Fred Plotkin
Qui di seguito parte della lunga intervista con Fred Plotkin,
famoso commentatore statunitense appassionato dell'Arte
italiana e profondo conoscitore d'Opera.È stata una
conversazione molto piacevole,profonda,divertente in cui
abbiamo toccato temi a noi cari: l'Opera, la Musica,la regìa il
Canto ma anche la cucina, il cinema, arrivando a Franca
Valeri,Totò, Sordi,Aldo Fabrizi, Tina Pica.Insomma,non la
finivamo più.
LO STILE ITALIANO nell'Opera
Si può parlare effettivamente di stile italiano, anche se col
passare del tempo questo modo di cantare e di interpretare è
passato dall’Italia ad altri paesi, come per esempio gli Stati
Uniti. Un pò come è successo con altri grandi prodotti di
esportazione, meno nobili, che so la pizza, la cucina
mediterranea.
Io parlerei di stile e di SCUOLA italiana, la grande scuola
italiana del Belcanto.
Belcanto vuol dire cantar bene ma soprattutto rispettare
alcune precise regole, tecniche e stilistiche.
Il Belcanto pretende un uso corretto della voce su almeno
due ottave di estensione, con il medium della voce si canta e
sugli acuti si risolve, questo dicevano i vecchi maestri.
Cotogni per esempio, che cantò con Verdi e fu il maestro di
Giacomo Lauri Volpi, uno dei più grandi tenori esistiti. Anche
perché fu uno dei pochissimi tenori che usavano il cervello
oltre che la voce.
Belcanto vuol dire anche saper legare le frasi, saper cantare
piano e pianissimo a tutte le altezze, saper usare i COLORI
nella voce.MOlti cantanti hanno voci bellissime ma urlano,
cantano tutte forte o fortissimo, colpa anche di molti direttori
d’orchestra che portano le loro esecuzioni verso sonorità
inaccettabili. Un tempo i teatri avevano l’orchestra spostata
in avanti, verso il centro della sala, perché il palcoscenico
non era retroposizionato come oggi. In tal modo si cantava
senza spingere, in maniera morbida ed educata. Ecco il
Belcanto.
Alla base del corretto stile italiano vi è poi la libera fantasia
dell’interprete, quello intelligente e guidato da maestri
esperti, che suggeriscano le varianti autorizzate dagli Autori.
Vi sono segni precisi , come i punti di corona sulle pause
orchestrali , questi segni autorizzano gli acuti o le variazioni.
Le partiture di Bellini, Donizetti, Verdi sono piene di queste
indicazioni. Purtroppo vi sono maestri o intransigenti o
direttamente ignoranti. Uno dei più grandi fu Toscanini, che
per mettersi in mostra a discapito dei cantanti, iniziò a
proibire gli acuti non scritti ma di autentica tradizione
belcantistica. Un altro è Muti, che detesta gli acuti ma ignora
le regole base del Belcanto e talvolta propone esecuzioni
soffocanti, gabbie rigide che impediscono persino il respiro ai
cantanti. Quella libertà che fa parte del Teatro.
Io li chiamo i Dittatori del Podio.
In molti paesi, come dicevo prima, il Belcanto è arrivato nella
sua vecchia, antica accezione: Stati Uniti, Inghilterra, i paesi
asiatici in tempi più recenti. Grazie a grandi maestri
conoscitori della materia: Tullio Serafin,Richard Bonynge,
Julius Rudel, Mario Rossi, Angelo Questa,Ino Savini,
Anton Guadagno, Giuseppe Patané, Nello Santi, oggi Daniel
Oren, che è il massimo conoscitore di voci e che ama le voci.
Perché i maestri non devono amare solo sé stessi, devono
amare le voci, così potranno seguirle, accompagnarle e
concertare l’Opera nel vero senso della parola.
Il mio rapporto con l'Opera
Io ho sempre amato l’Opera. L’Opera è una malattia
inguaribile ma è anche un modus vivendi. Noi italiani siamo
operistici in ogni nostra manifestazione, siamo
melodrammatici. Quante Santuzze, quanti Mario
Cavaradossi, quanti Canto o Turiddu vi sono tra gli italiani .
Basta guardare il nostro Parlamento, i nostri politici: sono
protagonisti di opere ora buffe ora drammatiche, dipende.
Ma l’Opera per amarla va conosciuta.
L’ignoranza è immorale, come diceva il grande filosofo
Spinoza.
C’è molta ignoranza nel mondo operistico attuale, questo
sì.Come c’è molta ignoranza nel mondo.
Io ho avuto la fortuna di avere grandi maestri, ho studiato il
Canto con Giuseppe Taddei, uno dei più grandi baritoni mai
esistiti.
Ho avuto anche la fortuna di inventare un programma
speciale, La Barcaccia, che va in onda ogni giorno su Radio3
alle ore 13 dal 1988 a oggi, oltre 6000 puntate. Grazie a
questa trasmissione ho conosciuto centinaia di artisti
importantissimi, da Pavarotti a Nicolai Gedda, Birgit
Nilsson,Victoria De Los Angeles, Renata Tebaldi, Renata
Scotto, e ancora Italo Tajo, Nicolai Ghiaurov,Mirella Freni,
ma la lista è infinita e include registi, direttori d’orchestra,
personalità del nostro mondo.
Non sono mai stato una persona pigra ma sempre molto
curioso. Ho cantato in tante occasioni ma senza aver mai
nessuna ambizione di carriera, l’ho fatto per la mia crescita e
per la mia esperienza personale . Mi sono dedicato con
grande passione all’attività di regista lirico e qui ho avuto e
sto avendo molte soddisfazioni. Posso dire, in tutta
modestia, di aver raggiunto ottimi risultati nell’utilizzo della
"tecnologia sulla tradizione". Mi spiego. Non sono un regista
che ama le provocazioni stupide, le idiozie. Amo invece
rispettare il testo e spesso l’ambientazione originale ma
inserendo un forte discorso tecnologico, con l’uso delle
proiezioni dinamiche, delle luci, anche in modo
spregiudicato. Oggi viviamo in una società visiva.La gente
vive davanti agli schermi, o del telefonino o della Tv. Io amo
l’Opera raccontata dalla luce e dalla proiezione, avvolta nei
colori e nelle suggestioni fantasy suggerite dalla tecnologia
più avanzata.
Aida a Batumi, Georgia 2019, regìa Enrico Stinchelli
Attila , Cagliari 2019, regìa di Enrico Stinchelli
Don Giovanni, Verona 2019, regia di Enrico Stinchelli.
Trovatore, Teatro Astra, Gozo (Malta) , 2018
Mefistofele, Pisa 2016, regia di Enrico Stinchelli
Turandot in dvd, Torre del lago, 2016, regia di Enrico Stinchelli
Scelta musicale n.1: Giuseppe Taddei, baritono, Falstaff
Taddei era l’Opera egli stesso: il senso del teatro, la vocalità
ricca e pastosa, il repertorio immenso, oltre 250 ruoli diversi,
un fenomeno. Debuttò a 14 anni e smise di cantare il giorno
della sua morte, a 94. Ancora la mattina del giorno in cui
morì, cantava mentre si faceva la barba, con la voce intatta.
Un fenomeno unico. Falstaff fu il suo ruolo d'elezione.
Scelta musicale n.2 : EGMONT di Beethoven diretto da
Karajan
E’ un omaggio a Beethoven nell’anno del suo 250
anniversario dalla nascita. 1770 a Bonn.
Il finale dell’Egmont diretto da Karajan, per me il più grande
direttore d’orchestra mai esistito, è un compendio dei grandi
ideali di questo compositore.
Per capire Beethoven bisogna capire il pensiero di Kant
Dal filosofo, Beethoven trasse la concezione dell'esistenza,
nella coscienza individuale, di una legge morale, espressa
nella forma dell'imperativo categorico. Egli mise allora il
risultato della propria essenziale attività, la musica, al centro
della morale, inserendovi valori ideali, arricchendola di una
forza emotiva che esprimesse il movimento dei sentimenti e i
conflitti interiori. Dallo stesso autore dei Fondamenti
metafisici della scienza della natura annotò questo passo:
«Nell'anima, come nel mondo fisico, agiscono due forze,
egualmente grandi, ugualmente semplici, desunte da uno
stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di
repulsione».Tutta l'opera di Beethoven è basata su questo.
Scelta musicale n.3: Maria Callas in Dinorah di
Meyerbeer.
La Callas è stata per me la più grande cantante della Storia,
una rivoluzionaria. Seppe coniugare la profondità
dell’interprete, il carisma e la musicalità eccelsa, a una
tecnica belcantistica eccezionale. Quando parlai con Di
Stefano, il suo più grande partner, mi disse che la Callas fu
uno straordinario soprano di coloratura,
Non un soprano drammatico. Io credo che Di Stefano abbia
ragione, infatti nei brani di autentico Belcanto la Callas fu
insuperabile. Seppe rendere espressive le agilità vocali, non
solo un semplice esercizio. In questo brano lo si capisce a
fondo e invito ad ascoltarlo con attenzione.
Scelta musicale n.4 : Giuseppe Di Stefano in Lucia di
Lammermoor
Se parliamo di Giuseppe Di Stefano non parliamo solo di un
Tenore, IL Tenore, ma di un poeta, come mi disse Pavarotti.
Di Stefano riuscì a trascendere la Tecnica, l'IMPOSTAZIONE
Classica del Canto per assurgere ai valori della poesia pura,
della naturalezza fatta Tecnica. Di Stefano, come la Callas,
fu un rivoluzionario.Portò il livello della VOCE ITALIANA da
Caruso e Gigli alla modernità, al futuro. Di Stefano è eterno,
non appartiene a una sola epoca ma a tutte. Nella Lucia di
Donizetti, in questo struggente finale, abbiamo il dolore
dell'uomo che muore sognando di congiungersi alla sua
amata, riprodotto con una verità ,con una sincerità e con un
cuore che vanno al di là di ogni valutazione vocale. Un
capolavoro di Belcanto.
Scelta musicale n.5 : finale di Mefistofele di Boito, con
Cesare Siepi e Mario Del Monaco.
Il Mefistofele è l'opera che amo moltissimo, forse più di tutte.
Boito fu un compositore molto colto e intelligente, profonde
conoscitore e studioso di materie esoteriche. Nella sua
opera più importante fece ben capire il dualismo tra Male e
Bene che alla fine si incontrano, poiché sono la stessa cosa.
Faust tradisce il patto che aveva sottoscritto con Mefistofele,
dopo aver approfittato dei suoi servigi. Il pubblico lo intuisce,
perchè Boito dà al Diavolo un carattere eroico, quasi
addirittura positivo. Siepi è fenomenale in questa
registrazione, sia come voce che come interprete. |