UNA SCOMBINATA "WALCHIRIA" di WAGNER AL METROPOLITAN |
Domenica 24 Aprile 2011 10:52 |
Una Walchiria al Met . Verrebbe subito da chiedersi: a che punto siamo con il teatro di Wagner in un teatro in cui è obiettivamente più semplice allestire un'Armida o un Comte Ory? Siamo messi male, inutile nasconderselo. Se a Bayreuth la geniale concertazione di Thielemann ha dimostrato che si può ancora emozionare , al Met le cose sono andate in maniera diametralmente opposta.
Questa la locandina: Conductor: James Levine
Brünnhilde: Deborah Voigt Sieglinde: Eva Maria Westbroek Fricka: Stephanie Blythe Siegmund: Jonas Kaufmann Wotan: Bryn Terfel Hunding: Hans-Peter König Levine sul podio del Metropolitan di New York punta tutto sulla forza e la veemenza della sua interpretazione ma resta una concertazione terribilmente superficiale, a tratti demotivata o addirittura equivocata in pieno (il finale, per esempio, pare la base per la giostra a Gardaland!). Il cast vocale (pur “stellare”) delude e lascia addirittura sbalorditi, per la tragica insipienza. Se tralasciamo le ottime intenzioni di Jonas Kaufmann come Siegmund, fraseggiatore attento e musicista meticoloso, restiamo comunque in compagnìa di una voce forse non adattissima al ruolo del classico Heldentenor. Appena sufficiente la Sieglinde di Eva Maria Westbroek, sostituita poi nel III atto da una modestissima Margaret Jane Wray.Vi lascio immaginare la grande frase del III atto com'è venuta fuori. L'ingresso di Bryn Terfel e soprattutto di Deborah Voigt nel II atto è da ricordare come una nerissima perla: troppo chiaro e morchioso lui, afflitto da una fastidiosa “gnagnera” , addirittura imbarazzante lei nel famoso “Ho-jo-to-ho” trasformato in un traballante jodel e concluso da una risatina grottesca che fa subito pensare alla Maga Magò della “Spada nella roccia” di disneyana memoria. Ma la parte peggiore della Voigt non sono gli orridi acuti e le calate di intonazione, bensì la condizione disastrosa della voce nei centri....colà dove si canta. Una vera parodìa. Dopo 1 ora 35 minuti e 50 secondi dall'inizio del II atto abbiamo poi un'altra perla terrificante, degna di Dario Argento: “Geh' hin, Knecht!Kniee vor Fricka:meld' ihr, dass Wotans Speer gerächt, was Spott ihr schuf. -Geh'! - Geh'! “ e sul secondo “Geh!” , quando Wotan trafigge Hunding, Terfel emette lo stesso urlo lancinante che ben conoscono gli allevatori di maiali, quando sgozzano il malcapitato suino di turno. Questo NON è canto. Eppure sono certo che così facendo Terfel crede di essere un grande interprete, solo perché nessun Wotan ha mai fatto nulla del genere! E per fortuna, aggiungo. Molto buono il gruppo delle Walchirie, anche se la Cavalcata che apre il terzo atto è un po' una baldoria nella esecuzione fin troppo allegrotta di Levine: come siamo lontani dalla favolosa concertazione di Thielemann a Bayreuth! Arriviamo all'Addio di Wotan, altro topos della storia operistica: Terfel pare un oste di una birreria all'Oktoberfest non certo il marmoreo Dio wagneriano. Non un colore, non un suono che non risulti nasale e a tratti persino grottesco, quasi Wotan fosse un personaggio comico. Grida “LogA! LogA!” invece di “Loge! Loge!” denunciando una pronuncia invereconda e inaccettabile per il suo livello. Naturalmente la gloriosa chiusa “Wer meines Speeres Spitze fürchtet, durchschreite das Feuer nie! “ si smoscia in una serie di urla sgangherate, fino a strozzarsi sul “nie!” ….roba da pazzi. E questo è il “grande” Terfel? Un bluff assoluto. Un capolavoro come la Walchiria non può essere conciato per le feste in questo modo.
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