La notizia recita "Licenziati Orchestra e Coro dell'Opera di Roma". E' un titolo
perfetto per questa nazione popolata da fieri ignorantoni, quelli che per informarsi
-appunto- leggono i soli titoli e poi straparlano. Perchè da noi non si parla...si
straparla, sempre e comunque.
Facili e prevedibili quindi le reazioni, che sono un altro capolavoro di banalità , una
successione interminabile di luoghi comuni: leggiamo allora un pò ovunque parole di
sdegno, di deprecazione, anatemi, grida di "Vergogna!" ....in fondo pare davvero a
tutti incredibile e scandaloso che vengano mandati a casa 200 signori musicisti, con
una lunga storia alle spalle, con glorie e trionfi, per di più da un Sindaco che si
professa di sinistra e da un Sovrintendente che dovrebbe risollevare le sorti
debitorie del Teatro della Capitale. Ma ci rendiamo conto di quante sciocchezze, di
quanta ignoranza trapela dai tanti articoli sulla questione?
Intanto troppa isterìa, che assieme all'ipocrisia costituisce il principale difetto, il virus
malefico che aleggia nei Teatri d'Opera, luoghi nei quali sembra impossibile dire
quello che uno realmente pensa , a cominciare dai troppi "Bravo! Divina!" elargiti
ad artisti che due secondi dopo, a spalle voltate, vengono ricoperti da
improperi ....come mi raccontò il voltapagine dell'ultimo concerto della Tebaldi alla
Scala, riferendosi al sorridente Maestro al pianoforte mentre accompagnava la
famosa cantante. Un sorrisino per lei, un "brava" sussurrato a mezza bocca e un
terrificante "che cagna" per il voltapagine, atterrito. Questa è storia, questa è
l'Opera. Benvenuti a tutti!
Torniamo alla notizia. Terribile, non c'è che dire: le domande fioccano numerose e
lecite, " Perchè licenziare i musicisti? Perchè non gli amministrativi? Perchè punire
chi non può aver determinato da solo il deficit milionario (si parla ormai di 30 milioni
di Euro)? Perchè non licenziare allora o inquisire i cattivi gestori del passato?"
Così dovrebbe avvenire in un paese civile, non ammorbato da clientelismi e da un
sistema che definire "marcio" è persino poco. Ma il nostro è un paese che di civile
ha ormai quasi nulla , e non solo per come tratta le questioni legate al suo
patrimonio culturale, ma per come si muove nel campo della sanità, della scuola,
dell'amministrazione pubblica, della disoccupazione, della tassazione e via con tutta
la lista che ben conoscete e che vi risparmio.
In realtà non si parla di "licenziamento" ma di esternalizzazione, che è una cosa
diversa. L'Opera non potrebbe licenziare nessuno senza giusta e comprovata causa:
se i 182 signori del Coro e dell'Orchestra denunciassero in blocco finirebbero per
vincere la causa e determinare sicuramente la chiusura coatta del Teatro, cosa
che certamente vogliono scongiurare il Ministro Franceschini, il Sindaco e i reggitori di
tutta la faccenda. Esternalizzare vuol dire scorporare di fatto le "masse artistiche"
dal sistema precedente, che li vedeva come impiegati fissi e stipendiati mensilmente
dalla Fondazione, anche quando non v'era lavoro alcuno. In effetti, domandiamoci
come sia possibile proporre dei cartelloni in cui, se va bene, al pubblico viene dato
un titolo ogni mese e mezzo, quando in ogni realtà operistica civile (soprattutto poi
nel Teatro della Capitale) le recite dovrebbero essere quasi quotidiane!
Esternalizzare vuol dire dunque ritrattare con Coro e Orchestra un contratto,
certamente rendere più agile e operativo il contributo dei musicisti, come si fa in
molti altri grandi teatri del mondo, a partire per esempio dall'Olanda dove la
Nederlandse Opera (cartellone straordinario e di altissima qualità) ha un'orchestra
"esternalizzata" , con doppia turnazione e con svariati professori che poi insegnano,
eseguono tantissimi concerti e concertini fuori dal Teatro, iniziative di vario genere,
insomma : non sono mai impiegati all'italiana, cioé immobili. In Italia abbiamo alcune
realtà del genere, alcune di grande eccellenza come l'Orchestra Filarmonica
Toscanini di Parma.
Ora c'è da chiedersi: possibile mai che all'Opera di Roma non si possa avere
un'Orchestra e un Coro stabili? Rivolgiamo la domanda ai sette , credo, o otto
diversi sindacati che ivi pascolano e si sbranano e che in questi ultimi lustri
hanno certamente dato prova di irresponsabilità in molti casi (ricordiamo il triste
episodio della Bohème di Caracalla questa estate, una vergogna tra le tante).
Mi pare evidente che la risposta sia: no, non è possibile. E' tardi.
Quanto al fugone del Maestro Muti, personalmente lo ritengo abbastanza vergognoso.
Non basta offrire sermoni durante il bis di "Va
pensiero" o appelli generici, infarciti di ovvietà, e poi pretendere oltre alla
sistemazione dei familiari degli emolumenti che superano di gran lunga il limite
dell'accuso. Franco Zeffirelli, senza mezzi termini, ha parlato di "personaggio
deprecabile" riferendosi alla figura del venerato Maestro, che da Direttore Onorario "a
vita" avrebbe avuto il sacrosanto dovere di restare sulla plancia di comando e da
quel posto coordinare meglio questa tempesta. Poteva Muti non conoscere le
difficoltà economiche del Teatro? Poteva non sapere delle controversie sindacali?
Aveva tutti i mezzi per intervenire d'autorità se teneva a quel posto. Ha fatto la
sua scelta e l'ha motivata, buon per lui. Lo salutiamo agitando il classico
fazzolettone.
Ci consoleremo con l'Aida diretta dal Maestro Pappano a Santa Cecilia, nel
prossimo mese di febbraio.
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