SEMPRE MENO SPETTATORI PER UNO SPETTACOLO d'OPERA. Al Carlo Felice pochisimi in grado di reggere le 5 ore del "Tristano e Isotta" di Wagner, ma anche a Roma si son viste parecchie poltrone e palchi vuoti alla recente "Tosca", l'opera romana par excellence. Il concetto stesso di andare in un teatro d'Opera per più di un paio d'ore inizia a essere una sorta di follìa, per un "normale" utente italiano. E' tristissimo ma è così. Temo anche che sia un processo irreversibile , non si cambia più rotta. Promozione, marketing....altri soldi da buttare??? Tappezzare la città di locandine con su scritto "[i]Tristano è bello![/i], "Tristano C'E'!", oppure "5 ORE di GODURIA"???....non credo sia la via giusta, poiché la malattia ha una sua origine e caso mai ne vanno curate le cause, che -come abbiamo discusso più volte- sono tante, troppe e ormai difficilissime da curare. Prendiamo atto che la maggioranza delle persone giudicano le 5 ore a teatro una colossale perdita di tempo. Si è arrivati a questo stato di cose per mille ragioni, molte delle quali ascrivibili alla scriteriata, noiosa, irragionevole gestione dei teatri italiani: un pozzo di San Patrizio fatto di sprechi, di mafiette locali, di furtarelli, di tangentucole intascate da questo o da quell'altro. Le direzioni artistiche TOTALMENTE prive di una linea, di un'idea che sa una....schiave di agenzie, schiave e serve di un piattume assoluto, di coproduzioni spesso orribili e costose. Teatri portati al limite del collasso, centri di potere con smanie assolutistiche da parte di taluni "ducetti" (vedi Parma...).
Ma veniamo alle soluzioni... Secondo me in Italia andrebbe operata una sorta di (scusate il brutto neologismo) "festivalizzazione" , creando dei centri di produzione a seconda della cartina geografica e delle varie realtà locali: Scala, i grandi eventi (che NASCONO alla Scala e che NON VENGONO IMPORTATI da altre realtà, vedi Simon Boccanegra) ; Roma, teatro turistico nazional-popolare con opere di repertorio, spettacoli tradizionali senza regìe forsennate che non piacciono al generone romano; Bologna, centro wagneriano per eccellenza, un Festival Wagner permanente e il resto della stagione (come già si fa) con i giovani del Laboratorio operistico (magari senza ucciderli nei Puritani et similia) .
Firenze, un centro di sperimentazione per le furie del Fura
le diavolerìe dei vari Carsen, Vick, Bieito (perché no?), e chi più ne ha più ne metta, le opere con i periodi e i costumi spostati, con i frigoriferi,con i culi di fuori, con tutto quello che l'umana fantasia può inventarsi (i grandi inventori sono quasi tutti toscani, inutile nasconderselo); Venezia e il Veneto in generale, grandi centri barocchi, con il trionfo di Vivaldi, Haendel , Mozart, eseguiti ai massimi livelli, chiamando i cantanti più prestigiosi.
Torino, l'opera del Novecento e contemporanea, vedo benissimo titoli come Wozzek, Lulu, Moses und Aaron, Pélléas....; Trieste, il top dell'Operetta, ma non a basso livello...chiamando la Fleming, l'anziana Kiri, Domingo, Nucci, il Danilo di Alagna....la Gheorghiu come Principessa della Czarda, magari coprendoli d'oro... tanto...uno li deve coprire d'oro lo stesso per le opere di repertorio...tanto vale. A Parma ...VERDI.
Ma un VERO Festival Verdi, non una sgangherata accozzaglia di titoli realizzati alla " o la va o la spacca" , o peggio, un Festival Nucci che poggia sol,o ed esclusivamente sulle pur solide spalle di un solo interprete, usato come un salvarecite. A Pesaro...ROSSINI, già c'è ma va migliorato: il meglio del meglio, Florez fisso -per intenderci. Qualità altissima dei vari protagonisti. A Bergamo...Donizetti. Qui vale lo stesso discorso. Su come viene "conciato" Puccini a Torre del lago preferirei tacere...: fosse nato in Giappone avrebbe avuto ben altro trattamento.
In Sicilia ridare DIGNITA' ai teatri di Palermo e Catania, allo stato attuale sono fantasmi.Catania dovrebbe avere un VERO FESTIVAL BELLINI, ma VERO...non una parodìa gestita da pazzi scriteriati e papponi. Lo stesso a Napoli e a Bari, che dovrebbero svolgere per il Sud la stessa funzione della Scala al Nord, tanti titoli, tanti eventi, tanti sprechi in meno.A Napoli un Festival della Scuola napoletana ci vuole, con il Gotha degli interpreti: De Simone, Praticò & C. In Sardegna...sarebbe meglio tacere....ma mi auguro che un teatro come quello di Cagliari riesca a uscire dal pantano in cui è sprofondato, grazie a gestioni dissennate da almeno 15 anni a questa parte.
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