ARENA DI VERONA 2010: IL TRIONFO del BELLO
Lunedì 30 Agosto 2010 10:04

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L'88 Festival estivo all'Arena di Verona chiude con le ultime repliche di Carmen, Trovatore, Aida firmate Franco Zeffirelli.

Trionfa in arena il Bello, inteso come dato oggettivo inconfutabile: il biglietto è già pagato con la cinematografica visione della piazza di Siviglia, animata da mille personaggi, viva come non mai e dall'entrata al galoppo di un dragone durante la scena della baruffa tra sigaraie. Ogni angolo dell'immenso anfiteatro è sfruttato dall'impostazione registica, mai noiosa mai irrispettosa, sempre tesa a raccontare una storia. I meravigliosi costumi di Anna Anni, le coreografie gitane di El Camborio fanno il resto, in una festa di colori e di emozioni che si vorrebbe non finisse mai.

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Con il Trovatore assistiamo a un altro miracolo.Non è facile rendere spettacolare un'opera così cupa, essenzialmente notturna, concepita tra giardini appena illuminati dalla luna, accampamenti, prigioni, bugnati di fortezze medievali. Eppure Zeffirelli riesce a trasformare persino questo drammone a fosche tinte in una festa , senza mai ledere la drammaturgìa anzi...contribuendo a farci vivere da vicino la storia di Azucena e di Manrico. Nella scena della monacazione di Leonora il coup-de-théatre : il torrione centrale, grigio e aguzzo, si apre trasformadosi in un colossale altare dorato....un colpo d'occhio fantastico, proprio in uno dei punti meno spettacolari del Trovatore e , puntuale, , scatta l'applauso a scena aperta del pubblico.

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L'Aida punta tutto su una enorme piramide d'oro, girevole, che consente un pratico avvicendarsi degli otto quadri dell'opera. Qui trionfano i costumi della Anni e le coreografie di Vassilev, oltre ai movimenti misurati e razionali delle masse. Fantastico il III atto, che del resto è uno dei gioielli di Zeffirelli in tutte le sue produzioni, compresa quella storica “miniature” creata per il teatrino di Busseto.

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Veniamo alle voci delle ultime tre recite. In Carmen ha trionfato la meravigliosa Micaela di Silvia Dalla Benetta, la miglior interprete di questo ruolo da me ascoltata negli ultimi anni. Vocalità morbida, di bel colore, capace di smorzare o rinforzare i suoni, fino a una splendida messa di voce (piano, forte, piano) nel finale della sua aria, misurata ed elegante in scena: perfetta.

Deludente la prova della protagonista,Kirstin Chavez, giunta a sostituire l'indisposta Kate Aldrich: una Carmen perennemente scosciata, in posa ginecologica, dotata di una voce piuttosto ingolfata in basso e poco intonata sulle note acute. Apprezzabile il buon materiale del debuttante tenore Jorge de Lèon, ma ancora troppo grezzo per una parte complessa e ricca di nuances come quella di Don José.

Molto bene il giovane basso Alexander Vinogradov come Escamillo, appena 33enne e già tecnicamente molto sicuro, con acuti sonori, a gola aperta, e note basse sicurissime: un elemento su cui puntare .

Si sono distinti per solidità e sicurezza Carlo Bosi come Remendado (un lusso), Signorini come Zuniga, Ceriani in Morales e la Mercedes di Asude Karayavuz , tutte voci da prime parti. Priva di squillo e quasi anonima la Frasquita di Simge Buyukedes.

La direzione di Kovatchev, fin troppo brillante e baldanzosa, ha penalizzato i passaggi più lirici e drammatici del capolavoro di Bizet, benissimo il Coro diretto da Giovanni Andreoli.

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In Trovatore , forse per il vento gelido che spirava in arena, tutti un po' sottotono. Marcelo Alvarez è sempre il tenore generoso e solare che conosciamo, ma troppe note erano 'aperte' e perdevano in squillo: si notava un po' di stanchezza e il vento non è certo un alleato dell'emissione, quando si canta all'aperto. Tuttavia un personaggio di sicura presa, un fraseggio scolpito e sempre credibile.

Malissimo il soprano Ande-Louise Bogza, in serata no: parole sbagliate, amnesìe, stonature clamorose, urla calanti su ogni acuto che superasse il si bemolle. Da dimenticare.

Ottimo Alberto Gazale, il cui colore e fraseggio ricordano sempre di più i grandi Protti e Cappuccilli. Tuttavia, anche lui disturbato dalle condizioni atmosferiche, ha avuto un'incertezza di intonazione sull'aria “Il balen” , corretta nella seconda parte.

Bene la Azucena di Andrea Ulbrich, soprattutto nel registro acuto sicurissimo.

Ottimi Giuseppini come Ferrando e il Ruiz di Carlo Bosi.

Marco Armiliato ha diretto in modo asciutto e preciso, assicurando un ritmo incalzante ma mai pasticciato, assecondato molto bene dalla compagine orchestrale.

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In Aida la palma d'oro va ad Amarilli Nizza , che ha regalato un memorabile “Cieli azzurri” con tanto di do attaccato pianissimo e rinforzato tenuto un'eternità: una prova magistrale da parte di una cantante che oltre a  saper  usare la voce assai bene , sa usare la testa!

Ottimo anche Ambrogio Maestri, tonante Amonasro, scivolato su una buccia di banana (vocale) sul terribile “Ah....doman voi potrìa il fato colpir” dell'entrata ma per il resto poderoso e di splendido colore.

Piero Giuliacci è stato un sicurissimo Radames e in vari momenti mi ha ricordato la voce di Aureliano Pertile, che non era bellissima ma ottimamente emessa, sicura. Ha superato tutti gli innumerevoli scogli di questa parte, appena penalizzato dal costume e dal trucco, con quella coroncina che lo faceva somigliare a Ebe Stignani come Adalgisa. Piero: la prossima volta rifiutati e fai come Schipa, truccati da solo!

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Giovanna Casolla è stata una sorprendente Amneris, fantastica nel fraseggio e nelle note alte, quasi completamente vuota in basso dove non usa (chissà perché?!) il suo registro di petto, con l'effetto di farsi udire bene solo a metà. Tuttavia una prova eccellente e un costume che la ringiovaniva tantissimo.

I bassi non erano al meglio, ma Prestìa è stato un buon Ramfis  anche se  tende a  cantare  con  il volto  perennemente  rivolto al  pavimento. Perfetti Casertano come Messaggero e la Trevisan come Sacerdotessa.

Oren mangia pane e Aida, ha “domato” la partitura, anche se in quest'ultima recita con qualche svarione, comprensibile e perdonabile.