SCOPPIA OPEROPOLI o si sta mancando il bersaglio? |
Sabato 15 Maggio 2010 19:59 |
Dalla fine di aprile qualcosa è successo nel pigro e lento mondo dell'Opera italiana. Adesso anche l' “uomo della strada” (e Dio solo sa quanti ce ne sono nel nostro paese!) sa che i teatri scioperano per “protestare contro i tagli del Fus e contro il nuovo decreto governativo “ che dovrebbe parzialmente riformare il mondo dello spettacolo. Il Comunale di Bologna è stato preso d'assalto da coloro che ivi lavorano, al punto da costringere il Sovrintendente tuttofare Tutino a chiamare Digos e forze dell'ordine; scioperi a Firenze, a Roma,persino Monsieur Lissner fa sentire la sua voce dal trono scaligero, la nobile Accademia di Santa Cecilia, il Teatro di San Carlo a Napoli pur commissariato da S.E. Salvo Nastasi, il grande risanatore dei bilanci; il Carlo Felice di Genova si agita da tempo.Ovunque -si dica a chiare lettera- serpeggia il malcontento e la voglia di gridare “Basta!”. Ma qual è il vero problema? Non è certo il decreto e non sono certo i tagli al Fus, che pur umiliano il nostro paese al cospetto dell'Europa e del mondo. A parte la violenta decurtazione dello stipendio dei lavoratori del teatro (300E al mese) e alcune nuove norme che certamente non faciliteranno la qualità e la tenuta delle già periclitanti “masse artistiche” , questo decreto si allinea su una posizione classicamente manageriale, com'è nello stile del governo retto da Silvio Berlusconi e che ha in Tremonti la tipica figura di “ colui che deve far quadrare i conti”. Il guaio, ed è bene che un po' tutti adesso lo sappiano, è che i conti da tempi immemorabili non tornano e la colpa non è né dei governi, né dei colori politici che tali governi caratterizzano, ma di un andazzo che ha radici lontane. Un “sistema Opera” malato perché fatto di gestioni amministrative che definire disinvolte è soltanto un garbato eufemismo. La colpa della situazione attuale è solo e soltanto di coloro che sono preposti alla buona condotta di un teatro , o Fondazione che sia, e cioé: Sovrintendenti e Direttori artistici. Sono loro che hanno costruito i cartelloni degli ultimi anni, sono loro che hanno creato i deficit finanziari per milioni e milioni di Euro, sono loro che hanno prosciugato le casse dello Stato e delle sponsorizzazioni (pingui o esili che fossero), sono loro che hanno sperperato, che sono andati fuori budget con allegria e nonchalance, all'insegna del “tanto paga Pantalone”. Tra questi signori vi sono alcuni sprovveduti nominati incautamente dai politici tanto per avere un posto (e un lauto stipendio: i sovrintendenti guadagnano in media dai 150.000 ai 350.00E l'anno) , alcuni incapaci e alcuni ladri patentati. Questi ultimi non soltanto sono andati fuori budget, consapevoli del passivo, ma si sono prodigati a falsificare i bilanci con i loro direttori amministrativi, a fatturare in modo truffaldino , ad appaltare a ditte esterne, a gonfiare i costi, a trattare sottobanco con agenzie di pochi scrupoli, a intascare tangenti grandi o piccine. La magistratura si occupa da anni di taluni di questi campioni ma finora non si è mossa. Il nostro paese, come dimostrano le prime pagine dei quotidiani o dei vari TG, ha praticamente una decina di scandali al giorno, la maggior parte dei quali molto più cospicui e coinvolgenti del piccolo tumulto operistico. In fondo se facciamo la somma di tutti i dipendenti delle principali fondazioni arriviamo a circa 4000 anime: nel paese che vede gli operai di Termini Imerese lottare per la sopravvivenza, aziende come Alitalia in bancarotta e via discorrendo...i 4000 dell'Opera possono quasi essere considerati degli scocciatori, dei viziati incontentabili, cui viene ora parzialmente modificato il giocattolo con cui per anni si sono trastullati. Del resto contro chi protestano? Contro i “tagli alla Cultura” , contro un decreto? Ma se il Fus fosse invece raddoppiato e sull'Opera piovessero miliardi in più, non aumenterebbe forse l'indecoroso magna-magna e di conseguenza il deficit? Inutili sono, a mio avviso, le pur scenografiche discese in campo di personaggi come Zubin Mehta, che tuonano contro i tagli ministeriali quando hanno fatto parte, nel bene e nel male, di quel 'sistema Opera' malato di cui sopra. Per interrompere l'emorragìa valgono a poco le parole, per altisonanti che possano risultare.A cosa possono servire i concerti gratuiti quando poi a teatro ci vanno solo gli appassionati, perché i costi sono altissimi a fronte di qualità non sempre di pari livello? A cosa serve far saltare una Prima, in un paese in cui si ignora o quasi l'esistenza di Verdi, di Puccini, di Rossini e in cui la stessa classe politica diserta regolarmente le serate più importanti? Bisogna prima bloccare il sistema perverso, cacciare via i responsabili (che tutti conoscono, con nome e cognome) e poi porre su quegli scranni personaggi dalla fedina penale pulita e , come diceva un mio amico molto importante, “possibilmente già ricchi, così non rubano”. La protesta è quindi mal indirizzata. NO ai ladri, NO a chi crea la bancarotta, NO a chi si serve della Musica invece di servirla. Più amore per l'Opera, più onestà, più competenza. L'ignoranza, che Spinoza definiva giustamente “immorale”, ha creato una generazione di ladri e di furfanti. Cacciamoli via e sarà un bene per le Fondazioni, oltre che per l'Italia.
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