RITRATTO DEL MELOMANE (MEGALOMANE) |
Sabato 24 Aprile 2010 09:02 |
Scala di Milano, 16 aprile, “Simon Boccanegra” di Verdi diretto da Barenboim con Domingo protagonista: prima che inizi il III atto partono fischi e contestazioni all'indirizzo del concertatore e si ode persino un poderoso “Vaffa” . L'invero pesante improperio, gergale nella vita comune ma non proprio consueto in teatro, pone in evidenza una figura forse non ancora adeguatamente trattata, quella del melomane. Per l’Accademia della Crusca il melomane è l’appassionato di belcanto, a differenza del musicofilo che è “l’appassionato di musica”. “Il perfetto melomane è colui il quale udendo una donna cantare in bagno, si accosta al buco della serratura e vi pone l’orecchio.” Una definizione del genere sintetizza abbastanza bene il concetto di “melomane” , letteralmente “amante (o maniaco) di musica”. Il melomane tuttavia si divide in parecchie categorie, ne distinguerei almeno quattro principali:
La melomania è una forma per lo più innocua di “malattia”, assolutamente inguaribile. Molti melomani vivono una realtà parallela, sono avulsi dal contesto della società che li circonda, sono capaci di inenarrabili prodezze o sacrifici pur di appagare i propri impulsi. Le loro case sono magazzini con pile e pile di dischi, cassette, libri, programmi, foto e documenti vari, che testimoniano l’incontenibile passione; quando non bastano più gli spazi normali si procede a soluzioni drastiche: i cd finiscono sotto al letto, in bagno, fanno bella mostra di sé negli angoli più nascosti, nei sottoscala, negli armadi e nelle dispense. Un tipo che conobbi a Vienna, tale Giannetto di Pontedera , pensionato delle Ferrovie dello Stato dilapidò due patrimoni in viaggi, biglietti di teatro e alberghi. In casa sua custodiva gelosamente le locandine autografate di migliaia e migliaia di spettacoli visti in tutto il mondo, un archivio che col passare del tempo aveva assunto le proporzioni della Biblioteca di Alessandria. Il tipico melomane vive in un suo mondo, ragiona e pensa in modo del tutto speciale, parla usando termini desunti dai libretti d’opera, spesso cita frasi topiche: “Non mi dir!”, “Ciel!Qual lampo!”, “E’ dessa!”, “Che far degg’io?”, “Core ‘ngrato!”. Si compiace di usare un codice iniziatico, un cifrario per adepti , per membri d’una setta. Il vero melomane non è integrato con il resto del mondo, non vi si riconosce. Sa elencare giorno ,mese e anno della prima esecuzione di un’Opera o del debutto d’un suo beniamino ma non saprebbe dire con certezza il nome dell’attuale Ministro dei Beni Culturali. Non partecipa ai riti consueti della massa: per molti aspetti è decisamente un alienato, ma come dargli torto? La Tv lo costringe ad alzarsi di notte per seguire l’Opera; i vicini , disposti a tollerare Vasco Rossi a tutto volume, lo obbligano a mettersi le cuffie per seguire un’opera di Haendel o di Cimarosa. Le sue riviste preferite sono quelle in carta patinata, con le foto degli spettacoli e l’elenco dei titoli delle varie stagioni, in tutto il mondo. Il melomane è generalmente passatista, nostalgico,oltranzista, soprattutto quando appartiene alla generazione che ha visto Gigli o Del Monaco; i “callasiani” sono definiti spesso “ i vedovi della Callas”. Non si pensi che il nostalgico sia necessariamente anziano: moltissimi hanno 14 o 16 anni! Sentirete loro disquisire con disinvoltura e paurosa quantità di nozioni di Pertile o Caruso, di Rosa Ponselle o persino dei cilindri Mapleson (i primi dischi dal vivo , risalenti al 1902). Il melomane di oggi è assai meno violento ed esarcebato rispetto ai suoi colleghi del passato. In Teatro può volare qualche fischio e qualche improperio ( come si è visto recentemente alla Scala) , ma nulla in confronto a ciò che accadeva nel Settecento, quando le diverse fazioni di appassionati giungevano a sfidarsi a duello per questo o quel cantante, non necessariamente un soprano: per il basso Claude Chassé, attivo tra il 1720 e il 1750, giunsero a duellare addirittura due donne! Tanto amore, tanta infuocata passione portarono ad eccessi incredibili, in tutte le epoche: il soprano Adelina Patti, a San Pietroburgo, ebbe l’onore di essere trainata dai propri fans, dopo che questi le staccarono i cavalli dalla carrozza; a Lillian Nordica, altra celebre Diva del primo Novecento, venne dedicata una nave da guerra, la U.S.S.Nordica. Géraldine Farrar, stella del Met, fu sempre seguita dalle cosiddette “Gerryflappers” , uno stuolo di ragazzette pazze per lei , pronte a portarla in trionfo per tutta Broadway nel 1922, quando si ritirò a soli 40 anni dalle scene. Scene di autentico fanatismo hanno accompagnato le vicende artistiche di Caruso, Gigli, Schipa, della Callas, della Tebaldi, di Di Stefano, Del Monaco, Corelli, fino ad arrivare agli strapopolarissimi “Tre Tenori” (Pavarotti, Carreras, Domingo), quasi un marchio, una griffe. Dei tre moschettieri Domingo è certamente il più amato e tollerato, soprattutto dal pubblico femminile che ha saputo negli anni ingraziarsi, con una ammirevole e sapiente captatio benevolentiae. Sarà bene ricordare che il melomane non va confuso con il claqueur. Il primo è tale a titolo gratuito e, anzi, sta continuamente sulle spese, il secondo fa parte di un gruppo organizzato e pagato, dal Teatro o da singoli artisti bisognosi di un sostegno di applausi .
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