Ricevo dall'amico Michele Maltese una gustosa cronaca dal Metropolitan di New York e volentieri pubblico:
Oggetto: Per la serata di Halloween al MET, un
Trovatore...mostruoso
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Caro Enrico,
sono un attento e appassionato ascoltatore fin dal 1997 (avevo tredici anni) e nutro nei confronti della Barcaccia un profondo sentimento di riconoscenza per aver contribuito in maniera determinante alla formazione della mia cultura operistica e di quella di tanti altri italiani.
Vorrei esprimere in maniera tangibile la mia riconoscenza e il mio affetto verso la trasmissione "La Barcaccia" (Rai Radio3) fornendovi una breve cronaca del Trovatore a cui ho assistito al MET nella serata di sabato 30 ottobre, vale a dire la notte di Halloween. Immagino che questa circostanza spieghi molte delle cose che si sono viste e ascoltate.
Irene Dalis, una spaventosa Azucena al Met negli anni 60
In primo luogo, l'allestimento di David McVicar era ispirato espressamente alle lugubri atmosfere delle Pinturas negras di Goya. Sul sipario vengono infatti raffigurate a grandezza elefantiaca le maschere deformate e angoscianti della Romerìa a San Isidoro e mai scelta fu stilisticamente più azzeccata per una notte di Halloween, che com'è noto, si popola di prosopopee spettrali e sataniche. Una corte infernale infatti viene messa in scena all'inzio della Parte Seconda, quando al coro degli Zingari si aggiungono quattro o cinque energumeni palestrati (dei professori di percussioni, bisogna immaginare), che, senza senza cantare, esibiscono i propri addominali scolpiti e i propri bicipiti dando grandi mazzate alle incudini al ritmo del ritornello "chi del Gitano i giorni abella?", creando così un clima decisamente infernale (ne trovate un video sul sito del Metropolitan: http://link.brightcove.com/services/player/bcpid610237632001?bctid=653255878001).
Dolora Zajich, altra mostruosa Azucena al Met
Ma Halloween è anche la notte del Sabba delle Streghe e, almeno qui negli Stati Uniti, presenta dunque anche elementi vagamente orgiastici. Per esprimere questo concetto, il regista ha operato una curiosa rivisitazione dell'inizio della Parte Terza dell'Opera, quella in cui il coro dei soldati del Conte di Luna gioca a dadi, aspettando i rinforzi necessari per dare l'assalto finale a Castellor ("Or coi dadi, ma fra poco"). Quando i rinforzi attesi finalmente giungono, la didascalia del libretto di Cammarano spiega che "un grosso drappello di Balestrieri traversa il campo". Qui il regista, invece di fare sfilare un plotone di truppe, ha fatto entrare in scena un manipolo di prostitute (si capisce che sono tali dal loro abbigliamento discinto) che ha cominciato ad impegnare alcuni membri dell'esercito del Conte in non dissimulati esercizi sessuali, mentre il resto del coro commentava da vero intenditore, come da libretto, "Il soccorso dimandato / Han l'aspetto del valor".
Patricia Racette
Venendo al cast, occorre segnalare che purtroppo qualche maledizione demoniaca ha colpito il Soprano Patricia Racette, che a causa di un'indisposizione ha dovuto abbandonare la rappresentazione nell'intervallo tra la Seconda e la Terza Parte dell'opera--per intenderci, prima di affrontare arie impegnative come "D'Amor sull'ali rosee", "tu vedrai che amore in terra" e i duetti con il Conte ("Mira d'acerbe lagrime" e "Vivrà! Contento il giubilo") e con Manrico ("Che? Non mi inganna quel fioco lume"). Eppure c'è chi sospetta che il demonio si fosse impossessato della Racette già durante la prima parte dello spettacolo, perchè nell'aria "Tacea la notte placida" al posto degli acuti emetteva strani belati caprini, segno sicuro di impossessamento satanico. La Racette è stata sostituita dal Soprano californiano Julianna Di Giacomo, che, come sempre accade in queste circostanze, è stata la più applaudita dal pubblico.
Durante la famosa stretta finale della Parte Terza è poi calato sul Teatro un sortilegio collettivo, tale per cui il Direttore (M° Marco Armillato), tutti i Professori d'Orchestra, il Coro e il Tenore Marcelo Alvarez hanno abbassato di un semitono "Di quella pira" (proposta del resto nella sua versione consueta e non in quella filologica), cosicchè il Do finale si è diabolicamente tramutato in un Si naturale. La spiegazione del fenomeno (che è stato osservato anche dal recensore del New York Times alla prima dello spettacolo qualche giorno fa; cfr. http://www.nytimes.com/2010/10/28/arts/music/28verdi.html?scp=1&sq=trovatore&st=cse ) non può che essere iscritta nella dimensione del paranormale, perchè pare che in un Trovatore a Parma Alvarez si fosse prodotto in un scintillante Do di petto, secondo la migliore tradizione tenoristica. Allego una registrazione del fenomeno, scusandomi per la pessima qualità del suono. Occorre avvertire che gli applausi e le urla di entusiasmo che sentirete dopo il fatidico "All'armi!" non provengono dal pubblico, ma dal coro stesso che così facendo si dà coraggio in vista dell'imminente battaglia con le truppe del Conte (la reazione del pubblico--anch'esso in trance, bisogna credere--è stata un ben più moderato applauso che potrete ascoltare alla fine della registrazione, quando il coro era ormai uscito di scena).
Ma poichè ad ogni Demone corrisponde un Angelo, occorre comunque segnalare l'ottima prestazione del Baritono Zeljiko Lucic nel ruolo del Conte di Luna. Anche se nel "Balen del suo sorriso" è rimasto un po' a corto di fiato, gli attacchi nei vari duetti e terzetti (in particolare in "Di geloso amore spezzato") sono stati meravigliosi, come pure le mezzevoci e, in generale, la pasta timbrica, brunita e ricca di armonici.
Insomma, una serata ricca di Perle Nere e degna della rubrica Angeli e Demoni.
Un caro, affettuoso saluto,
Michele Maltese
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