Un moscio Mosé all'Opera di Roma...
Venerdì 03 Dicembre 2010 21:35

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L'Opera di Roma, per varie ragioni che ora spiegherò, non è allo stato attuale un teatro .

Intanto a teatro ci si va abbastanza spesso, soprattutto in una capitale (che non sia quella del Ruanda Burundi, ben inteso): all'Opera di Roma ci si va una volta ogni due mesi, se va bene!

Secondo) un teatro che si rispetti prevede un pubblico silenzioso, educato, se si vuole anche elegante: l'Opera di Roma ha un pubblico rumoroso, ineducato e totalmente inelegante, nei modi e nei costumi.

Terzo) un teatro normale ha una stagione composta da vari titoli, tutti a loro modo importanti. In un teatro normale OGNI PRIMA E' O DOVREBBE ESSERE UN EVENTO. A Roma no: gli eventi sono solo quelli che vedono il maestro Muti sul podio, cioé un paio di volte l'anno, come stabilito dal meraviglioso “pacchetto” inventato dal Sindaco, da Bruno Vespa e non so da quale altro clan.

Quarto) ogni EVENTO che si rispetti in qualunque teatro importante prevede ospiti importanti a una Prima :a Roma, per il Moise di Muti, il top era costituito da Vittorio Sgarbi , dalla nonagenaria Pampanini e dagli agenti dei cantanti, un po' poco...conveniamone tutti.

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Sul podio, dunque, Riccardo Muti detto “IL Maescchtro” . Per l'occasione , temendo di scomparire nella buca come tanti suoi meno illustri colleghi, Muti ha fatto porre un podio rialzato, tanto da poter sorvolare l'orchestra come quelle deità dell'opera barocca, appese alle funi. L'effetto non era bellissimo: dalla platea la silhouette di Muti si stagliava solennemente, a metà strada tra lo Stokowsky di “Fantasia” e Macchia Nera.

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La concertazione del capolavoro rossiniano non è apparsa stavolta fiammeggiante e vivida come in altre esecuzioni mutiane: nel timore di coprire le voci del cast, tutte piuttosto piccole e raccolte, Muti non ha calcato la mano e ha mantenuto l'orchestra al trotto e spesso...al passo. Si aveva l'impressione così d'un Mosé oratoriale, mai terribile ma sempre amabile, cordiale: i balletti e le marce risultavano ilari, tra la tarantella e la quadriglia delle feste paesane, l'effetto banda...complice anche la postura del Maestro era spesso rievocato, soprattutto nel finale del III atto e nell'attacco del Coro del I atto. Ho trovato Muti abbastanza dimesso, forse ha provato poco, forse non è in gran forma in questo periodo o forse un non-teatro come l' Opera di Roma, con la sora Assunta vestita a festa che gli transita dietro con l'ombrello e la busta di plastica o Sgarbi che consulta il suo cellulare nel bel mezzo dei concertati più solenni, non rendono giustizia alla concentrazione e all'importanza dell'evento.

Le voci, poi, così consuete e così poco memorabili: trionfa la Sonia Ganassi come Sinaide ed è il successo di un soprano mascherato da mezzosoprano; un bel successo per il basso Abdrazakov, che canta con gusto e proprietà ma senza tuonare in sala (come Mosé dovrebbe);corretti ma insipidi i tenori, Eric Cutler e Juan Francisco Gatell, entrambi schiacciati e nasali come quasi tutti i tenori rossiniani (che brutta scuola! ). Per il Faraone di Nicola Alaimo concederei una prova di appello, non credo fosse in piena forma : ho sentito una voce non perfettamente a fuoco, forse raffreddata, non infallibile nell'intonazione. Molto bene la Surguladze e non benissimo Anna Kasyan nella difficile parte di Anai, risolta musicalmente ma non vocalmente per quanto riguarda gli estremi acuti, spesso gridati.

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Lo spettacolo era affidato al costoso allestimento di Pier'Alli e , detto in tutta sincerità, ci son parsi soldi spesi male: un Egitto tra Star Gate e Gardaland, con proiezioni assai modeste sullo sfondo e una porta girevole a simulare il muro del pianto o la sala del Faraone. Brutti i costumi, brutti i balletti di Shen Wei (su cui parleremo a parte per uno scandalo denunciato addirittura alla Giustizia) , quasi inesistente la regìa, con tutti impalati in faccia al Maestro come in concerto per soli, Coro e Orchestra. Bissato il celeberrimo “Dal tuo stellato soglio” , con un piccolo incidente sull'attacco  del  bis;  successo alla fine per tutti.

E un giallo, che sveleremo nella prossima nota.