AL REGIO DI TORINO TORNA LUCIA DI LAMMERMOOR |
Martedì 21 Giugno 2011 21:25 |
Lucia di Lammermoor sbarca al Regio di Torino e viene proposta in diretta da Radio3, con un cast che vede allineati alcuni giovani interpreti “di punta” : Elena Mosuc, giunta alla sua centesima Lucia, il tenore Francesco Meli, Fabio Maria Capitanucci come Enrico, il basso Kowaljow come Raimondo, il maestro Campanella sul podio e il celebre allestimento di Graham Vick. Il livello si mantiene mediamente alto, grazie soprattutto all'apporto del reparto maschile, eccezion fatta per il basso Kowaljow , non in grado di sostenere con sicurezza e soprattutto con correttezza d'emissione il ruolo di Sir Raimondo Bidebent. Ottimo l'Enrico di Capitanucci, elemento di sicuro affidamento. Baldanzoso , generoso Edgardo quello proposto da Francesco Meli. La voce ricorda molto Alberto Cupido: bella di colore, dizione perfetta, ottimo fraseggio, la tendenza a spingere sugli acuti e quindi a oscillare dal la naturale in su, con una difficoltà a sostenere il si naturale della cadenza di “Fra poco a me ricovero” (lodevole che l'abbia eseguita in tono, molti abbassano) e soprattutto le terribili frasi “O bell'alma innamorata” del finale , che risuonano non a gola aperta e libera come dovrebbe essere. Come già si era notato nella recente “Anna Bolena” di Vienna (destando le ire del diretto interessato, ahimé...) per ora siamo a piccoli problemi, facilmente risolvibili e comunque ampiamente compensati dai molti pregi. “Tu che a Dio” viene attaccato in falsettone, subito rimpiazzato da suoni più omogenei e soprattutto sorretti dal fiato: il tempo del concertatore è lentissimo e non è obiettivamente facile uscirne in gloria. Da ascrivere quindi a tutto vantaggio di Meli la grande resistenza e la musicalità. La concertazione del maestro Campanella, esperto donizettiano e belcantista di rango, è sentita, partecipe, drammatica ma a tratti bloccata, come se l'orchestra dovesse di colpo fermarsi : non capisco bene questa scelta. Se è vero che la grande scena del basso e del Coro poteva anche risultare più solenne e tragica del dovuto, è anche vero che la Pazzìa di Lucia, soprattutto nella cabaletta “Spargi d'amaro pianto” è risultata davvero troppo lenta e monolitica, forse su richiesta della protagonista (azzardo un'ipotesi?). Nei momenti più brillanti (scena della Festa) il suono dell'orchestra del Regio tendeva a impoverirsi e a risultare un po' frivolo, ma credo sia un problema di microfoni. Per il resto si ammira in Bruno Campanella la grande capacità di seguire e mai soverchiare il canto dei protagonisti. Di Elena Mosuc dirò che non mi ha convinto, anche se era alla 100ma Lucia della sua carriera. L a voce è piccola, chiara, poco appoggiata. Intonazione non perfetta, tutt'altro, pericolose oscillazioni nei primi acuti e mibemolli sopracuti striminziti e stiracchiati, alla “vorrei ma non posso”. Si spera in future prove migliori di questa. |