Note
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Giovedì 16 Settembre 2010 12:21 |
“Santa Maria, Madre di Dio,
Tu che hai la voce della Ponselle,
della Toti Dal Monte e della Elmo messe insieme,
TU CHE SEI LA CALLAS,
ascolta la supplica di questo misero peccatenore.
TU che vedi tutte le nefandezze del mondo
e che le perdoni dall’alto della Tua infinità bontà;
Tu che hai sopportato la voce della De Andrade,
Tu che hai letto e perdonato Celletti,
Tu che hai ascoltato con benevolenza
la Turandot della Guleghina ,
L'Aida della Rautio , la Norma della Aeglen
e della Gruberova, la Traviata e la Lucia della Fabbricini ,
Tu che hai benedetto
la gola della Sutherland , della Freni e della Scotto,
ascolta la Supplica del penitente.
Fa sì che i microfoni
non entrino definitivamente nei teatri;
concedi un Fus più alto ai medesimi;
manda in Cielo i sovrintendenti
e i direttori artistici ladri e corrotti,
affinché proni davanti al Tuo trono
facciamo ammenda dei loro peccati.
Maria Santissima.
Tu che vedi ogni cosa,
Tu che plachi i sindacalisti,
TU CHE SEI LA CALLAS
….
concedi ai giovani soprani il timbro della Tebaldi,
il temperamento della Petrella,,
gli acuti della Nilsson, della Price , della Flagstad….,
i sopracuti della Dessay e di Mado Robin,
i fiati della Olivero e della Devìa,
i trilli della Sills e della Pons,
la coloratura e il management della Bartoli,
la casa discografica della Gheorghiu,il glamour della Netrebko.
Tu che sei la Callas e che non sarai mai Mari Lyn,,
fa sì che l’Opera non muoia,
che il Carlo Felice non chiuda,
che Meli emigri in Australia,
Fa sì che le nuove generazioni
capiscano cosa si perdono nell’ignorarla;
illumina le menti dei genitori e dei politici,
spesso ottenebrate dall’Ignoranza e dal Potere.
Santa Maria , TU CHE SEI LA CALLAS DEL 1953
(QUELLA DELLA TOSCA CON DE SABATA),
TU che spaziavi per quasi 3 ottave,,
TU che duettavi
e duetti tutt’ora con SAN PIPPO in Paradiso,
Tu che hai regalato gioia e vita a tutti noi,
abbi pietà di me e di tanti e,
se riesci, Tu che puoi tutto,
perdona pure questa preghiera
un pò blasfema
ma molto sincera.”
Amen e così sia.
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News
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Sabato 04 Settembre 2010 21:07 |
Preceduto nientemeno che da un discorso “alle nazioni” del Capo dello Stato, il Presidente Napolitano, il “Rigoletto a Mantova” di Andrea Andermann si è presentato in tutto il suo splendore sullo schermo di RaiUno.
Il grande evento mediatico non può prescindere che da una triplice recensione, essendo troppo vasto il raggio d'azione che ricopre una diretta televisiva nel 2010 dedicata a un capolavoro verdiano, qualunque sia il titolo, il cast, la location.
Si parlerà quindi EVENTO ,di RECENSIONE VISIVA e di RECENSIONE MUSICALE dello stesso.
P.Domingo , foto Giglioli (Rada Film)
L'EVENTO
Il successo è annunciato: una diretta dedicata all'opera lirica, seppur divisa in tre diverse fasi (per rispettare la drammaturgìa verdiana) e in due giornate su RaiUno, rete ammiraglia, è già un trionfo di per sé. Trionfo della caparbia volontà del produttore-ideatore Andermann, “the crazy-man” come lo definisce Mehta, capace di assemblare oltre 140 reti televisive interessate e una ingente quantità di capitali in un'epoca che vede l'Opera non solo negletta ma addirittura sconosciuta a larghe fasce di utenti. E' un successo di immagine per l'Italia, paese che vede le sue fondazioni liriche in crisi nera, ma che offre così un volto diverso: il volto di chi produce non solo piagnistei o deficit ma anche Arte, e la diffonde ovunque. E' un successo per Mantova, città in cui si fa male o malissimo l'Opera da decenni (diciamo pure fuori dai circuiti produttivi importanti) ma che ha un bacino d'utenza tradizionalmente forte: quanti cantanti illustri mantovani, quanti appassionati si muovono da quella città! E' un successo per la Rai, che oltre a canzonette e spettacoli di mero e non sempre dignitoso intrattenimento, offre al suo pubblico un prodotto culturalmente alto, non interrotto dalle pubblicità.
atto I, foto Giglioli (Rada Film)
LA RECENSIONE VISIVA
Bellocchio opta per una linea di regìa rispettosa e prudente, di una discrezione addirittura esagerata. Mi ricorda molto il “Rigoletto” con la regìa di Sgarbi a Busseto: più tradizionale, tranquillo, pacifico di quello... Succede così ai registi impauriti dall'impatto micidiale con l'Opera, un genere che ha inventato e ha preceduto tutto e tutti, e con la musica impressionante, densa, terribile di Verdi...che da sola canta e racconta, inesorabile. Una prudenza, quella di Bellocchio, che se va lodata per il rispetto estremo va invece criticata per taluni piccoli inciampi, del tutto fisiologici: troppo moderne le acconciature di alcuni uomini, troppo involontariamente comica la stretta del duetto tra il Duca e Gilda “Addio, addio, speranza ed anima” , con il tira e molla ripetuto fino alla noia tra Giovanna e l'impetuoso Vittorio Grigolo, quest'ultimo decisamente aitante ma over acting sia nel I atto che nella scena con la figlia di Rigoletto; Gilda a sua volta, terminando la sua grande aria “Caro nome” si imbatte faccia a faccia con i congiurati appostati dietro la finestra , senza battere ciglio. D'accordo che la sua casa era invero un po' troppo “frequentata” ...ma così...sembra una casa d'appuntamenti!
Mantova. Vi sono belle inquadrature...ma poche, poche davvero. La fotografia non è eccezionale, Storaro sbaglia le luci in più punti, lasciando al buio i personaggi o con fastidiose ombre sui volti : in Tv la luce diffusa o ambrata funziona per pochi secondi, nemmeno minuti...poi c'è il rischio di allontanare la scena, antichizzarla in modo fasullo e poco coinvolgente.
Andrà fatto un monumento al magnifico Domingo, personaggio totalmente partecipe e credibile, fantastico nella “verità” dei suoi atteggiamenti, intenso , commovente persino quando lo vedi entrare in scena così straordinariamente anziano eppur giovane nello sguardo. Una grande interpretazione. Solo nel duetto con la Novikova, non ha resistito, e com'era già accaduto nell'agnizione tra Simon Boccanegra e Amelia , il rapporto padre-figlia non tarda a trasformarsi, complice lo sguardo “trombino”, in un più plausibile rapporto incestuoso.
Z.Mehta, Orchestra della Rai, foto Giglioli (Rada Film)
LA RECENSIONE MUSICALE
Domingo pasticcia l'entrata, sbaglia le parole, salta qua e là una rispostina, il I atto di Rigoletto non perdona e l'emozione , fisiologica, tradisce il grande tenore. Ma da “Voi congiuraste” la concentrazione aumenta ed esce il fuoriclasse, dalla mostruosa esperienza: dopo 10 minuti è Rigoletto. Si dimentica il colore “chiaro” di certe frasi e i passaggi schiettamente tenorili: siamo di fronte a un grande interprete e a un cantante che sa sempre come si deve tornire una frase, come si legano i suoni, come si dà espressione al senso di una parola. Inoltre, il vantaggio di Domingo è quello del suo magnifico smalto timbrico: infinitamente meglio il suo “Pari siamo” di molti baritoni strozzati, senza far nomi. Certo, un orecchio attento e spietato nota l'età avanzata e la ormai perduta freschezza, ma si concede a questo grande "Cid Campeador" l'onore delle armi.
Vittorio Grigolo si fa prendere un po' la mano da una baldanza eccessiva che va a inficiare una linea di canto più controllata. La voce è a volte tremula, come per un eccesso di espressività e nel grande duetto “E' il sol dell'anima” si rifugia in troppi falsetti, fin quasi a sdilinquirsi nella cadenza finale. Verdi va appoggiato sempre e , come già accadde a Cura in “Traviata”, se certe frasi non vengono adeguatamente sostenute (come Domingo fa sempre) si scivola nella canzonetta. Il Duca è una figura troppo spesso “svirilizzata” , se mi si concede questo termine: speriamo in un secondo atto e terzo atto più deciso, più autorevole, meno compiaciuto.
La Julia Novikova canta bene, è garbata, intonata, precisa, delicata ma le manca l'aplomb della primadonna, forse per inesperienza. Ha un bel personale, è carina, ma gli occhi tradiscono qualche paura di troppo e non “bucano” lo schermo, come invece avviene durante il “Questa o quella” per la terza figurante che il Duca sceglie e bacia durante la sua Ballata. La voce sembrerebbe un po' flebile, a meno che non salti fuori d'improvviso nel III atto, quando si richiede a Gilda un piglio a volte drammatico.
Ruggiero Raimondi è Sparafucile: perfetto scenicamente, meno vocalmente a causa della consueta pronuncia “russa” e di un fa basso che rievocava tragicamente il chiodo infisso nella scarpa e strisciato lungo le assi del palcoscenico, trucco escogitato dai bassi privi di note...basse.
Molto bene gli altri, direi tutti, da Borsa alla Giovanna della Di Tonno ( a un certo punto più Gilda lei della Novikova...ma Giovanna non era un mezzo?) , a Giorgio Gatti a Giorgio Caoduro perfetto come Marullo, Monterone ottimo.
Zubin Mehta, Orchestra della Rai e Coro, attentissimi, precisi, prudenti, senza eccessivi guizzi o particolari "invenzioni", una prestazione di buon livello in condizioni non facili. Un plauso speciale alla Di Pietro, perfetta a guidare la compagine corale.
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Note
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Venerdì 03 Settembre 2010 07:24 |
Una delle clamorose novità del Rigoletto di Verdi è la questione del protagonista gobbo. Nei drammi di Victor Hugo i deformi, i miserabili, i diseredati occupano un posto particolare…pensiamo all’altro grande gobbo, che è Quasimodo, il gobbo di Notre Dame.
La censura del tempo mal digerì questa gobba, tanto che come si è già accennato, Verdi dovette imporla con forza. Ancora oggi è facile che Rigoletto si presenti, in talune regìe, gobbo …ma per finta: un celebre allestimento all’Arena di Verona propose un Rigoletto che , a un certo punto, si toglieva la gobba e la scagliava con rabbia per terra, a significare la sua ribellione al giogo della corte di Mantova.
Sarà il caso ora di aprire una parentesi curiosa, che ci farà scoprire una serie di gobbi e di gobbe del tutto imprevedibili, saltate fuori sulle rive del Mincio…
Pare infatti che ,storicamente, presso la corte dei Gonzaga a Mantova la gobba fosse di casa....una vera e propria maledizione…
Partiamo dall’inizio.
La gobba venne “importata” a Mantova dal primo Marchese, il potente Gianfrancesco, che si maritò con la ricchissima figlia del signore di Rimini, Paola Malatesta, ricca sì ma non particolarmee affascinante e…inequivocabilmente gobba.
La gobba come si sa è tara ereditaria. Si salvarono i figli di Paola e Gianfrancesco,ma non i nipoti: gobbo l’erede Federigo, gobbe le figlie Susanna ,Cecilia e più di tutte Paolina, che il Mantenga coprì con un pesante e pietoso mantello nel ritratto della “Camera degli sposi”.
Proprio Paolina , unica tra le figlie, trovò marito nel tedesco Conte di Gorizia, uomo piuttosto grossolano nei modi e in verità poco adatto a una sposa così delicata. La maledizione non tardò a colpire:salvatisi la bella Barberina e il cardinale Francesco, toccò alla sfortunata Dorotea di ereditare la gobba materna:umiliata e malaticcia, morì ad appena diciotto anni.
Tristissima vicenda, cui fa da contraltare la rassegnata saggezza del marchese Federigo, definito da un cronista rinascimentale “gobbo cortese e piacevole”, inclinato alle arti e alle tecniche guerresche, che aveva sposato nel 1463 la bionda e bellissima Margherita di Baviera, assicurandosi una progenie perfettamente dritta e aitante.
Il ritratto, certamente "ritoccato" dal pittore, propone tuttavia un modello di gobbo belloccio cui pare essersi ispirato Domingo, per il suo Rigoletto mantovano "nei luoghi e nelle ore".
La maledizione delle gobbe non era certo terminata.
Risparmiata la generazione di Francesco Gonzaga, il prode condottiero che aveva liberato l’Italia dal giogo di Carlo VIII, e quella dei suoi figli, ecco riapparire la gobba nel nipote, figlio del primo Duca mantovano Federigo II.
E’ il Duca Guglielmo , la cui triste…ricurva immagine ci viene restituita dalla celebre tela del Rubens, intitolata “Famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità”.
T: Le dita adunche, nodose e serrate più che congiunte per la preghiera, le palpebre abbassate, lo sguardo livido dell’appena dodicenne duca Guglielmo, sembrano l’immagine di un futuro despota, di un tiranno .Così non fu, poiché il suo regno portò pace, prosperità e abbondanza a Mantova e nel Monferrato.
Per quei giochi che solo il destino sa organizzare, il figlio del gobbo duca di Mantova e di Leonora d’Austria, figlia …non bella… dell’Imperatore Ferdinando I d’Asburgo e per questo destinata ad altrettanto orridi regnanti senza gradi doti, fu un uomo di rara bellezza e tra i più corteggiati del tempo, il Duca Vincenzo Gonzaga, proprio colui cui si ispirò Verdi per il personaggio del Duca di Mantova.
Si nota la somiglianza tra il bel Duca Vincenzo Gonzaga con il giovane Alfredo Kraus, uno degli interpreti storici del ruolo verdiano.
E qui il cerchio si chiude, esattamente come la maledizione di Monterone!
Se osserviamo oggi i ritratti che Domenichino e Rubens ci hanno lasciato di Vincenzo Gonzaga e dei suoi figli: belli, così rosei e biondi, così sani, così apparentemente baciati dalla fortuna ma poi nella realtà della vita così inetti e rovinosi, vien fatto di pensare che, in fondo, ben più fortunati davvero furono Ludovico e Barbara e i gobbi Federigo e Guglielmo.
Non si può che constatare che, sparita la gobba dalla spalla dei duchi, sparì anche la fortuna - quella vera, quella della sostanza e non delle apparenze - dalle sorti gonzaghesche e mantovane…
Si insinua allora in noi una un raggelante sospetto, un inquietante interrogativo: "Che la gobba porti veramente fortuna?".
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News
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Giovedì 02 Settembre 2010 20:23 |
In anteprima assoluta le immagini del "Rigoletto" di Verdi che andrà in onda il 4 e il 5 settembre su Raiuno!
Le magnifiche foto realizzate da Cristiano Giglioli
per la RADA FILM!
Da Repubblica\ 17.7.2010
Rigoletto kolossal per Raiuno
pagina 48 sezione: SPETTACOLI
MILANO - Se fa dire a Paolo Garimberti «questo è un giorno in cui sono contento di essere p r e s i d e n t e R a i » , dev' essere proprio un evento straordinario. E lo è, questo Rigoletto a Mantova che andrà in onda su RaiUno in mondovisione (138 Paesi) il 4 e 5 settembre in forma di "film in diretta", cioè una diretta tv ma preparata e ambientata come un film, nei luoghi "veri" del Rigoletto. Orchestra Sinfonica della Rai, direttore Zubin Mehta, regista Marco Bellocchio, protagonista Placido Domingo (al debutto nel ruolo di Rigoletto), cinematografia di Vittorio Storaro: un pool di eccellenze straordinarie, che daranno vita a uno spettacolo emozionante, sulla scia di Tosca a Roma e Traviata a Parigi, ideati e prodotti, come il Rigoletto di oggi, da Andrea Andermann. Per il direttore di RaiUno Mauro Mazza, il tutto «costa come due volte e mezzo una serata di buon intrattenimento, ma ne vale la pena». - (m.t.)
A Mantova fervono i preparativi, la città verrà chiusa al traffico sabato 4 settembre e per seguire la diretta Tv “Rigoletto - Atto primo”, in piazza Mantegna alle ore 20.00 sarà allestito un Maxischermo, con diretta e inediti dal backstage. Così come domenica 5 settembre alle ore 14.00 per l’atto secondo.
Alle 20.15 di domenica sempre in piazza Mantegna, “Aspettando l’Atto terzo”: proiezione su Maxischermo Atto Primo e Secondo e alle ore 23.15 proiezione su Maxischermo Atto Terzo in diretta.
Nel cast, oltre al "debuttante di lusso" Domingo, il tenore Vittorio Grigolo, il soprano Julia Novikova (Gilda) , il basso Ruggiero Raimondi come Sparafucile il mezzosoprano Nino Surguladze (Maddalena).
La bionda Julia Novikova è Gilda. Subentrata alla Rancatore e alla Peretyako, il soprano russo ha già fatto importanti debutti , in patria e in Germania, ricoprendo molti ruoli classici del repertorio lirico leggero: Regina della Notte, Zerbinetta, Amina, Norina, Oscar in Ballo in maschera, Adina. Nel 2009 ha vinto il Concorso "Operalia" di Placido Domingo e tanto basta ad averle assicurato un prezioso lasciapassare per l'ambita parte nella produzione di Andrea Andermann.
Al suo fianco un Duca che più Duca non si può, il bel Vittorio Grigolo, tenore in piena ascesa, con cui abbiamo scambiato due chiacchiere prima della attesissima Prima." E' una fatica enorme ma le soddisfazioni sono tali da farti dimenticare anche che rischi di perdere la voce!" , così a telefono dice Grigolo con vocina flebile e trasparente, "Si prova e si riprova a tutte le ore, all'aperto, con il caldo o con l'improvviso abbassarsi della temperatura, tra i fumi degli effetti speciali, con il vento che ti soffia pericolosamente in gola, ma stare accanto a Domingo è un'esperienza che da sola vale tutta una carriera. E' un uomo e un artista sorprendente: canta e interpreta Rigoletto come lo avesse fatto da sempre, si commuove veramente in scena pensando ai suoi figli...un grande, sono orgoglioso di far parte di questo cast." Chiedo: il Rigoletto di Bellocchio rispetta le didascalìe del libretto, costumi dell'epoca o si lascia andare alle attualizzazioni? "No , no, tradizionalissimo. Sembra di essere veramente presso la corte dei Gonzaga, Rigoletto ha la gobba, tutto regolare!". Ridacchia Vittorio , abituato com'è alle regìe iconoclaste e a stramberìe di tutti i tipi.
Buon per noi e per chi ama l'Opera così com'è: Andermann e Bellocchio non turberanno i sonni dei melomani più oltranzisti e andranno certamente incontro al grande pubblico.
Alcune splendide immagini di Placido Domingo, un Rigoletto acquisito dopo aver cantato nel corso della sua carriera moltissime volte il ruolo del Duca. Nonostante debba interpretare la parte di un uomo deforme e forse anche ributtante , Domingo non rinuncia (e con lui l'accorto regista) al look da "bellone" , inaugurando un filone che potrebbe in futuro vedere rovesciate le parti, com'era in realtà: il Duca gobbo e Rigoletto "bello". Pare infatti che la stirpe dei duchi di Mantova abbia annoverato parecchi "mostri" , gobbi e quant'altro, tali da costituire una sorta di vendetta del Buffone più famoso al mondo.
Uno Sparafucile di grosso calibro, il basso Ruggiero Raimondi, in questa immagine perfetta caratterizzazione del sicario.
E infine Maddalena, il mezzosoprano Nino Surguladze, nata a Tiblisi in Georgia, terra ricca di magnifiche vocalità, uscita dall'Accademia della Scala dove ha già cantato in alcune occasioni importanti, fin dal 2001.
In bocca al lupo a tutti!
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