COME SI DIVENTA SOVRINTENDENTE, istruzioni per l'uso |
Sabato 17 Aprile 2010 19:46 |
La prassi ufficiale prevede che i vari candidati presentino una domanda in carta bollata con allegato curriculum, indirizzata al Sindaco: così sarebbe garantita la partecipazione democratica di qualunque cittadino che aspiri legittimamente all’incarico; il Consiglio Comunale (può essere più o meno numeroso) , e soprattutto il Sindaco, vaglieranno le varie domande e opteranno quindi per il candidato più idoneo. Così, almeno, “dovrebbe” essere. Già, perché di fatto ciò non avviene. L’iter è molto più complesso e segue vie tortuose, proprio come in un romanzo d’avventure. Diamo, innanzitutto , un nome al candidato: il signor Mario Rossi. Il suo obiettivo: la Sovrintendenza di un Ente Lirico italiano. Per prima cosa, il signor Rossi deve verificare, attraverso buone informazioni, quale poltrona vacilli o stia lì lì per cadere. Di solito ciò avviene dopo elezioni politiche o amministrative, quando cambiano i colori dei vari Sindaci e degli assessori comunali. Tali informazioni sono per lo più voci di corridoio, indiscrezioni, suggerimenti che può dare un semplice usciere o un impiegato del Teatro…non occorre certo scomodareTom Ponzi o il commissario Rex.
Una volta individuato il Teatro da “conquistare”, il signor Rossi dovrà darsi dei tempi: occorre creare un consenso attorno alla sua persona, sia localmente (Sindaco, assessori, membri del consiglio comunale, personaggi influenti presso il Comune) , sia a livello politico ( i palazzi romani:Senato, Camera dei Deputati, segreterie di partito). Mai trascurare la realtà locale per cercare “raccomandazioni” in alto loco: l’amico personale del Sindaco, magari il suo barbiere o il proprietario del maneggio in cui viene custodito il suo cavallo contano quanto o anche più di un ministro!
Il signor Rossi dovrà esibire ovviamente il proprio curriculum. Non occorrono i titoli di studio, né i titoli artistici, o meglio: sono un puro pro forma. Conta invece, e moltissimo, se il signor Rossi appartenga a una loggia massonica, magari la stessa del Sindaco o dell’assessore alla cultura…
Una regola base dei fratelli massoni è quella di aiutarsi l’un con l’altro; basterà un giro di telefonate, alcune cene e la base è pronta nel migliore dei modi. La votazione sarà solo il perfezionamento in via ufficiale di ciò che è stato deciso a tavolino. La “lobby massonica” in campo musicale ha un’importanza decisiva, per storica tradizione. Tra i massoni d.o.c. si contano musicisti gloriosi, da Mozart a Cherubini, Spontini, Sibelius,Verdi, Boito, Respighi, Puccini. Pochi sanno però che a fianco di questi illustri autori, figurano alcuni tra i più eminenti e insospettabili solisti: direttori d’orchestra, cantanti, violinisti, registi, pianisti, sovrintendenti, direttori artistici. Nulla di male, non sono né cospiratori né congiurati; si tratta , piuttosto, di una società di ”mutuo soccorso”: il fratello sovrintendente nomina il fratello direttore artistico, questi scrittura il fratello direttore d’orchestra che a sua volta segnala il fratello cantante….et voilà!...il cast è bell’è fatto.
Basta controllare con un minimo di attenzione i cartelloni teatrali con i nomi degli artisti scritturati: sarà abbastanza facile notare la presenza di alcuni personaggi ricorrenti, che passano da un teatro all’altro come in un movimento a spirale, una sorta di perpetuum mobile.
Torniamo alla rapida ascesa del signor Rossi. Qualora non fosse massone (o se lo è, comunque) il passo decisivo è quello di far “muovere i politici” (espressione gergale ). Di solito tocca andare in Senato o alla Camera, in uno di quegli incredibili uffici dove si fa e si disfano le sorti del Paese, come in una variopinta filanda. L’onorevole fa accomodare il signor Rossi dopo una breve attesa e lo ascolta distrattamente, rispondendo ad almeno una ventina di telefonate nel giro di 10 minuti. E’ sbagliato credere che lo si stia disturbando: un vero onorevole è tale se ha almeno un centinaio di rompiscatole che gli ronzano attorno, come una muta di questuanti. E’ la sua corte personale, lui è lì per loro, per risolvere i vari “casi” , che poi sono appalti, nomine, permessi speciali, prebende, raccomandazioni: in una parola “favori”. Il passo successivo sarà una comunicazione diretta tra l’onorevole e il Sindaco: qualsiasi passaggio ulteriore non farà altro che rallentare l’operazione-nomina. Se un politico non vuole concretamente aiutare un proprio protégé lo farà in modo indiretto, subdolo, in modo tale da non dover poi giustificare successivamente la mancata nomina. Quindi il signor Rossi dovrà a tutti i costi ottenere la fatale telefonata in quel colloquio, pena una inutile fatica e un buco nell’acqua.
Non è poi detto che tutto si risolva così. Ogni onorevole ha la sua “scuderia clientelare”, quindi spinge il proprio nome e in certi casi , anche più di uno ! Immaginate quante telefonate arrivino al Sindaco! La parola finale verrà data dal politico gerarchicamente più potente, più influente, cioè più importante per “quel” Sindaco. In questo gioco i colori politici, l’appartenenza a questo o a quel Partito non contano:vige e trionfa il più totale trasversalismo e, aggiungerei, trasformismo. Vi sono direttori artistici nominati da giunte di Sinistra passati poi a giunte di Destra con la massima disinvoltura, direi con l’abilità di un trasformista alla Brachetti, per capirci.
Che fatica. Esistono persone di mia conoscenza che passano i mesi, gli anni a fare questa giostra! “Pronto? Sono Tizio, cercavo l’onorevole Caio? Ah, è in Cina? Quando posso trovarlo? D’accordo, richiamo tra un mese! Lei può essere così cortese da ricordarGli quella cortesia per il Teatro di Canicattì? Grazie, Lei è molto gentile! La richiamerò per sapere, ossequi!”. Le segretarie, in questi casi, sono potentissime; vere e proprie eminenze grigie.
La sarabanda non è completa se non aggiungiamo un’altra potenza straordinaria: il Vaticano. Il signor Rossi non mancherà di contattare il Vescovo della città, meglio ancora se sollecitato da qualche potente cardinale. Otterrà con la nomina, anche una salutare benedizione.
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