Notre Dame. La censura del tempo mal digerì questa gobba, tanto che come si è già accennato, Verdi dovette imporla con forza. Ancora oggi è facile che Rigoletto si presenti, in talune regìe, gobbo …ma per finta: un celebre allestimento all’Arena di Verona propose un Rigoletto che , a un certo punto, si toglieva la gobba e la scagliava con rabbia per terra, a significare la sua ribellione al giogo della corte di Mantova. Sarà il caso ora di aprire una parentesi curiosa, che ci farà scoprire una serie di gobbi e di gobbe del tutto imprevedibili, saltate fuori sulle rive del Mincio… Pare infatti che ,storicamente, presso la corte dei Gonzaga a Mantova la gobba fosse di casa....una vera e propria maledizione… Partiamo dall’inizio. La gobba venne “importata” a Mantova dal primo Marchese, il potente Gianfrancesco, che si maritò con la ricchissima figlia del signore di Rimini, Paola Malatesta, ricca sì ma non particolarmee affascinante e…inequivocabilmente gobba.
La gobba come si sa è tara ereditaria. Si salvarono i figli di Paola e Gianfrancesco,ma non i nipoti: gobbo l’erede Federigo, gobbe le figlie Susanna ,Cecilia e più di tutte Paolina, che il Mantenga coprì con un pesante e pietoso mantello nel ritratto della “Camera degli sposi”. Proprio Paolina , unica tra le figlie, trovò marito nel tedesco Conte di Gorizia, uomo piuttosto grossolano nei modi e in verità poco adatto a una sposa così delicata. La maledizione non tardò a colpire:salvatisi la bella Barberina e il cardinale Francesco, toccò alla sfortunata Dorotea di ereditare la gobba materna:umiliata e malaticcia, morì ad appena diciotto anni. Tristissima vicenda, cui fa da contraltare la rassegnata saggezza del marchese Federigo, definito da un cronista rinascimentale “gobbo cortese e piacevole”, inclinato alle arti e alle tecniche guerresche, che aveva sposato nel 1463 la bionda e bellissima Margherita di Baviera, assicurandosi una progenie perfettamente dritta e aitante.
Il ritratto, certamente "ritoccato" dal pittore, propone tuttavia un modello di gobbo belloccio cui pare essersi ispirato Domingo, per il suo Rigoletto mantovano "nei luoghi e nelle ore". La maledizione delle gobbe non era certo terminata. Risparmiata la generazione di Francesco Gonzaga, il prode condottiero che aveva liberato l’Italia dal giogo di Carlo VIII, e quella dei suoi figli, ecco riapparire la gobba nel nipote, figlio del primo Duca mantovano Federigo II. E’ il Duca Guglielmo , la cui triste…ricurva immagine ci viene restituita dalla celebre tela del Rubens, intitolata “Famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità”. T: Le dita adunche, nodose e serrate più che congiunte per la preghiera, le palpebre abbassate, lo sguardo livido dell’appena dodicenne duca Guglielmo, sembrano l’immagine di un futuro despota, di un tiranno .Così non fu, poiché il suo regno portò pace, prosperità e abbondanza a Mantova e nel Monferrato. Per quei giochi che solo il destino sa organizzare, il figlio del gobbo duca di Mantova e di Leonora d’Austria, figlia …non bella… dell’Imperatore Ferdinando I d’Asburgo e per questo destinata ad altrettanto orridi regnanti senza gradi doti, fu un uomo di rara bellezza e tra i più corteggiati del tempo, il Duca Vincenzo Gonzaga, proprio colui cui si ispirò Verdi per il personaggio del Duca di Mantova.
Si nota la somiglianza tra il bel Duca Vincenzo Gonzaga con il giovane Alfredo Kraus, uno degli interpreti storici del ruolo verdiano. E qui il cerchio si chiude, esattamente come la maledizione di Monterone! Se osserviamo oggi i ritratti che Domenichino e Rubens ci hanno lasciato di Vincenzo Gonzaga e dei suoi figli: belli, così rosei e biondi, così sani, così apparentemente baciati dalla fortuna ma poi nella realtà della vita così inetti e rovinosi, vien fatto di pensare che, in fondo, ben più fortunati davvero furono Ludovico e Barbara e i gobbi Federigo e Guglielmo. Non si può che constatare che, sparita la gobba dalla spalla dei duchi, sparì anche la fortuna - quella vera, quella della sostanza e non delle apparenze - dalle sorti gonzaghesche e mantovane… Si insinua allora in noi una un raggelante sospetto, un inquietante interrogativo: "Che la gobba porti veramente fortuna?".
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