IL CODICE SCIAGURATO DEI MAESTRI DI CANTO |
Sabato 18 Settembre 2010 13:44 |
Il Canto non può (e non vuole) essere spiegato con termini normali, ma procede per valutazioni e suggerimenti di ordine empirico. A ciò si aggiunge quella particolare forma di esperanto che infallibilmente i maestri adottano per far intendere i meccanismi della tecnica d’emissione della voce. Fatto singolarissimo quello dell’apprendimento “tecnico”, se si considera che Madre Natura ci fa nascere pronti a respirare in modo perfetto e a “urlare” per ore senza diventare mai afoni, senza bisogno di alcun precettore. Arriva il maestro e, come d’incanto, tocca ricominciare tutto da capo: dopo mezz’ora di lezione la voce sembra sparita, il colorito si fa paonazzo negli acuti, il fiato sembra mancare . Il “Codice dei Maestri” andrebbe studiato a fondo dagli esperti in criptogrammi e dagli appassionati lettori di Dan Brown, tanto pittoresco e misterioso appare agli occhi dei non iniziati. Riporto qui alcuni esempi, tratti da volumi pubblicati e da note prese direttamente da allievi di canto presso le rispettive scuole:
La voce che guarisce
“ La tecnica del canto , chiamata VOX MENTIS , ideata e realizzata personalmente da Gabriella Cegolea (soprano lirico rumeno) , porta alla produzione di benefiche onde di suono puro in una coerente emissione dettata dalla mente. Questa coerenza ha valore terapeutico in quanto frutto di coordinamento motorio e mentale creatore di ordine. In questo contesto viene evidenziato in tutto il suo valore anche il rapporto voce-spiritualità estrinsecato in chiave musicale.” ( Prefazione al volume “VOX MENTIS,La Voce che guarisce” di G.Cegolea, 1994)
Svetonio più semplicemente consiglia:
“…plumbeam chartam supinus pectore sustinere, et clistere vomituque purgari.” ( cit. da A.Boito, Figaro, 7 gennaio 1864)
La Torta Vocale di Delfo Menicucci (n.d.r. a volte si fa fatica a capire, soprattutto i tenori sono duri di comprendonio. Ecco quindi giungere in soccorso dei cervelli meno elastici una comoda e facile metafora culinaria!)
( D. Menicucci “Scuola di canto,lirico e moderno” ,Omega Edizioni 2002)
Il Belcanto in esperanto
(n.d.r. Qui abbiamo un classico esempio di codice per iniziati. Il maestro in questione ebbe come allieva prediletta la celebre Violetta scaligera di Muti, Tiziana Fabbricini. La domanda è: riuscì Tiziana a decifrare esattamente i fondamentali precetti del maestro? Ai postUMI l'ardua sentenza.)
“ Ne consegue che il puro insegnante, per essere tale, deve seguire anche se nei primordi è inconscia, la strada parallela dell’Arte che è la Filosofia e che deve, per considerarsi infallibile risolvere il problema GNOSEOLOGICO, perché dove esitono incertezze, là non esiste e non può esistere né ARTE né VERITA’. Sappiamo che questo concetto non verrà accettato da moltissimi, perché il rifiuto è nella LOGICA, ma sappiamo pure che l’ARTE e la CONOSCENZA piena non hanno alternativee che dove vi sono alternative là non vi è né ARTE né VERITA’ intese come oggettive.” (M.Antonietti , Bel Canto, 1988)
A scuola da Frau Frankenstein! (n.d.r. A volte le parole non bastano, ma occorrono i "ferri del mestiere"...)
“(…) usava durante le lezioni un apparecchio che a dire della Signora Maestra ‘ aiutava a sollevare l’uvula e a tenerla spinta in avanti’! (Ho conosciuto diversi allievi di questa insegnante e so, grazie alle loro confidenze, che alle lezioni di Madame la tazza del W.C. era più indispensabile del piano). Suggeriva anche di servirsi di un bastoncello con la punta arrotondata per ‘allargare la cavità faringea’ e di un regolo piatto utile per dilatare e allungare i quattro impianti dell’ugola e quelli della laringe che respingeva sempre verso il velo palatino ‘quando resistevano alla spatola’…” ( R.Hahn, Lezioni di canto, 1913)
Dal Diario di una allieva
Le frasi e le memorie che seguono sono tratte dal diario di una allieva presso una nota scuola di canto ligure, che ha voluto gentilmente informarmi della sua esperienza. Ritengo questa documentazione (di cui pubblico soltanto una parte) un chiaro, lucido seppur crudo esempio di come si presentano, purtroppo, alcune scuole di canto in Italia; immagino quanti si ritroveranno nelle parole dell’anonima allieva.
Premessa filosofica
“ L’allieva che ha iniziato gli studi del canto sotto la guida della signora maestra era completamente digiuna di qualsiasi nozione di solfeggio ritmico, cantato, di teoria musicale e possedeva una precaria conoscenza della tastiera d’un pianoforte. Tutto ciò che è scritto nel diario è semplice teoria. La signora maestra non ha mai controllato come respiravo perché le rincresceva verificare nella realtà se quello che lei suggeriva era o poteva essere messo in pratica. Durante le lezioni non insegnava agli allievi “come fare” ma si limitava a dire, seduta di fronte al pianoforte, quello che si trova scritto sulle pagine del mio diario:niente più e nulla di diverso”.
“Durante la prima lezione mi è stato chiesto con fare speculativo la storia della mia vita nei più minuziosi e privati particolari, poi, con fare onnisciente e omnicomprensivo, mi è stata fatta una conferenza sulla necessità impellente di cambiare la mia personalità.Perché mai indossavo quella T.shirt blu, perché quei jeans azzurri, perché quelle scarpe casual, perché mi pettinavo così e perché mi sedevo in quel modo?! Senza poi sentire la voce, pagai 80.000 Lire, circa 40 Euro (nel 1992, oggi sarebbero ben di più!), percorsi 300 Km per tornare a casa mia”.
Personalmente mentre subivo tale trattamento lacrimavo come un coccodrillo e ho visto piangere tutti coloro che sono stati nella situazione appena descritta”.
- “Per abbassare la laringe veniva usata una persona, che la stringeva mentre dovevo vocalizzare in queste condizioni.”
Le sentenze della Maestra :
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