Tra pochi giorni Placido Domingo sarà Simon Boccanegra alla Scala, mentre scriviamo sta provando l'opera sotto la direzione di Daniel Barenboim. Sarà il suo debutto italiano nel ruolo baritonale del Doge, già eseguito trionfalmente a Berlino e a New York.
Appena due settimane fa Domingo è stato operato d'urgenza a New York per un tumore al colon: voci di corridoio affermano che già in clinica avesse con sé spartiti da studiare, prima e dopo l'intervento.
Domingo ha debuttato sul palcoscenico nell'età in cui i bambini giocano nei giardinetti o reclamano il gelato dai genitori. Il suo primo vagito, possiamo accettare qualunque scommessa, è stato sicuramente un vocalizzo.
La sua carriera ha passato la boa dei sessant'anni consecutivi, mai accaduto nulla del genere per qualsiasi tenore . Nel 1962, appena ventunenne, cantava Edgardo nella “Lucia di Lammermoor” di Donizetti a fianco di Lily Pons, una storica interprete del ruolo nata nel 1898 , tre anni prima della morte di Giuseppe Verdi!
L'esordio vero e proprio era avvenuto a soli 18 anni (!!!): nel 1959, a Città del Messico, cantava già Alfredo ("Traviata") e sarà Cavaradossi, ("Tosca") nel 1961, rimpiazzando un indisposto Di Stefano. A Tel Aviv (fra il dicembre 1962 e il giugno 1965) interpreta, spesso in ebraico, ruoli diversissimi tra loro: da Sansone (Saint-Saëns) a Nadir ("Pescatori di perle" di Bizet). Al New York City Opera., nel 1965, canta Pinkerton ("Madama Butterfly") e sempre nello stresso teatro, nel 1966, partecipa alla prima rappresentazione, negli USA di "Don Rodrigo" di Ginastera. Nel 1968, al Met,. debutta in "Adriana Lecouvreur" di Cilea, sostituendo all'ultimo minuto Franco Corelli. A Verona nel 1969 interpreta Don Carlo. Nel 1969 alla Scala di Milano, canta in Ernani e alla Scala canterà regolarmente, superando ogni record .
Nel 1971 ha debuttato al Covent Garden di Londra ;nel 1974 a Parigi ("Vespri siciliani"), a New York ("Roméo et Juliette"), a Torino ("Fanciulla del West"). Nel 1975 debutta a Salisburgo ("Don Carlo" con la direzione di Karajan). Quindi, debutta in "Otello" ad Amburgo. È il primo protagonista di due opere a lui dedicate: "El poeta" di Torroba (Madrid, 1980) e "Goya" di Menotti (Washington, 1986).
Domingo e il suo carosello di cifre, date, esecuzioni e repertorio possono stordire il più agguerrito cronista.Non pago dei suoi svariati e continui impegni ha interpretato vari film d'opera (tra cui "Carmen" di Francesco. Rosi , “Otello” e "Traviata" di Zeffirelli). A partire dal '73 ha anche iniziato un'apprezzabile attività di direttore d'orchestra, dirigendo "Bohème", "Pagliacci" , "Carmen" , ma anche “Puritani”, “Aida”, “Tosca” ,”Traviata”, ampliando via via il repertorio con impressionante sistematicità.
In tutto ciò la voce, lo strumento che regge impavido a ogni attacco, a ogni usura, a ogni repertorio: un super-lavoro che fa subito pensare a una super-natura e sicuramente a una super-tecnica. Timbro di rara bellezza, brunito, vellutato, una estensione che si limita spesso al si bemolle acuto con grossi rischi sul si naturale e la quasi impossibilità a lanciare il do in teatro (ma in disco vi sono do , re bemolli e persino re naturali), eccezionale musicalità che assicura sempre un fraseggio emozionante, partecipe, un ottimo legato, una infallibile precisione negli attacchi
.
Accanto a ciò un attore sempre dentro la parte, al totale servizio della pagina, emozionante nelle scene d'amore o di morte (il suicidio di “Sly”, esemplare, ora la morte di Boccanegra).
Tra una recita e l'altra sempre affabile, disponibile, circondato da oltre mezzo secolo dall'affetto del suo pubblico e da legioni di ammiratrici (le dominghiane) , galante Hidalgo dall' “occhio trombino” (secondo la felice espressione di una sua fan)
inesauribile motore operistico, promotore di svariate iniziative per i giovani, concorsi, masterclasses, trasmissioni. E' apparso in Tv con i Muppets e con i Simpsons, sottoforma di cartone animato...
Placido Domingo è la prova dell'esistenza degli alieni.
Non credo vi siano più dubbi. L'Opera lirica, la nostra cara vecchia signora ormai pluricentenaria, sta per essere ammazzata. Tutti lo dicono e quelli che non lo dicono...lo pensano. Per alcuni è quasi defunta : cito sempre una frase del notissimo agente Mario Dradi:
“L'Opera non è ancora morta ma subisce una lunghissima agonìa”. Pronta a esalare l'ultimo acuto , l'Opera sopravvive a sé stessa e agli strali che arrivano da ogni parte, ma....chi l'assassino? Quello vero, quello che mira al cuore?
I tagli ministeriali? Il refrain ricorrente è : non ci sono più soldi, siamo in crisi, l'Opera costa troppo, un giocattolo costoso per pochi spettatori, per lo più melomani incalliti e impenitenti.
Il Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) viene di anno in anno ridimensionato , si arriva quasi alla chiusura di alcuni Teatri ma poi, come per magìa, il sipario continua ad alzarsi su spettacoli abbastanza ripetuti, sia nei cast artistici che nella produzione dell'allestimento. Una giostra: si piange, ci si dispera, si teme il peggio ma il peggio non arriva mai, oppure si impara a convivere con il peggio, in pianta stabile.
La scarsità delle VERE voci e delle grandi personalità artistiche? Un altro luogo comune: mancano le voci, siamo invasi da vocine, arrivano i microfoni, mancano i grandi artisti, mancano i grandi personaggi del buon tempo che fu....Anche in questo caso è facile smentire: abbiamo grandissimi cantanti in giro, da Florez
a Meli, Marcelo e Carlos Alvarez, Daniela Dessì e Fabio Armiliato, la Cedolins, e ancora la Rancatore, Secco, Grigolo, Marcello Giordani,Alberto Gazale, bassi come Carlo Colombara, buffi come Bruno Praticò, Corbelli o De Simone, mezzosoprani come la Barcellona, la Ganassi, la Di Donato, soprani come la Dessay, la Damrau, la Serafin e ancora veterani come Nucci, Bruson, Pons, Domingo....e tanti tanti che qui non nomino, ma che svolgono con onore il proprio compito in tutti i teatri del mondo. No, i cantanti non mancano e neppure le grandi personalità.
L a colpa allora è dei direttori d'orchestra? Ma se siamo invasi dai direttori d'orchestra!!! Ne abbiamo uno a ogni angolo, non sono certo loro a mancare. Talmente tanti da specializzarsi ora in questo ora in quell'altro repertorio: giovanissimi, anziani...per tutti i gusti. Da Dudamel
a Mehta la gamma è infinita.
L a colpa sarà mica dei registi? Pazzi, deliranti, pretenziosi, costosi? Ma se è grazie alle regìe che si parla d'Opera sui giornali o in Tv!!! Diciamo piuttosto che le regìe, per folli o deliranti che siano, o che appaiano , mantengono l'Opera in vita, seppur collegata a un esile tubicino con l'ossigeno.
E se l'assassino fosse il pubblico?
Sempre più disinteressato a questioni culturali, sempre più fieramente ignorante, sempre più avido di intrattenimenti goffi e semplici, quelli offerti dalla Tv per esempio? Anche questa è una vecchia storia: non erano gli antichi despoti romani a invocare “panem et circenses” per il buon governo? Il pubblico, da che mondo è mondo, è sempre uguale: mangia il piatto che si trova davanti.
Il tenore Marcello Giordani sarà ospite in studio domani, alle ore 13, in via Asiago. Abbiamo approfittato della sua presenza a Roma per le recite di "Tosca" . Sarà una bella occasione per chiacchierare con lui, conoscerlo meglio e soprattutto ascoltare brani tratti da registrazioni dal vivo, effettuate in tutto il mondo. Giordani è attualmente uno dei tenori più richiesti, soprattutto al Metropolitan di New York.
E' la prima volta che viene in studio. La Barcaccia lo ha intervistato tante volte ma non vi è mai stata occasione di averlo in diretta.