Una serata tutto sommato riuscita all'Opera di Roma, che dopo questa Elektra starà ferma per due mesi!!! ??
Mi chiedo come possa considerarsi il Teatro di una capitale civile??! Inoltre da registrarsi il solito vuoto di pubblico, per un terzo abbondante. Tristissimo.
Polemiche a parte, lo spettacolo (proveniente da Salisburgo) è di alto livello: molto bella la scenografia di Raimund Bauer, nella classica tradizione di Elektra...una grande scatola grigia dotata di varie aperture, da cui spuntano le varie ancelle, delle crepe a terra da cui fuoriesce la sudicia e lacera Elektra, una porta sullo sfondo che introduce Oreste e il suo precettore, coup de théatre nel finale quando si solleva il fondale rivelando l'orrenda Clitennestra appesa per i piedi e sanguinolenta.
La regìa di Nikolaus Lehnhoff è assolutamente in linea con la fosca drammaturgìa e ne segue fedelmente la traccia, i costumi di Andrea Schmidt Futterer non sono così belli quanto il resto dello spettacolo: Egisto sembra Sharpless, Crisotemide potrebbe tranquillamente essere scambiata per una turista tedesca all'Arena di Verona, il giovane servo di Saverio Fiore sembra Capitan Cocoricò mentre l'orrida Clitennestra è un clone di Wanda Osiris, peccato.
L'esecuzione musicale è stata più che buona da parte dell'orchestra dell'Opera di Roma ma la concertazione di Soltesz, al di là della ammirevole correttezza secondo me non è andata. Troppi i clangori incontrollati, troppi boati alternati a pianissimi di dubbia consistenza. Una maggior omogeneità nel gioco coloristico voluto da Strauss avrebbe giovato di più. Direi anche un maggior abbandono e non è escluso che ciò avvenga nelle repliche.
Le voci. Elektra è una donna minuta e somigliante a Christina Ricci quando faceva la bambina terribile della Famiglia Addams, il soprano Eva Johansson: una voce molto grande e squillante , che però alterna suoni fissi e non intonatissimi con ampie oscillazioni sugli acuti. Tuttavia la recitazione magnifica, da vera isterica manicomiale qual è Elektra di Strauss, riscatta ogni menda vocale . Si consideri anche la parte incredibilmente difficile e sede di terribili esecuzioni , seppur illustri. L'anziana gloriosa Felicity Palmer, quarant'anni di carriera prima come soprano ora come mezzosoprano, trionfa su tutti per il perfetto connubio tra vocalità e interpretazione, senza strafare, con classe assoluta. Buoni l'Egisto di Wolfgang Schmidt e l'Oreste di Alejandro Buhrmester: funzionali ai loro ruoli, corretti , senza punte di particolare eccellenza. Brava come attrice ma inadeguata vocalmente il soprano Melanie Diener, che come Crisotemide aveva ogni acuto "indietro" con l'efffetto di scomparire sotto i flutti orchestrali, fino alla perla nera della serata che è stato il suo calantissimo si naturale acuto al termine della grande frase "Ich muss bei meinem Bruder stehn" , qui riportata:
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